La sfida del Movimento 5 Stelle per il federalismo Europeo in Italia

, di Francesco Violi

La sfida del Movimento 5 Stelle per il federalismo Europeo in Italia

Queste elezioni hanno certificato, senza ombra di dubbio, il trionfo del Movimento 5 Stelle. Il successo del M5S ha superato le attese della totalità dei sondaggisti: circa 8’700’000 voti alla Camera per un rapporto del 25,55% dei voti, circa 7’300’000 al Senato con il 23,8% ed in varie circoscrizioni elettorali da solo è riuscito a sorpassare le coalizioni di centrosinistra e centrodestra per numero di preferenze ricevute.

Così il Movimento 5 Stelle diventa necessariamente un interlocutore per il Federalismo organizzato in Italia, dal momento che coloro che aspirano ad essere “l’avanguardia del popolo europeo” non possono ignorare una forza che è diventata, in modo così rapido, il primo partito d’Italia per voti ricevuti in uno dei due rami del parlamento.

Confrontarsi con la realtà

Nonostante questa necessità, il confronto diventa quasi impossibile per colpa di alcuni aspetti intrinseci al movimento, aspetti che costituiscono degli ostacoli formidabili ad una leale collaborazione nel segno dello sviluppo dell’Europa federale.

Il primo ostacolo riguarda lo statuto, o meglio, il “non-statuto” del Movimento. Tra le sue righe, notiamo che l’articolo 4, riguardante “oggetto e finalità”, recita: “Il Movimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.” Teoricamente, quindi, dal momento in cui il federalismo si è storicamente organizzato sulla base di organismi di rappresentanza in un quadro associativo, un qualsiasi membro del Movimento o della Gioventù Federalista Europea non potrebbe aderire al Movimento 5 Stelle, a meno che non tronchi ogni ponte con la militanza federalista. Considerando poi l’avversione che Grillo ha ripetutamente esternato verso altri partiti e movimenti, non è inconcepibile ritenere che nel suo calderone ci possa finire anche il MFE insieme alla GFE.

In secondo luogo, la forma stessa del Movimento rende impossibile un dialogo. Il Movimento ha una massa liquida ed estremamente informe. Non ci sono responsabili, né portavoce, né cariche formali che rappresentino il movimento verso terzi. Ciò rende impossibile confrontarsi con il Movimento come tale, ma permette il rapporto solo con singoli attivisti presi come tali. Per questo motivo, sarebbe conseguentemente impossibile sostenere che il Movimento 5 Stelle sia un partito euroscettico, se non fosse per alcuni dettagli che andiamo ad affrontare.

Infine, se guardiamo al programma, anch’esso caricato sul blog di Beppe Grillo, possiamo osservare che questo riguarda solo le seguenti voci: Stato e Cittadini, energia, informazione, economia, trasporti, salute, istruzione. La voce “Stato e Cittadini” tace sull’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea e ad altre organizzazioni internazionali. Allo stesso modo, la voce “Economia” non dice nulla a proposito dell’appartenenza dell’Italia all’Unione monetaria o del fiscal compact. Programma alla mano, la parola «Europa» sembra assente dall’orizzonte di Grillo e Casaleggio, quasi come se fosse un universo parallelo, intangibile, invisibile, inesistente. Le uniche cose che emergono, le troviamo sul forum, agorà virtuale del Movimento dove ogni militante ha diritto e dovere di lanciare le proprie proposte e discuterle assieme agli altri militanti. Lì vediamo il prevalere di posizioni e proposte più che altro euro-ostili, talvolta intrise di complottismo.

Venendo alle comparsate di piazza e lì Beppe dà il meglio di sé. Oltre a voler ridiscutere tutte le politiche europee, opinione più che legittima, il portavoce nazionale del M5S sostiene che vuole rivedere tutti i trattati dell’Unione ed infine mettere in dubbio l’appartenenza italiana alla moneta unica. Grillo tuttavia non dice che l’Italia debba uscire dall’Euro, ma sostiene chiaramente che sia necessario cambiare la Costituzione per permettere di votare sui trattati internazionali, per poi, ex post, votare sulla permanenza italiana sull’Euro. Sebbene la proposta di introdurre un referendum possa avere una suo logica in un’ottica liberale, è chiaro altresì, che tale mossa, abbia il chiaro scopo di avviare l’Italia all’uscita dalla moneta unica. D’altronde, in diverse occasioni l’ormai “ex-comico” genovese ha sostenuto che l’Euro era una moneta troppo forte per un’economia come quella italiana.

