In onore di Barack Obama (I)

, di Matteo Minchio

In onore di Barack Obama (I)

Lo scorso novembre gli Stati Uniti hanno eletto il primo presidente afroamericano, Barack Obama. In occasione della settimana della sua investitura, raccontiamo la sua storia prendendo spunto direttamente dal suo libro autobiografico, “I sogni di mio padre”, scritto nel 1995. Il libro non è soltanto una straordinaria “storia americana”, ma è anche un libro ben scritto, quasi comparabile ad un “Buildungroman”.

Le origini

Barack nasce nelle isole Hawaii nel 1961 da una madre bianca, Ann e un padre di origine africana che portava il suo stesso nome. A soli due anni, il padre lo abbandona per andare ad Harward e il piccolo costruirà l’immagine del padre grazie ai ricordi dei nonni materni che lo dipingevano come uno studente modello. Venivano dal Kansas, erano giunti nelle Hawaii dopo molte peripezie. Nonno Gramps era un sognatore, aveva servito nell’esercito durante la guerra e faceva il commerciante. Nonna Toot aveva cominciato a lavorare per sostenere gli studi della figlia prima e del nipote poi.

Dopo aver divorziato, la madre di Barry (chiamato così per distinguerlo dal padre) si risposò con un indonesiano, Lolo, dal quale ebbe una bimba, Maya, e portò entrambi nell’arcipelago asiatico. A Giacarta Barry trascorse la sua infanzia, educato dal patrigno al credo della tolleranza verso il prossimo. Compiuti gli studi elementari ripartì per le Hawaii, dove fu ancora una volta accolto dai nonni.

Inserirsi nel collegio di Punahou non fu per nulla facile per Barry. Nonostante alle Hawaii ci fossero diverse etnie, per Barry era difficile identificarsi con gli afroamericani. Non era nato in una famiglia di colore; non poteva condividere l’odio che nei ghetti si nutriva verso “i Bianchi”. Agli occhi di Barry, un discorso di quel genere era inaccettabile. Comprese tuttavia che l’assimilarsi nella comunità bianca non era facile a causa delle sue origini.

A dieci anni il padre fece visita alla famiglia per un mese prima di partire nuovamente per l’Africa. Tra i due non si instaurò alcun tipo di dialogo, ma la sua partenza lasciò un vuoto ancor più grande nella vita di Barry. Divenuto adolescente infatti, Barry dimostrò tutto il suo malessere disinteressandosi degli studi, introducendosi al vizio del fumo, dell’alcool e infine della droga. Soltanto l’opera persuasiva di sua madre lo convinse a scuotersi da quella indolenza e partire per l’università a Los Angeles.

Scelse Scienze politiche e in California incontrò altri giovani afroamericani sensibili alla causa del Sudafrica e di Nelson Mandela, il mito degli afroamericani di allora. Un anno felice, fatto di impegno, ma anche di dissolutezze, durante il quale Barry prende coscienza della propria identità e diventa Barack, un giovane afroamericano determinato a rivendicare l’orgoglio della propria razza.

(continua...)

Fonte immagine: Flickr

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