9 maggio Festa dell’Europa - È ora di fare la Federazione europea!

, di Sergio Pistone

9 maggio Festa dell'Europa - È ora di fare la Federazione europea!

La celebrazione della ricorrenza della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 si colloca in un contesto estremamente critico per quanto riguarda il processo di unificazione europea. Esso infatti, se da una parte ha permesso di ottenere grandiosi risultati per quanto riguarda la pacificazione dell’Europa, il progresso economico-sociale e politico-democratico, rimane d’altra parte una costruzione incompiuta in quanto non ha ancora raggiunto il traguardo della federazione indicato da Schuman come il suo indispensabile sbocco. Il fatto di trovarsi in mezzo al guado comporta oggi per l’Europa il trovarsi di fronte a un insieme di sfide esistenziali che pongono una drastica alternativa: o un rapido e sostanziale avanzamento in direzione di un’unione federale e democratica (partendo da una avanguardia di paesi disponibili), il che significa essenzialmente un governo efficace e solidale dell’unione economica e monetaria e una politica estera, di sicurezza e di difesa veramente unitaria; o altrimenti l’avvio verso la disgregazione.

Quattro sono fondamentalmente queste sfide esistenziali.

 Gli squilibri economico-sociali (disuguaglianza e disoccupazione) e gli squilibri territoriali (divari di sviluppo fra gli stati membri dell’UE) sono cresciuti a un tale grado da mettere in gravissimo pericolo la sopravvivenza dell’unione economica e monetaria. È diventato sempre più urgente il passaggio da un’integrazione essenzialmente negativa (eliminazione degli ostacoli al libero movimento delle merci, delle persone, dei capitali e dei servizi – in sostanza una linea liberistica) ad una integrazione anche positiva, cioè accompagnata da forti politiche sopranazionali capaci di affrontare (assieme alle sfide poste dalla rivoluzione tecnica e scientifica) gli squilibri economici, sociali e territoriali inevitabilmente prodotti da un mercato non adeguatamente governato. Si tratta di ristabilire a livello sopranazionale l’equilibrio fra democrazia e mercato che a livello nazionale è stato messo in crisi dalle dimensioni continentali e per molti aspetti mondiali raggiunte dall’economia e dalla società. Il che richiede istituzioni sopranazionali fornite delle necessarie competenze e risorse e sottoposte al controllo dei cittadini europei.

 Per quanto riguarda la sicurezza , l’Europa si confronta oggi con gravissime minacce di natura globale derivanti dalle contraddizioni di una globalizzazione non governata (cioè liberistica e quindi produttrice di un grande sviluppo complessivo, ma anche di povertà e squilibri, di sempre più gravi crisi economiche e finanziarie, delle nuove sfide poste dal terrorismo internazionale e dalle migrazioni bibliche), dal degrado ecologico, dal crescente disordine internazionale in un contesto caratterizzato dal declino dell’egemonia americana (la presidenza Trump – con le sue scelte destabilizzanti in direzione nazionalistica ed anche protezionistica - è una chiara manifestazione di questo declino) e della sua funzione relativamente stabilizzatrice anche in termini di sicurezza europea. Le minacce globali, sommandosi alle minacce ai confini meridionali e orientali dell’UE, rendono improcrastinabile l’esigenza di federalizzare la politica europea estera, di sicurezza e di difesa (rispetto a cui la cooperazione strutturata è una scelta positiva, ma è solo un inizio ). Qui va sottolineato che, diventando una potenza capace di agire efficacemente sul piano internazionale, l’Europa potrebbe fornire un contributo determinante alla formazione di un sistema pluripolare strutturalmente cooperativo, che aprirebbe la strada verso un mondo più giusto, più pacifico ed ecologicamente sostenibile (la costruzione della pace era indicata nella Dichiarazione Schuman come la missione fondamentale sul piano internazionale dell’unità europea).

 La terza sfida è rappresentata dall’emergenza migratoria che sta mettendo in crisi la libera circolazione delle persone, cioè un caposaldo del mercato unico, oltre a produrre sempre più allarmanti tensioni politiche e sociali. Per rispondere a questa sfida è indispensabile una efficiente politica federale dell’emigrazione, diretta sia all’integrazione dei migranti (che sono necessari al progresso economico e sociale europeo), sia alla realizzazione di un grandioso disegno (che richiede un’effettiva capacità di agire sul piano internazionale) di stabilizzazione e sviluppo delle regioni, in particolare l’Africa e il Medio Oriente, da cui proviene una emigrazione eccessiva e sempre meno gestibile.

 La quarta sfida è rappresentata dalla crescente disaffezione dei cittadini europei nei confronti dell’UE, che si è manifestata nella Brexit e soprattutto nell’avanzata delle tendenze nazional-populistiche (che in particolare in Ungheria e Polonia presentano anche aspetti autoritari). Questo fenomeno ha la sua radice fondamentale nell’incapacità del sistema intergovernativo dell’UE (paralizzato dai veti nazionali e non democratico) di affrontare in modo efficace i problemi più acutamente sentiti dai cittadini europei, che si riferiscono ai differenti aspetti della sicurezza (economica, sociale, ecologica, internazionale, governo dell’emigrazione, terrorismo). È chiaro che questa situazione rinvia all’esigenza drammaticamente urgente di un vero governo europeo democratico ed efficiente.