Tuttavia, la maggioranza dei Grillini, secondo un sondaggio apparso su internet recentemente, afferma che voterebbe contro ad un’uscita dell’Italia dall’Euro, anche se subito dopo, molti specificano che voterebbero così in quanto timorosi di effetti collaterali immediati e non escluderebbero un’uscita in tempi più lontani.

L’Europa a Cinque Stelle

In sintesi, il Movimento conosce un solo orizzonte: quello nazionale. La parola Europa non esiste, tantomeno il concetto di cittadinanza europea. Un Berlusconi 2.0 che si professa “Europeista convinto”, ma al contempo tace di Europa, di Unione Europea e di federalismo europeo. D’altronde che utilità ha il federalismo europeo o mondiale, se la soluzione è la democrazia diretta e partecipativa via internet, magari a livello europeo e/o globale? Che bisogno ci sarebbe, in fondo, di un Parlamento o di un Consiglio se, estendendo il pensiero di Casaleggio e Grillo, un qualsiasi cittadino Europeo può teoricamente votare via internet ogni proposta della Commissione e di ogni altra istituzione, partendo dalle cessioni di sovranità fino alla tracciabilità degli alimenti? Se avessimo votato per le elezioni europee, anziché per le nazionali, probabilmente non sapremmo neanche in che gruppo europeo il M5S s’iscriverebbe. Forse assieme ai Verdi, forse al gruppo Pirata (qualora nascesse), molto probabilmente, s’iscriverebbe ai “Non-iscritti”, in mancanza di analoghi “5 Stars Movement”, “5-Sterne-Bewegung”, “Mouvement 5 étoiles” o “Movimiento 5 Estrellas”.

Nel discorso grillino “L’Europa” quando non è esclusivamente “burocrazia, banchieri e mercato”, diventa un benchmark positivo ogni volta che si debbano far notare le criticità italiane, dalle direttive non rispettate, ai problemi di gestione e smaltimento dei rifiuti. L’idolo da abbattere viene usato anche come arma contro gli avversari politici.

Una storia tutta da scrivere

Non so quanto il nostro messaggio politico possa entrare nella vulgata grillina. Se guardiamo ad un precedente storico, come può essere considerato quello dei Verdi tedeschi, vediamo che essi, da forza di protesta anche anti-europeista, si sono trasformati, nel corso degli ultimi decenni, nella forza più europeista del panorama politico tedesco, ed uno dei partiti che conta, in rapporto al totale dei tesserati, più militanti della JEF. In fondo, non credo che a nessuno dispiacerebbe vedere qualche esponente di punta del M5S, o perché no, lo stesso Grillo, visitare la tomba di Spinelli a Ventotene ed esprimersi a favore di un’Europa Federale

La strada è appena all’inizio. Le dichiarazioni di Grillo fanno prevedere che sarà un rapporto molto lungo e burrascoso. Ma chissà che un giorno le idee euro-federaliste non conquistino anche il nostro futuro interlocutore genovese. Magari sì, magari no. Magari potrebbero diffondersi a macchia d’olio tra gli amici 5 Stelle, senza tuttavia lambire le convinzioni del portavoce nazionale. Anche se così fosse, che importanza avrebbe?

In fondo, nel Movimento “Ognuno vale uno”, o no?

Fonte immagine Flickr

Tuoi commenti
  • su 3 marzo 2013 a 02:06, di Ness1 In risposta a: La sfida del Movimento 5 Stelle per il federalismo Europeo in Italia

    Non so quanti leggeranno questo commento ma vi dico questo:

    Sono un federalista della prima ora, un anti-nazionalista fanatico proprio, un internazionalista sfegatato, un globalista.

    Ma ragazzi, apriamo gli occhi, l’euro non può essere un dogma.

    Comprendo che il dibattito sul federalismo si svolge principalmente fra ragazzi della media-alta borghesia ma l’austerità sta MASSACRANDO i ceti popolari di cui anche io faccio parte e senza vergogna.

    Certo, esiste un rischio remoto che il ritorno a valute nazionali rinforzi i nazionalismi e stimoli l’autarchia.

    Ma se restiamo forzosamente nell’euro in condizioni insostenibili il nazionalismo non sarà una possibilità ma una certezza, come rifiuto all’austerità.

