Romano Prodi analizza la crisi greca

, di Stefano Rossi

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Romano Prodi analizza la crisi greca

Il 6 maggio 2010, presso il Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri (Torino), il Prof. Romano Prodi, già Presidente della Commissione europea e del Consiglio dei Ministri italiano, ha tenuto una conferenza dal titolo “Il denaro va dove va il potere?”.

La riflessione di Prodi si è svolta a partire dalla crisi greca, un problema piccolo, che non è stato affrontato in modo idoneo e tempestivo. Gli Stati europei, a causa del crescente populismo e a questioni interne di modesta portata, non hanno saputo reagire, come avevano invece fatto per salvare le banche, per coprire un piccolo debito contratto da un Paese, che, bisogna ricordare, rappresenta il 2,6% del Pil europeo, meno di ¼ del Pil del solo lander tedesco che ha spinto la Merkel a rimandare gli aiuti.

Sicuramente, afferma Prodi, c’è stata una manipolazione dei dati, e questo è un problema politico, ma il grande problema è che i paesi europei non hanno affrontato in modo collettivo il problema, hanno rinviato le soluzioni. Il fatto di avere in ogni momento elezioni ovunque in Europa, sta cambiando il senso della democrazia e impone dei tempi talmente brevi che non si affrontano problemi a lungo termine. E questo problema oggi non è solo italiano, ma investe paesi come la Germania, in cui la situazione politica rischia continuamente di essere bloccata dalle elezioni dei Lander, o come gli USA, in cui l’intera riforma sanitaria è stata messa in dubbio dall’elezione di un senatore repubblicano in Massachussetts. Si possono affrontare i problemi dell’Europa con l’orizzonte di 40 giorni? Si chiede Romano Prodi, osservando che ormai l’elemento sistemico dell’Europa è la paura, delle persone e delle merci in entrata. Questo aiuta l’espansione del populismo e genera l’impasse che viviamo. Ma, continua lo statista, non dobbiamo rassegnarci a ciò, perché la democrazia è stata capace anche di fare scelte a lungo termine; se ci arrenderemo, l’economia ad impostazione autoritaria su modello cinese avrà sempre più fascino, perché è capace di guardare al futuro.

Una proposta che ha saputo guardare al futuro è stata proprio quella avanzata da personaggi come Prodi, Ciampi e Delors, che hanno caldeggiato la creazione di un fondo europeo per gli interventi di emergenza. Il problema della Grecia,

...il problema della Grecia non è l’Euro ...

sostiene Prodi, non è l’Euro, ma è il fatto che non ci siano strumenti idonei a controllare e gestire l’unione monetaria. La speculazione arriva dall’America, e può giocare in Europa perché qui non c’è un assetto politico, siamo aggredibili. La Germania, ad esempio, ha avuto un surplus nella bilancia dei pagamenti di 200mld di € negli ultimi anni, perché ha raggiunto un’alta produttività, ma soprattutto perché ha potuto esportare con facilità nei paesi dell’area Euro. La Grecia stava per fallire con 9 mld, e la Germania non poteva metterli? Si chiede Prodi, che conclude: il caso greco è il test per stare assieme; ed è importantissimo, perché l’Europa non può fallire; tornare alla dimensione nazionale sarebbe un disastro.

Il mondo è cambiato, insiste l’ex presidente del Consiglio, non si può tornare alla dimensione nazionale. Dopo la caduta del muro, abbiamo assistito alla caduta del sistema monopolare americano, che sembrava destinato a durare per tutto il secolo. Questo è avvenuto in primo luogo perché gli strumenti adottati dagli USA per imporre il proprio potere, sono

... il mondo è cambiato...