In questa situazione è emersa la concreta prospettiva di dare una effettiva risposta alla crisi dell’Europa. La Francia di Macron, per la prima volta dopo la Dichiarazione Schuman, ha voluto lanciare una proposta per costruire un’Europa sovrana, unita e democratica. In Germania la grande coalizione fra popolari e socialisti guidata dalla Merkel ha risposto con aperture importanti. Su questa base Francia e Germania hanno avviato in queste settimane i colloqui per trovare un accordo in particolare per la riforma dell’Eurozona e il completamento dell’ Unione monetaria e per il rafforzamento delle politiche comuni europee sulla gestione del problema migratorio e della sicurezza.

La ritrovata intesa fra Francia e Germania è un segnale di grande importanza per l’Europa. L’anno che ci separa dalle prossime elezioni europee può dunque essere sfruttato per imprimere una forte accelerazione al processo di riforma dell’Unione europea. Occorre in sostanza che i governi francese e tedesco, in accordo con gli altri governi disponibili all’avanzamento, colgano il momento e propongano un’agenda dettagliata di riforme con scadenze precise e chiari obiettivi politici. Si tratta di aprire una nuova fase di integrazione che vada al di là degli attuali Trattati per consolidare l’Unione economica e monetaria con l’Unione politica, creando una effettiva sovranità europea inclusiva di poteri fiscali e un sistema federale di livelli di governo indipendenti e coordinati.

Nell’immediato tali proposte permetterebbero di dare impulso ad un maggiore coordinamento nei campi della politica migratoria e della sicurezza, di sbloccare il completamento dell’Unione bancaria e di rivedere la governance dell’Eurozona, affiancando ai meccanismi di vigilanza sul rispetto delle regole gli strumenti di solidarietà e di sostegno alla convergenza che sono indispensabili per il funzionamento di un’area monetaria unica. In parallelo si avvierebbero i passaggi per aprire il cantiere della riforma dei Trattati, prevedendo anche l’organizzazione di forme strutturate di consultazione dei cittadini sul futuro dell’Europa, per riportare l’opinione pubblica a condividere il progetto europeo e a sostenerne la realizzazione.

Ci sono chiaramente delle forti resistenze nei confronti dell’orientamento di Macron e della Merkel sia nei loro paesi, sia nei paesi nordeuropei schierati con l’Olanda (oltre ovviamente al gruppo di Visegrad su cui però era chiaro in partenza che non si poteva contare per l’avanzamento). In questo scenario sono chiamati a svolgere un ruolo decisivo le cittadine e i cittadini europei (e sono la maggioranza) che credono nel grande obiettivo della federazione europea. Essi devono far sentire in modo forte e chiaro attraverso un deciso sostegno, nel quadro della consultazione sul futuro dell’Europa, alle iniziative che si accingono a mettere in moto i governi francese e tedesco. Ciò può avvenire con un grande appello rivolto ai soggetti politici fondamentali.

Da una parte si deve chiedere ai governi nazionali, alla Commissione europea e ai parlamentari europei e nazionali di impegnarsi in modo risoluto e sollecito a favore della federazione europea indicata dalla Dichiarazione Schuman, dimostrandosi all’altezza della sfida esistenziale con cui si confronta l’Europa. Dall’altra parte si deve chiedere ai partiti di inserire in primo piano e in termini precisi nei loro programmi per i quali chiederanno il voto in occasione delle elezioni europee del maggio 2019 il grande disegno di riforma federale dell’Unione europea da contrapporre alle tendenze nazionalistiche. Le forze politiche ed economico-sociali, gli Enti Locali, il mondo delle cultura che si riconoscono nell’idea dell’unità europea dovranno, assieme ai movimenti europeistici, sostenere sistematicamente questa mobilitazione dei cittadini europei.

Una considerazione specifica è necessaria circa la situazione italiana in cui negli ultimi anni si sono manifestate forti tendenze contrarie all’unificazione europea che sono contraddittorie rispetto all’interesse vitale del nostro paese alla partecipazione ad un’Europa unita in modo irreversibile. Occorre al riguardo ricordare :

 che un deragliamento dai binari europei esporrebbe il nostro paese al duro arbitrio dei mercati internazionali, con il serissimo rischio di travolgere anche il percorso dei partner europei;
 che la messa in discussione dell’appartenenza all’Unione monetaria colpirebbe soprattutto quelle imprese che, grazie a scelte dolorose compiute durante la crisi, hanno saputo diventare competitive ed assicurare con le esportazioni la tenuta del sistema Italia;
 che solo rimanendo un protagonista del processo europeo il nostro paese può nutrire la speranza di avere un peso ed un ruolo in un mondo sempre più dominato da potenze e da compagini economiche di dimensioni continentali;
 che anche lo sviluppo, la crescita, il lavoro, l’estensione del welfare per i più deboli non sono sostenibili nel solo quadro nazionale, ma devono essere parte di un disegno comune europeo;
 che è pertanto indispensabile che il nuovo governo si costituisca sulla base di una chiara opzione europea.

Testo della relazione tenuta dall’autore in occasione dell’incontro su «L’attualità della Dichiarazione Schuman. Per un’Europa democratica, federale e solidale» svoltosi, su iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte e della Consulta europea, nell’ Aula del consiglio regionale il 9 maggio 2018.

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