    Non siamo la Germania, non possiamo avere un economia tedesca in poco tempo schioccando le dita, perchè l’Italia non ha un welfare universale, e la gente non sa come mangiare regolarmente e scaldarsi, LETTERALMENTE.

    LA Merkel ha gravi colpe, non meno della nostra classe politica, è troppo facile imporre l’austerità agli «elettori degli altri».

    Non pontifichiamo ingenuamente sulla Merkel, è umana e guarda al consenso interno, i tedeschi non sono disposti a trasferire alle zone povere d’Europa.

    Prima facciamo gli europei e poi forse dopo potremmo avere una moneta unica.

    Abbiamo fatto prima il tetto e poi la casa, ne.l’illusione che la solidarietà sarebbe arrivata per forza di cose. Così non è stato.

    Ripeto, prima facciamo gli europei.

    Come? Plurilinguismo dall’infanzia, canale televisivo europeo unico, erasmus universal a partire dalle scuole medie.

    Non c’è solidarietà se c’è pregiudizio fra europei, se non c’è conoscenza, scambio, mobilità, intreccio di vite.

    È questo nella massa popolare manca.

    Io sono eccezione giusto perchè ho famiglia in mezza Europa è ho naturale sentimento sovranazionale.

    Ma la maggior parte del proletariato e della piccola borghesia nasce, cresce e muore nel suo paesino o città.

    Non può avere ne visione ne sentimento europeo.

    Questo sentimento va creato, ma l’euro insostenibile lo distrugge.

    Si tratta solo di prenderne coscienza.

  • su 14 marzo 2013 a 20:21, di Francesco Violi In risposta a: La sfida del Movimento 5 Stelle per il federalismo Europeo in Italia

    Caro Ness1, per prima cosa, vorrei ringraziarti per il commento. Il Movimento Federalista Europeo è sempre stato fra i maggiori critici di come è avvenuto il processo di creazione dell’Unione Monetaria. Basta cercare le risoluzioni e le mozioni approvate in quegli anni, per leggere che da un punto di vista federalista non era opportuno «fare l’unità monetaria senza prima aver fatto l’unità politica». Nonostante queste debolezze intrinseche, che tuttora sussistono e la difficoltà con cui le istituzioni cercano di dipanare la matassa creatasi, oggi difendiamo l’Euro perchè, nel bene e nel male rappresenta il principale simbolo dell’unità europea e personalmente ritengo (come molti altri oltre a me) che smantellare la costruzione della moneta unica non significherebbe altro che la morte del progetto europeo, oltrechè un salto nel buio. Per questo riteniamo che sia decisamente preferibile usare gli strumenti che abbiamo per creare il consenso verso un sistema di trasferimenti, una politica economico-industriale europea, una politica sociale. Creare, non distruggere. Parlare di Europa vuol dire, come dici giustamente tu, andare a scontrarsi costantemente con la refrattarietà di molte persone, che nell’Europa non vedono altro che le istituzioni costantemente rappresentate sui media e non vedono anche il rovescio della medaglia: la pace, la libera circolazione (anche e soprattutto delle idee) il cosmopolitismo. Hai ragione quando dici che bisogna fare gli europei, ne sono, ne siamo conspevoli e alcune delle proposte che poni tu sono anche nella nostra agenda. Non so se tu sia un attivista 5 Stelle, ma personalmente sarei interessato a confrontarmi su queste proposte per l’Europa e la cittadinanza Europea. Tuttavia, nonostante le mancanze dell’Unione Monetaria, non credo sinceramente che il problema della nostra economia nazionale sia la valuta. Penso invece, che l’Euro, assieme alla globalizzazione, abbia semplicemente messo in luce molte delle nostre difficoltà interne. Io sono dell’avviso che sia la burocrazia pletorica ed inefficiente ad uccidere le nostre imprese, così come le tasse sul lavoro troppo alte, la pubblica amministrazione che non paga i fornitori, il credito che non circola per via della sottocapitalizzazione delle banche, la giustizia di una lentezza esasperante che non garantisce la certezza del diritto, la corruzione dilagante che toglie risorse ad ambienti produttivi, la mancanza di investimenti in settori ad alto valore aggiunto. Abbandonare l’Euro non risolverà di certo questi problemi ed avrebbe solo un effetto destabilizzante, a mio modesto parere.

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