9 maggio 2010
Sessant’anni fa la dichiarazione di Robert Schuman ha cambiato il corso della storia europea. Tale dichiarazione ha avuto il merito di essere concisa e chiara, coraggiosa, nonché al contempo visionaria e realistica.
“L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.”
La proposta di unificare la produzione di carbone e acciaio di Francia e Germania ha reso i due Stati reciprocamente dipendenti per il benessere comune, facendo sì che condividessero lo stesso destino.
“La fusione delle produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea…”
Il loro esempio era destinato a essere seguito da altri. La nuova comunità del carbone e dell’acciaio è stata fin dalla sua istituzione “aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi”.
“Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni. Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace.”
Trascorsi sessant’anni, dopo molti successi e qualche fallimento, l’obiettivo di Robert Schuman e di Jean Monnet di creare una Federazione europea appare ora più vicino. La sovranità è ampiamente condivisa all’interno dell’Unione europea, la cui architettura costituzionale ha molte caratteristiche federali. La recente entrata in vigore del trattato di Lisbona ha ampliato le competenze dell’Unione e rafforzato i poteri delle sue istituzioni. Eppure la costruzione di un’Europa federale è tuttora in atto. Resta ancora molto da fare.
Il mercato unico deve essere ancora completato, non da ultimo nel settore dei servizi, della proprietà intellettuale, della ricerca scientifica e dell’energia.
Il sistema finanziario va reso più trasparente, vivace e avanzato, per dotare l’UE delle risorse finanziarie di cui ha bisogno onde raggiungere i propri obiettivi politici e rispondere alle aspettative dei propri cittadini. L’Unione europea deve rafforzare la capacità di accrescere le entrate, ottenere e concedere prestiti, allo scopo di incentivare gli investimenti a favore di beni pubblici europei quali l’istruzione, le tecnologie ecocompatibili e le infrastrutture.
La politica di bilancio dell’UE deve promuovere la ripresa economica dell’Europa. Nell’ambito dell’imminente revisione intermedia del bilancio e nella progettazione del nuovo quadro finanziario pluriennale a partire dal 2013, è opportuno trasferire la spesa dal livello nazionale a quello federale laddove sia possibile realizzare economie di scala e ottimizzare i costi o allo scopo di ovviare alle disfunzioni di mercato. Questo vale particolarmente per il settore militare, dove l’Agenzia europea per la difesa mostra la via da seguire. Per contro, laddove la spesa dell’UE non è più adeguata, le tesoriere nazionali dovrebbero intervenire in misura maggiore.
Gli attuali negoziati sul rafforzamento del quadro normativo per il settore finanziario dovrebbero mirare da ultimo all’istituzione di un supervisore unico per l’UE in relazione ai servizi finanziari transnazionali.
Non è sufficiente tornare alla rettitudine fiscale e destreggiarsi con il Patto di stabilità e di crescita. Attualmente è assolutamente necessario un governo economico, soprattutto nell’ambito dell’eurozona, che disponga di sufficiente autorità esecutiva onde obbligare i governi statali ad adottare politiche economiche di rafforzamento reciproco, nel contesto di una strategia generale comune volta al duplice obiettivo della stabilità e della competitività.
Esortiamo la task force istituita sotto il controllo del Presidente Van Rompuy a emulare la dichiarazione di Schuman in termini di coraggio e chiarezza d’intenti. I membri del Consiglio europeo devono accettare la responsabilità individuale e rispondere delle loro decisioni collettive.
Il servizio europeo per l’azione esterna deve essere istituito quanto prima ed essere dotato di tutte le risorse necessarie a correggere le attività esterne dell’Unione, attualmente disarticolate e non coordinate. La Commissione e il Consiglio devono mettere da parte le loro gelosie istituzionali e seguire la logica del trattato di Lisbona riguardo all’istituzione di un servizio diplomatico comune capace di trasformare l’Unione in un prestigioso attore sulla scena internazionale.
Gli Stati che hanno la capacità militare e la volontà politica dovrebbero prendere subito l’iniziativa per costituire una struttura di difesa integrata su base permanente, come previsto dal trattato di Lisbona.
Il Parlamento europeo deve continuare a potenziare le sue funzioni. I partiti politici europei devono darsi un nuovo slancio attraverso campagne tese a concretizzare la cittadinanza europea e sostenendo lo sviluppo di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia. Appoggiamo con vigore la proposta di istituire un collegio transnazionale per un certo numero di deputati al Parlamento europeo, in tempo utile per le elezioni del 2014.
Noi sottoscritti, presidenti delle due organizzazioni federaliste d’Europa di più antica fondazione, invitiamo le istituzioni dell’Unione europea e i parlamenti nazionali a rievocare la motivazione alla base della dichiarazione di Schuman e a confermare la missione dell’UE a favore di pace, solidarietà e allargamento. Ecco le prossime tappe verso la costruzione di una Federazione europea.
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