Croazia, pace con la Slovenia sul percorso che porta all’Unione

, di Jacopo Barbati

Croazia, pace con la Slovenia sul percorso che porta all'Unione

Con l’accordo che mette fine al contenzioso tra Croazia e Slovenia sulla Ljubljanska Banka, l’ingresso del ventottesimo Stato membro dell’Unione già a partire da luglio diventa un’ipotesi molto concreta.

Guerra e pace

La questione della Ljubljanska Banka (con sede a Lubiana, capitale della Slovenia) affonda le sue radici ai tempi della Guerra di Jugoslavia degli anni ’90: la suddetta banca fu liquidata, portando nel debito pubblico sloveno una cifra quantificabile tra i 170 e i 310 milioni di Euro, frutto dei risparmi di circa 130.000 di coloro che sarebbero diventati cittadini croati.

La Nova Ljubljanska Banka (NLB), sorta nel 1994 dalle ceneri delle precedente (dalla quale ha ereditato le risorse ma non le responsabilità), è stata citata in giudizio da due banche croate per riottenere il denaro. Dal canto suo, la NLB ha sempre rifiutato ogni trattativa sui rimborsi ai risparmiatori in assenza della rifondazione dei propri crediti nei confronti di alcune imprese croate, che ammonterebbero ad una cifra tra i 30 e i 160 milioni di Euro. Il contenzioso è rimasto aperto per circa un ventennio, con scarsi risultati.

Quando la Croazia ha iniziato il processo di adesione all’Unione, i rapporti con la Slovenia (già membro UE dal 2004) sono diventati ancora più fondamentali e delicati, in quanto, essendo l’inclusione di nuovi membri materia soggetta a voto unanime, un eventuale veto sloveno avrebbe vanificato ogni sforzo croato. Un caso su tutti, tra il 2009 e il 2010 si presentò la questione del contenzioso sui limiti delle acque territoriali nel Golfo di Pirano, risolta con un arbitrato esterno e un referendum popolare (sloveno) che accettò, con una risicata maggioranza (51%), la soluzione proposta.

Un paio di anni dopo, nel settembre del 2012, il Governo sloveno ha riesumato la questione della NLB: in assenza di una risoluzione del problema, niente ratifica dell’ingresso croato entro il primo di aprile e, conseguentemente, niente allargamento a luglio.

Il 31 gennaio del 2013 i Ministri degli Esteri dei due Stati si sono incontrati a Bruxelles e si è iniziato a vedere uno spiraglio di luce alla fine del tunnel. Il 7 marzo si è giunti a un accordo: i negoziati continueranno sotto il controllo della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea; la Croazia rinuncerà quindi, per il momento, a ogni azione legale e ritirerà quelle già intraprese.

L’11 marzo l’accordo è stato firmato dai Primi Ministri di Slovenia e Croazia, Janša e Milanović, facendo esultare Herman van Rompuy: «Ora aspettiamo l’ultimo rapporto di monitoraggio della Commissione europea sui preparativi pre-adesione della Croazia da adottare entro marzo e il termine del processo di ratifica in tutti i parlamenti nazionali.» [1] La Slovenia ha ratificato l’ingresso della Croazia nell’UE con voto unanime del proprio Parlamento il 2 aprile. Questa procedura deve essere ancora espletata solo da Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio.

Strada spianata

A questo punto, se tutto andrà come dovrebbe, la Croazia sarà ufficialmente il ventottesimo Paese membro dell’Unione europea. Sarà un passaggio importante, in un’area che si sta sempre più aprendo all’UE, che ha enormi potenzialità e che soprattutto rappresenta un pezzo importantissimo della storia e della cultura dell’Europa, che troppo spesso è vittima di analisi e giudizi superficiali e affrettati.

Eurobull approfondirà per voi, nella maniera più neutrale possibile, alcuni aspetti di questo avvenimento: la situazione sociale, politica ed economica della Croazia, la sua strada verso l’Unione e le immancabili e naturali controversie che verranno aperte. Il mondo e l’Europa sono in rapida evoluzione, solo un cittadino informato riesce a non perdere l’orientamento.

Fonte immagine Commons.wikimedia

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