Prodi mette in guardia la Conferenza Intergovernativa

Il premier italiano per la Costituzione

, di Stefano Rossi

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Il premier italiano per la Costituzione

Viviamo giorni cruciali per il futuro della Costituzione europea, in previsione dell’apertura della Conferenza Intergovernativa che partorirà il nuovo trattato. Molte sono le spinte, nelle più svariate direzioni, che questo importante passaggio riceve da Stati e cittadini.

Una di queste è giunta dal lucido e concreto discorso del Presidente del Consiglio Romano Prodi che si è appellato direttamente ai parlamentari europei, difendendo la Costituzione europea e mettendo in guardia la Conferenza Intergovernativa da possibili derive minimaliste. Il punto di partenza, secondo Prodi, deve essere il Trattato del 2004, su cui si è espresso con molto favore, ponendone in luce gli aspetti migliori: ha elogiato il “patrimonio di semplicità e leggibilità”, caratteristiche spesso messe in dubbio dai detrattori della Costituzione. Su questo testo, sottoscritto da tutti i Paesi dell’Unione e ratificato da 18 di essi, non deve giocarsi un’asta al ribasso, che assegni il futuro dell’Europa al peggior offerente.

non deve giocarsi un’asta al ribasso, che assegni il futuro dell’Europa al peggior offerente

La necessità e l’urgenza di adottare una Costituzione europea si fanno oggi sempre più pressanti, per comprimere la forze centrifughe che, dopo la bocciatura del 2004, offrono terreno fertile a chi non crede nell’integrazione europea. Tutto sembra giocarsi sulla Conferenza Intergovernativa, e si può ben comprendere l’ansia di chi ha sempre lottato per l’Europa. Ed è proprio su questo punto che il discorso del Primo Ministro italiano sembra perdere la sua efficacia: traspare dalle sue parole la convinzione che l’unico metodo per determinare la buona sorte del progetto sia quello di una pressione da parte dei governi che propendono per un’Unione più forte su quelli che invece la intendono scongiurare. In questa analisi manca però un dato importante, che dimostra la scarsa democraticità che ancora caratterizza i processi comunitari: i cittadini.

Nell’analisi di Prodi manca un dato importante, che dimostra la scarsa democraticità che ancora caratterizza i processi comunitari: i cittadini. Su di essi in realtà si gioca il futuro dell’Europa, non sui governi

Su di essi in realtà si gioca il futuro dell’Europa, non sui governi. Ciò che un governo alleato non riesce ad ottenere, ha più probabilità di ottenerlo il popolo stesso: è questo il punto su cui far leva per salvare la Costituzione. A maggior ragione in vista del fatto che quello degli accordi tra governi è ormai l’habitat naturale degli euroscettici, prova ne sia la scelta di Sarkozy di difendere il sistema nazionale francese nel contesto della Conferenza Intergovernativa, ossia scegliendo il campo su cui giocare la partita. Se il Presidente francese ha preso questa strada, un motivo ci sarà. Ed è in questo senso che si rende impotente il discorso di Prodi, il quale si ferma ad auspicare, seppur con forza, il buon esito della Conferenza, senza entrare nel nuovo ordine di idee necessario alla realizzazione del progetto europeo.

È insito nell’idea stessa di Costituzione un ampio consenso, una base allargata, popolare, che funga da forza di propulsione per il compito dell’organo che metterà le mani sul testo attuale. Che quest’organo sia la voce dei governi, ormai è ineluttabile, anche se sarebbe auspicabile l’utilizzo del metodo che ha portato al dettato del 2004: a maggior ragione, data la scarsa democraticità della CIG, non possiamo abdicare al diritto di giudicare direttamente ciò che i rappresentanti dei governi produrranno. I popoli europei non hanno bisogno di una Costituzione octroyé, concessa da qualcuno.

viene analizzata la possibilità di un processo a diverse velocità

Altri sono gli importanti punti trattati da Prodi: in primo luogo viene analizzata la possibilità di un processo a diverse velocità. Ipotesi esclusa dal Prof. Ziller in un’intervista rilasciata in gennaio a Eurobull, ripresa in considerazione oggi: difficile dire se sia diversa la visione dei due o se il contrasto sia solo frutto di una ragionevole perdita di speranze da parte del nostro Presidente del Consiglio. Anche in questo caso, una consultazione dei cittadini potrebbe, calcolandosi sui 450 milioni di elettori (e non solo a base statale), risolvere la situazione, richiamando un metodo di votazione a maggioranza tanto auspicato che escluda ex ante la possibilità di reviviscenza del diritto di veto.

sui parlamentari europei grava una responsabilità storica

In chiusura viene poi messo l’accento sulla responsabilità storica che grava sui parlamentari europei: Prodi si appella direttamente a loro in quanto rappresentanti diretti dei cittadini. Il loro ruolo, dice il Premier, risulta essenziale per la buona riuscita del progetto costituzionale; se ciò non dovesse avvenire, il rischio sarebbe quello di “tornare ad essere la piccola appendice occidentale del continente asiatico cui ci condannerebbe non solo la geografia, ma anche la storia futura”.

Immagine: Romano Prodi. Fonte: Flickr

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