Risposta ad Angelo Panebianco

, di Giorgio Anselmi

Risposta ad Angelo Panebianco

Egregio Professore,

un Angelo Panebianco vissuto nell’Italia del Quattrocento, guardando ai fatti senza fare apprezzamenti, come Lei ci suggerisce nell’articolo “Razionalità politica ed economica” (Corriere della sera, 28/11/2010), avrebbe sicuramente constatato che lombardi, veneti, toscani e tutti gli altri continuavano a considerare la loro appartenenza regionale o cittadina più importante della loro comune appartenenza italiana. Si sa poi come è andata a finire.

Senza confondere giudizi di fatto e giudizi di valore, è altrettanto facile prevedere oggi quale sarà la fine degli Stati nazionali europei di fronte alle vecchie e nuove potenze continentali. I federalisti europei hanno sempre denunciato l’assurda pretesa di creare una moneta senza Stato. Non disturbate il manovratore, ci dissero. Siete solo dei profeti di sventura, aggiunsero altri. Alla prima seria crisi l’ammonimento delle cassandre federaliste è diventato un luogo comune.

Non ci sono che due strade per ricostituire la compatibilità tra razionalità politica e razionalità economica. Trasformare l’Unione europea o, più probabilmente, l’Eurozona in una federazione democratica sovranazionale, dotata di un bilancio adeguato e di un’unica politica estera e della difesa. Oppure tornare alle monete nazionali, decisione tanto costosa che nemmeno i più incalliti euroscettici osano proporla. Lasciare le cose immutate, sperando che passi in un modo o nell’altro la nottata, assomiglia molto al comportamento di quei lontani compaesani di Eduardo che nel bel mezzo delle guerre d’Italia gridavano contenti: “Comanda Franza, comanda Spagna, purché se magna”.

Cordiali saluti

Giorgio Anselmi - Segretario nazionale del Movimento Federalista Europeo


L’Italia del Quattrocento attese quattro secoli prima di unificarsi. Di sicuro io non pretendo di sapere cosa accadrà all’Europa nei secoli futuri. Mi limito a constatare ciò che accade oggi e a darne una interpretazione.

Angelo Panebianco


Egregio Professore,

La ringrazio della Sua pronta risposta. Io non contesto la Sua analisi né pretendo che la Sua interpretazione corrisponda alla nostra. Rivolgevo solo un appunto alla Sua conclusione.

Per tornare ad un esempio storico, credo che uno scienziato politico del Settecento avrebbe potuto facilmente prevedere che la Polonia dei pacta conventa e del liberum veto avrebbe fatto la fine che poi ha fatto, a meno che non si fosse trasformata in uno Stato accentrato sul modello dei suoi potenti vicini. Allo stesso modo penso che un politologo dei nostri giorni debba indicare le due alternative di fronte a cui si trova l’Unione europea, che ho cercato brevemente di illustrarLe.

Onestamente e senza inutili polemiche, mi sembra invece che la Sua difesa dello status quo, che quasi tutti ormai ritengono impossibile da conservare, venga meno al compito weberiano di fare chiarezza intorno all’agire. Due dei si scontrano in Europa: il nazionalismo ed il federalismo. La loro lotta dura da sessant’anni, ma oggi - direbbe proprio Weber - è divenuta un bellum ad internecionem. Continuare a sperare in una loro conciliazione allontana sempre più dalla scienza.

Cordialmente

Giorgio Anselmi

Immagine: bandiere del Movimento Federalista Europeo.

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