L’Ue dovrebbe interessarsi della blogsfera? Forse così tanti siti possono voler dire un nuovo business, poi c’è il mercato unico e...No! Nulla di tutto questo. Non è questa la buona ragione per coinvolgere l’Ue. I blog sono delle conversazioni online, un modo per raggiungere, parlare e discutere con le persone. Così se l’Ue vuole trasmettere il proprio messaggio ai cittadini allora deve prendere seriamente in considerazione i blog.
Il vecchio dilemma comunicativo dell’UE è ben noto. Nessun media europeo, nessuna possibilità per la Commissione o il Parlamento europeo di diffondere il proprio messaggio attraverso le Tv, le radio o i giornali. Lo stesso è successo nei primi anni di internet con le principali fonti di informazione come Frankfurter Allgemeine, Le Monde, la BBC e altri.
Ora le cose stanno cambiando. La disponibilità di strumenti semplici ed economici come Blogger (www.blogger.com) e World Press (www.wordpress.org) ha trasformato il fenomeno blog in un bussines diffuso. Aggiungi una camera digitale e un’abile scrittura e avrai tutto quel che ti serve per essere un giornalista amatoriale. Così, se i media principali non coprono gli argomenti che ti interessano, è alla portata di chiunque farlo da sé lanciando un blog.

Il vice presidente della Commissione europea Margot Wallström è stata la prima a compiere il gran passo e lanciare il proprio blog (weblog.jrc.cec.eu.int/page/wallstrom). Nonostante l’abbondanza di commenti euroscettici, la Wallström ha insistito, impegnandosi ad aggiornarlo con puntualità. È emerso un ritratto determinato e sensibile del commissario.
Anche una manciata di parlamentari europei hanno seguito questo esempio. Richard Corbett, ex presidente della JEF ed eurodeputato del gruppo socialista, scrive regolarmente (corbett.pir2.info/blog), così come il suo collega tedesco e liberale Jorgo Chatzimarkakis (chatzi.blogspot.com). Purtroppo Corbett ha lo stesso vizio di molti altri parlamentari europei: non è possibile lasciare commenti evitando così l’istantaneo interscambio con i lettori.

Oltre la sfera dei politici cresce anche una rete di blog che commentano l’attualità europea. A guidarli l’eccellente Fistfull of Euros (fistfulofeuros.net), controbilanciato dall’euroscettico Bruxelles Journal (www.brusselsjournal.com). Anche i principali media inseguono questa tendenza con Mats Engström di Aftonbladet (blogg.aftonbladet.se/1593 - in svedese) e Mark Mardell della BBC (news.bbc.co.uk poi clicca “Europe”). Sul versante federalista ecco invece il webzine della Jef-France, Taurillon (www.taurillon.org - principalmente in francese) e il blog di Federal Union (www.federalunion.org.uk/blog)
Ovviamente tutto questo incontra dei limiti. Non tutta la popolazione europea ha l’accesso internet e l’utente deve anche conoscere in anticipo le politiche UE prima di imbattersi in simili blog. Perciò i blog sull’UE tendono a raccogliere individui che hanno già le idee chiare. La lingua è un altro ostacolo, con il predominio dell’inglese seguito dalle lingue dei paesi dell’Europa del nord.
Inoltre, gestire un blog richiede lavoro, impegno ed ironia per affrontare i commenti che si ricevono. Non è qualcosa per quei politici a loro agio nella torre d’avorio di Bruxelles. Ma potrebbe essere un modo per aiutare l’UE a raggiungere le persone.
Traduzione di Marco Riciputi
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