4 Novembre, festa dell’Unità Europea

, di Simone Vannuccini

4 Novembre, festa dell'Unità Europea

L’accento posto negli ultimi giorni sulla valenza identitaria e patriottica della giornata del 4 novembre, festa delle forze armate e dell’unità nazionale, rientra nello schema più generale di un revival nazionalista che sta investendo tutto il vecchio continente. Incapaci di risolvere i problemi di una società ormai troppo legata alle opportunità globali e alle appartenenze locali, svuotati della tanto amata sovranità a causa delle tecnologie e dei mercati transnazionali, i governi scelgono la strada più miope e più semplice: rianimare la fiamma di un nazionalismo latente, sfruttando le insicurezze e le paure generate da un cambiamento sociale troppo veloce e inaspettato.

i governi scelgono la strada più miope: rianimare la fiamma di un nazionalismo latente

Come ogni mistificazione, anche il nazionalismo nasconde agli occhi dei suoi sostenitori la realtà dei fatti: un futuro di splendidi isolamenti nazionali in risposta alle minacce migratorie e alle crisi dei mercati finanziari è puramente velleitario. L’unico modo di salvaguardare veramente il benessere dei popoli europei non è tornare indietro, ma andare avanti: l’Europa ha dato inizio al primo processo di integrazione sovranazionale della storia, il Parlamento Europeo rappresenta lo straordinario caso di un’istituzione democraticamente eletta di dimensione continentale, ma un governo federale capace di guidare una polis di 600 milioni di cittadini ancora non esiste.

Sono passati 54 anni dal fallimento della Comunità Europea di Difesa (CED) ma ancora oggi lo sguardo nazionale pervade e limita la prospettiva dei politici e degli intellettuali, proprio mentre la fine dell’egemonia americana aprirebbe nuovi spazi per proposte rivoluzionarie e radicali. Per questo motivo è necessario ribadire che potremo festeggiare il 4 novembre soltanto quando un esercito europeo darà al vecchio continente la forza di farsi sentire in tutto il mondo, promuovendo la pace a livello mondiale; allora, e solo allora, sarà veramente il caso di dichiararsi patriottici: orgogliosi dei valori costituzionali di un’Europa nuova, nata dalle ceneri delle tragedie di cui è stata responsabile e dalla consapevolezza di un patrimonio culturale, filosofico e giuridico unico al mondo.

A 54 anni dalla caduta della CED, un esercito europeo è necessario per fare dell’Europa una potenza civile

Un esercito europeo è necessario per fare dell’Europa una potenza civile: potenza perché capace di influenzare veramente gli equilibri mondiali, civile perché esempio universale di integrazione pacifica, progresso economico e sociale, sviluppo umano. Manca solo un po’ di consapevolezza, coraggio e capacità di sognare, e finalmente potremo ricordare il 4 novembre non come la giornata dell’unità nazionale, ma come la festa dell’Unità Europea.

Fonte immagine: Flickr

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  • su 4 novembre 2008 a 14:20, di Gruberio In risposta a: 4 Novembre, festa dell’Unità Europea

    Caro Simone, non posso che condividere il tuo pensiero, molto ben delineato a livello di percezione del futuro. Quello che i governi cercano di fare nell’ottica meramente nazionalista è miopia allo stato puro, infarcita di quel scadente mix di incapacità di essere propositivi ed all’avanguardia, quando il momento storico ancora una volta lo richiede in maniera assoultamente necessaria ed inevitabile.

    Ci sono però alcune considerazioni da fare. La memoria, se è vero che serve per non commettere gli errori del passato, deve essere anche restituita a chi il passato l’ha costruito e l’ha determinato. Calza a pennello Ernesto Rossi, autore del Manifesto di Ventotene a fianco di Spinelli e Colorni, che forse non è così noto, ma prima di essere rinchiuso al confino per l’opposizione al regime di Mussolini l’aveva sostenuto già dal 1919 come militante sansepolcrista. L’inettitudine del governo del tempo ha sobillato la fiamma «irridentista» dei giovani che tornati dopo anni di guerra si sono ritrovati in una terra che non era più capace di accoglierli. Avevano lottato e combattuto, molti perso la vita, altri perso le gambe per un ideale. E il popolo li ha traditi, fischiati, offesi, picchiati, negandogli la gloria, che è comunque insensato restituire a defunti di ormai qualche decennio con commemorazioni nel secolo XXI. Difatti il 4 novembre è la celebrazione delle forze armate, non già l’anniversario della vittoria. Forse è poco e fuori luogo. Ma anche stavolta un pizzico di attenzione in più sulla storia, non avrebbe certo guastato.

    Ottimo lavoro Simo, stai scrivendo hce è una delizia per i miei iridi! Gruberio

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