La cittadinanza di residenza ha senso, caro Beppe Grillo

, di Nicola Vallinoto, Walter Massa

La cittadinanza di residenza ha senso, caro Beppe Grillo

L’affermazione di Beppe Grillo veicolata tramite il suo blog che «La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso» ci ha lasciato esterrefatti ma, purtroppo, non stupiti. E’ da tempo, infatti, che ci sembra di cogliere nelle sfuriate di Grillo un qualunquismo pericoloso.

Affermare che ci sono “Da una parte i buonisti della sinistra senza se e senza ma che lasciano agli italiani gli oneri dei loro deliri” vuol dire ignorare il rilevante contributo economico, oltre che culturale, dei nuovo cittadini italiani. Un argomento, quello di Grillo, degno di quei leghisti e movimenti xenofobi che secondo lui “crescono nei consensi per paura della “liberalizzazione” delle nascite”.

Basterebbe che Grillo venisse a farsi un giro all’ingresso delle scuole genovesi in centro storico, a Sampierdarena o al Lagaccio e capirebbe subito come la realtà sia oramai e da anni multietnica.

Non bisogna certo essere ’buonisti’ per capire che l’attribuzione della cittadinanza avrebbe senso e darebbe dignità ai milioni di giovani che vivono, studiano e lavorano in Italia senza poter partecipare e contribuire pienamente alla vita politica e sociale della comunità in cui si trovano.

Grillo sembra poi ignorare – e questo sottolinea ulteriormente il qualunquismo della sua uscita - che unitamente alla proposta di legge d’iniziativa popolare per lo ’ius soli’ c’è quella per il diritto al voto alle amministrative.

Due leggi dalla cui approvazione trarrebbe vantaggio l’Italia che vedrebbe riconosciuto il contributo di questi nuovi cittadini che sono una parte importante, anche se sottovalutata, della nostra società.

Ma anche in un’Europa che vuole sconfiggere xenofobia e razzismo diventa più che mai necessaria l’inclusione di decine di milioni di persone tramite una cittadinanza basata sullo «ius soli» e sulla partecipazione alla vita politica dei paesi in cui vivono e lavorano.

La campagna «L’Italia sono anch’io», di cui siamo orgogliosi di far parte, non è frutto della ’sinistra buonista’ ma dell’impegno di associazioni, cittadine e cittadini che sono consapevoli che non si tratta di una semplice raccolta di firme necessarie a presentare le proposte di legge in Parlamento, ma l’occasione per un salto di civiltà.

Immagine: foto di Paul Oriol.

L’articolo è stato pubblicato da Peacelink.it

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