Boic8 le Olimpiadi 2008

, di Jacopo Barbati

Boic8 le Olimpiadi 2008

Per chi crede nella ciclicità dei processi storici, dopo Nicosia novella Berlino che si divide con un muro e lo abbatte dopo 40 anni, ecco Pechino che rischia di diventare una novella Mosca, la cui Olimpiade del 1980 venne disertata dalle compagini delle nazioni “occidentali”. Ma i motivi erano simili?

I precedenti

L’idea di boicottare i Giochi Olimpici non è affatto innovativa. Anzi, in passato si è arrivati a mettere in pratica questa idea. E sempre per motivazioni politiche. Il filotto fu inaugurato con le Olimpiadi di Montréal del 1976, quando 28 nazioni africane boicottarono i giochi per protestare contro la partecipazione della Nuova Zelanda. E che aveva mai combinato? Aveva permesso alla sua gloriosissima nazionale di rugby di giocare contro l’altrettanto gloriosa nazionale del Sud Africa. Peccato che il Sud Africa fosse estromesso dalle competizioni sportive internazionali dal 1964, a causa delle sue politiche razziali.

... l’idea di boicottare le olimpiadi non è affatto innovativa ...

Tre anni dopo, l’Unione Sovietica invade l’Afghanistan. Gli Stati Uniti si indignano (come possono cambiare le cose in appena 22 anni…) e Jimmy Carter pose un ultimatum ai russi: “Se non ritirerete le vostre truppe dall’Afghanistan entro il 20 febbraio [1980], non prenderemo parte alle Olimpiadi”. Brežnev si sarebbe piegato a un ricatto statunitense? Le truppe sovietiche rimasero in Afghanistan, e il 21 marzo 1980 gli USA formalizzarono il boicottaggio. E con loro, altre 61 nazioni. E la maggior parte di esse nulla avevano a che vedere con la NATO, mentre le nazioni del “Patto di Varsavia” parteciparono tutte. Italia, Francia, Regno Unito e altre nazioni europee applicarono un boicottaggio parziale, inviando meno atleti del solito e ritirando vessilli e inni nazionali (sostituiti dai corrispettivi olimpici). Le Olimpiadi che avrebbero dovuto consacrare il dominio sovietico, tenutesi nella Capitale dell’Impero, Impero che in meno di un decennio si sarebbe dissolto, si videro così essere di molto ristrette. Ciononostante, si stabilirono più record del mondo rispetto a 4 anni prima. Nel 1984 i Giochi Olimpici si svolsero a Los Angeles, Stati Uniti. Secondo voi, le nazioni del “patto”, vi hanno preso parte? Certo che no, ed eccoci alla terza Olimpiade boicottata consecutivamente. Quattordici compagini in meno (tra cui l’Afghanistan), e considerando l’assenza di colossi come l’Unione Sovietica, la Germania Est e l’Ungheria, il livello delle prestazioni ne risentì.

L’attualità

L’onda lunga boicottatrice si esaurì nel 1988, quando alle Olimpiadi di Seul non ci furono brutte sorprese (se non qualche pugile coreano che vinse l’oro pur avendo preso tante di quelle botte da rischiare la morte, ma questa è un’altra storia). Son passati 24 anni e cinque edizioni dei Giochi Olimpici Estivi, da quelli di Los Angeles. L’Unione Sovietica non esiste più e gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan. Di acqua ne è passata sotto i ponti. Eppure, rieccoci: “boicottiamo le Olimpiadi!” Perché, questa volta? Semplice, le Olimpiadi che si apriranno l’08/08/08 alle ore 08.08 (per chi non l’avesse capito, il numero otto è considerato un portafortuna nella cultura cinese), si svolgeranno a Pechino, capitale della Cina, lo spauracchio del terzo millennio, il gigante economico in continua espansione che esporta prodotti (e manodopera) a bassissimo costo nelle nazioni più sviluppate, mettendo in ginocchio l’artigianato locale. Serviva un pretesto, come lo fu l’uccisione di Francesco Ferdinando (facendo le dovute proporzioni nel paragone, ovvio). E cosa meglio delle proteste tibetane, con conseguente repressione violenta da parte delle autorità cinesi? Cosa meglio del “povero Tibet, oppresso e occupato da secoli, col governo buddista in esilio” per commuovere l’opinione pubblica (occidentale) e spingerla a supportare un eventuale boicottaggio che i propri governi sono disposti a mettere in pratica?

... Citius! Altius! Fortius! ...

Effetti eventuali, presunti, possibili e futuri

Fin qui, sembra una copia di quanto accadde nel 1979-1980. L’URSS invade l’Afghanistan e il resto del mondo si ribella. La Cina opprime il Tibet e il resto del mondo si ribella. Ma siamo sicuri che sia proprio così? Qualcuno potrebbe obiettare “non facciamo dietrologie anche su questo, il problema del Tibet esiste ed è concreto”. Certo. Ma il Tibet è sotto l’influenza cinese dal 1965. La stampa e i governi mondiali se ne sono curati in maniera intermittente. E a 4 mesi dalle Olimpiadi, la luce non può che accendersi. Cosa provocherebbe un boicottaggio? Un danno economico e di immagine enorme per la Cina. Proprio ciò che ci vuole per rallentarne un po’ la corsa. Ma fin quando ci saranno multinazionali (occidentali), che sfrutteranno la situazione di scarsa tutela dei lavoratori permessa dalle leggi cinesi, c’è poco da rallentare. D’altro canto, le esperienze precedenti ci hanno insegnato che le esigenze “sportive” sono di gran lunga inferiori a quelle politiche. Così come l’URSS non si ritirò dall’Afghanistan, la Cina non lascerà il Tibet indipendente. L’unico risultato, quindi, sarà rovinare un evento che dovrebbe simboleggiare l’amore e la fratellanza tra i popoli sotto l’egida di una bandiera a cinque cerchi colorati (uno per continente) ricordandosi del motto “Citius, altius, fortius” (“più veloce, più in alto, più forte”). Un invito a migliorarsi continuamente. Ma nel mondo attuale, di miglioramenti se ne vedono pochi.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

Tuoi commenti
  • su 17 luglio 2008 a 17:01, di Oriana In risposta a: Boic8 le Olimpiadi 2008

    Nessuna dietrologia, secondo me. Le regole che governano i giochi di potere - prima che olimpici - e la fittizia copertura mediatica rientrano benissimo nell’analisi da Lei svolta. Reali, tuttavia, le violazioni da parte della Cina dei diritti fondamentali dell’uomo: dalla questione Tibet alle condizioni di lavoro della manodopera cinese. La comunità europea (con i suoi principi costituenti!) non può ignorare tale drammatica situazione nonostante gli alti valori trasmessi dalla manifestazione sportiva. La scelta del boicotaggio è una tattica di natura politica; ora, bisogna capire quale la strategia svolta: tutela dei diritti umani (nella convinzione, un po’ naif forse, che nel mondo esistano ancora «difensori indefessi» di tali diritti) oppure la tutela delle economie occidentali, delle loro multinazionali e di via Paolo Sarpi (chiedo venia per l’ironia)? Un bel nodo gordiano. In attesa di scioglierlo assisteremo al paradosso di vedere operare in maniera congiunta - attraverso lo strumento del boicotaggio - due strategie solitamente antinomiche.

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