Cittadinanza nazionale e declino della democrazia

, di Massimo Contri

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Cittadinanza nazionale e declino della democrazia

Se la rivoluzione industriale ha unificato il genere umano da un punto di vista strutturale, e la strada in questo senso sembra spianata e deterministica, l’Europa è il terreno dove si può formare la cultura politica dell’unità del genere umano, è il terreno dove può accadere che si sprigioni il fattore culturale.

La politica di oggi divide il mondo a livello sopra-strutturale, il livello delle decisioni umane e della conoscenza. E questo accade fin da bambini quando prendiamo in mano il mappamondo. Quello che subito ci appare è la configurazione degli stati del mondo ed i diversi colori che li distinguono. Già in quel momento si forma in noi l’idea che quel mappamondo è il mondo e non piuttosto una maniera di rappresentare il livello della conoscenza. I questa maniera gli uomini crescono con l’idea che qualcosa di naturale, il mondo stesso, sancisca la divisione tra italiani, francesi, cinesi... Gli uomini pur andando tutti nella stessa direzione credono ciascuno di andare nella sua.

L’Europa è la sede storica della cultura politica della divisione del genere umano, l’Europa inventa lo stato nazionale ed esporta questa cultura in maniera tale che oggi essa rappresenta l’unica raffigurazione mentale che ci diamo quando pensiamo al sistema mondo. L’Europa può però sostituire la cultura dell’uomo che ha il mondo con quella dell’uomo che fa il mondo. La federazione europea ha dunque questa grande possibilità di costituire il fatto culturale nuovo che potrà aprire la strada anche alla federazione mondiale.

La federazione europea ha dunque questa grande possibilità di costituire il fatto culturale nuovo che potrà aprire la strada anche alla federazione mondiale

La ragione scientifica comprende che il genere umano è giunto ad un crocevia tra la sopravvivenza in termini umani e la catastrofe, seppur lenta. Al di là dello stato-nazione vale ancora, però, il contrario della legge della ragione. L’uomo sa di distruggere il mondo ma non lo sa governare perché il fattore culturale nazionale, il mappamondo che ha impresso nella testa, gli impedisce di pensare che possa essere governato. In questo senso la politica europea e mondiale sono l’inclusione della politica nel campo della scienza e della ragione. Infatti la scienza è il campo nel quale la ragione nel suo uso pratico pareggia la ragione nel suo uso teorico, il razionale si converte nel reale. La politica soprannazionale pone fine alla separazione del teorico dal pratico, separazione pericolosissima perché tende a far apparire il pratico come irrazionale e il teorico come impotente dando vita a quello che Mario Albertini chiamava “scacco alla ragione umana”.

La federazione europea è l’insieme delle istituzioni tramite le quali gli europei acquistano questa coscienza. I cittadini degli stati nazionali sono consapevoli del declino del loro status di cittadini: si rendono conto ogni giorno che i loro governanti non sono più capaci di garantirgli un futuro di prosperità e di pace, di garantirgli servizi sociali di standard elevati, di fornire ai giovani migliori la prospettiva in grandi centri di ricerca con leadership mondiale, la possibilità di pensare ad una famiglia, il coraggio di intraprendere un impresa. Scrive Altiero Spinelli:“Lo stato esige da noi il rispetto delle sue leggi, il pagamento delle imposte, il servizio militare anche la vita stessa in caso di necessità. Ora questo rapporto tra il cittadino e il suo stato è giusto ed accettabile, ma a condizioni che lo stato sia in grado di rendere al cittadino i servizi per i quali esiste. [...] Oggi nel campo economico, militare e diplomatico, i nostri stati non rendono più servizi validi. Al lealismo dei cittadini non corrisponde più la capacità dello stato di promuovere il benessere e la giustizia sociale, di garantire la sicurezza, di difendere e di rappresentare il proprio paese nei rapporti con gli altri”.

I cittadini degli stati europei sono già cittadini europei nel senso che solo grazie all’Europa riconquisteranno una piena cittadinanza..

Tuttavia lo schema impresso nelle menti dello stato-nazione impedisce a questi cittadini di identificare questa categoria mentale come l’ostacolo principale all’inversione di questo processo di decadimento del valore della loro cittadinanza. “L’impotenza europea è una malattia cronica della società europea. E’ deprimente, scema la vitalità dei nostri popoli e abbrevia le loro possibilità di vivere come popoli liberi. Ma li abitua anche a vivere nel rimpianto, nel risentimento, nell’umiliazione dell’accettazione rassegnata di ciò che esiste. Si disprezza, in fondo al cuore, un sistema che ci uccide lentamente, ma non si pensa mai troppo a cambiarlo, e gli si è perfino riconoscenti perché offre dei rinvii, forse lunghi, all’esecuzione finale” .

I cittadini degli stati europei sono già cittadini europei nel senso che solo grazie all’Europa riconquisteranno una piena cittadinanza, mentre non sono già più solo cittadini italiani o francesi e non c’è via che li possa rendere ancora tali.

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