La giustizia europea in Kosovo

La missione EULEX raccontata da Alberto Perduca

, di Alberto Miglio, Niccolò Castagno, Stefano Rossi

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La giustizia europea in Kosovo

Alberto Perduca è un magistrato torinese che nella sua carriera ha assunto molti compiti di primaria importanza nell’amministrazione della giustizia in Europa e nell’ex-Jugoslavia. È stato membro dell’UCLAF (lotta antifrodi europea) per poi passare all’ Aja, nell’ ufficio del Procuratore del Tribunale internazionale ad hoc per l’ex-Jugoslavia.

Dopo una breve parentesi alla Procura di Torino, torna a Bruxelles per lavorare nell’OLAF, l’agenzia europea antifrodi?. Da marzo 2008 è impegnato in Kosovo cone responsabile Giustizia della missione EULEX, la missione di assistenza dell’Unione Europea. A Torino per una conferenza sulla cooperazione giudiziaria penale europea, organizzata da Eurobull, ci ha rilasciato questa intervista.

Dottor Perduca, che cos’è la missione EULEX?

EULEX è una missione di assistenza alle istituzioni del Kosovo, finalizzata alla creazione dello stato di diritto. È una missione di rule of law decisa all’unanimità dai 27 Paesi dell’Unione europea. I compiti principali, nell’ambito della giustizia, sono tre: in primo luogo forniamo assistenza al ministero di giustizia locale, tramite la consulenza nella redazione di progetti di legge in materia di giustizia; inoltre EULEX offre assistenza giudiziaria ai magistrati kosovari ed è impegnata nel settore della medicina legale: ci sono ancora da riconoscere oltre 2000 persone scomparse, appartenenti a tutte le etnie presenti nel territorio kosovaro.

Avete molto personale a disposizione?

Abbiamo 70 magistrati europei, tra giudici e PM, che lavorano nei diversi tribunali affiancando i colleghi kosovari: questi sono 400 in tutto, organizzati da un Consiglio superiore della magistratura che ha ampi poteri, sia organizzativi che gestionali.

... 70 magistrati europei a fianco di 400 giudici kosovari ...

In questo Paese, tuttavia, l’amministrazione della giustizia sconta un vuoto di formazione dovuto alla guerra e all’amministrazione delle Nazioni Unite: negli anni ’90, anzi, sono venute a mancare le stesse istituzioni preposte alla formazione dei magistrati. I limiti nella formazione dei magistrati kosovari sono una delle conseguenze dello scontro etnico.: negli anni Novanta i kosovari di etnia albanese sono stati esclusi dagli uffici pubblici, inclusa la magistratura. è capitato anche che un’etnia ritirasse dalle scuole i propri ragazzi. Questa realtà dovrà essere assorbita nel tempo.

Le altre competenze della missione?

Oltre ad una funzione di assistenza, i magistrati EULEX hanno anche una competenza esclusiva in merito ad alcuni reati gravi, come quelli relativi a crimini di guerra, terrorismo, criminalità finanziaria. Infine abbiamo alcuni funzionari che lavorano in istituti di detenzione provvisoria.

Quali sono i problemi che incontrate, anche in relazione alla situazione politica?

La situazione è molto complessa: c’è un problema di fondo che è quello della legittimità dello Stato del Kosovo. Romania, Slovacchia, Spagna, Cipro e Grecia non hanno ricononsciuto l’indipendenza del Kosovo, per varie ragioni di politica interna. È al momento difficile rispondere alla domanda se ci sia o meno un’effettivo controllo del territorio da parte del nuovo Stato. Le istituzioni ci sono, ma in parte ciò è dovuto alla presenza sul territorio di missioni internazionali. Partiamo però dal buon presupposto dell’approvazione della missione EULEX da tutti i 27 Paesi membri dell’UE. L’assistenza allo sviluppo è finalizzata qui ad una prospettiva di stabilizzazione e integrazione dell’area balcanica. Resta però il fatto che i poteri dei magistrati EULEX si basano giuridicamente su due leggi emanate da Pristina. Se non c’è effettività, quelle leggi non hanno valore.. Insomma, la situazione è ancora ambigua.

In Kosovo era ed è presente una missione delle Nazioni Unite: in che termini si pone ora la nuova missione europea?

Le Nazioni Unite avevano istituito due missioni nel 1999, una civile sotto controllo ONU e una militare, sotto l’egida della NATO. La missione civile doveva amministrare la giustizia, e avrebbe dovuto lasciare il compito alla missione EULEX.

... la situazione è molto tesa, ma non possiamo permetterci di aspettare ancora ...

Le cose per non sono andate così: la Russia ha sostenuto che serve una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza, abrogativa di quella del 1999. Ogni eventuale proposta sarebbe però stata rifiutata dalla Russia. Si è così cercata una soluzione di compromesso: in pratica si è cercato di riconfigurare la missione, mantenendo una presenza simbolica. Serbia e Russia hanno ancora rifiutato: vogliono che sia mantenuto il controllo delle NU sulla missione EULEX, perché questo garantisce l’applicazione della risoluzione ONU, nella quale c’è scritto che il Kosovo è una regione della Serbia. Al momento la presenza delle Nazioni Unite rassicurano molto Mosca e Belgrado.

Cosa c’è da fare ora in Kosovo, cosa farà EULEX?

A marzo siamo arrivati in Kosovo: i primi mesi sono stati impiegati per l’organizzazione di un sistema giudiziario. Quello che adesso manca è la stabilizzazione della situazione giuridica e politica. Adesso si dovrebbe cominciare ad operare, ma questo potrebbe compromettere i rapporti con Pristina, e si rischia di far emergere tendenze radicali. La situazione è molto tesa, anche come ordine pubblico: ma non possiamo permetterci di aspettare ancora.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

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