falliti: la guerra in Iraq doveva durare poche settimane, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre con la caduta del muro la Russia è stata, molto stupidamente, umiliata: oggi ha deciso di tornare protagonista e Putin, nonostante le preoccupazioni che lo stesso Elstin paventava agli europei, era l’unico a poter garantire questa rinascita. Infine, abbiamo assistito alla grande ascesa cinese, in particolare alla grande ascesa tecnologica: tra pochi anni, prevede Romano Prodi, i risultati saranno sconcertanti. La Cina è diventata grande con le Olimpiadi (a livello popolare), si è giovata della chiusura dei G8, e con i 2000mld di $ di riserve ora pretendono, a ragione, di essere seduti al tavolo dove si prendono le decisioni internazionali. E se le cose non cambiano, la Cina è destinata a superare l’America: non dimentichiamoci, osserva Prodi, che oggi gli USA devono difendersi da almeno un miliardo di nemici, ossia il mondo arabo; la Cina non ha questi costi, perché non ha nemici. Se le cose non cambiano, l’economia USA avrà la peggio. Se gli Stati Uniti non risolveranno la conflittualità con il mondo arabo, sono destinati a cadere.

Le previsioni, sempre da prendere per quello che sono, dicono che nel 2050 la Cina inizierà a stabilizzarsi come popolazione, e raggiungerà il 40% del pil mondiale, mentre gli USA avranno il 14%, e l’Europa il 5%. Se non modifichiamo la nostra politica, se non ci mettiamo insieme, mette in guardia il relatore, scompariremo dalla storia.

Eppure l’Europa è ancora una potenza economica; ha riequilibrato al suo interno le zone povere e quelle ricche, è stato il più grande cambiamento istituzionale di rinnovamento dello stato. Gli europei sono i più grandi esportatori e i più grandi investitori, ma in molte zone del mondo non sono presenti. L’Europa, in poche parole, ha una forza enorme ma non riesce ad usarla.

L’ex premier ha poi parlato dei grandi cambiamenti avvenuti con l’elezione di Obama: rispetto a Bush, il nuovo presidente americano ha cambiato tutto: dialogo e multilateralismo invece della politica di potenza unipolare, rivalutazione del soft power invece dell’uso del solo “hard power”. Obama ha fatto splendidi discorsi, ma poi ha vissuto una forte crisi di indecisioni. Con lui gli Stati Uniti hanno ricominciato ad avere un ruolo attivo e cooperativo nel medioriente. Ma le elezioni di mid-term potrebbero nuovamente creare un’impasse.

Inoltre, oggi l’Asia e il Brasile sono in netto boom, mentre gli Stati Uniti vivono una ripresa faticosa: i consumi sono bassi e la disoccupazione non diminuisce. L’Europa è ancora più in ritardo. Ma una ripresa europea passa tramite la ripresa della politica europea.

Le carenze più importanti, attualmente, sono la mancanza di una difesa comune, tramite un esercito unico europeo, e lo scarso coordinamento in politica economica. Ma su questo punto, che richiederebbe un leggero incremento del bilancio europeo, nessuno Stato sembra voler cedere: Prodi ricorda che,

...mancano una difesa comune, un esercito europeo, il coordinamento economico è troppo scarso...

quando era presidente della Commissione, aveva proposto l’aumento del bilancio comunitario dall’1% del PIL nazionale all’1,14%, ma anche una così minima modifica non era passata. Neanche con la previsione di un maggiore finanziamento per l’Erasmus, che, ironizza Prodi, non avrà prodotto tanti scienziati, ma ha prodotto tante famiglie, giocando un ruolo importante nella creazione di un orizzonte europeo per le giovani generazioni. In questo momento però nessuno gioca il proprio futuro politico sull’europeismo, perché l’Europa è ancora dominata dalla paura. Ma chi ha paura, è destinato a perdere.

Fonte dell’immagine World Wide Web

Tuoi commenti
  • su 25 maggio 2010 a 16:12, di Bl4ckbenny In risposta a: Romano Prodi analizza la crisi greca

    Scusate l’OT. vi leggo spesso ma la carenza di commenti è deprimente, così mi adopero al riguardo.

    Per quanto mi riguarda sono un eurofanatico sfegatato, tanto che prenderei quasi le armi per fare l’Europa politica ma non sarebbe tanto democratico...

    Vero è che il mio Eurofanatismo è inversamente proporzionale alla mediocrità del sistema italia, e cioè immenso!!!

    Forse, forse con la crisi Greca e tutto ciò che ne consegue qualcuno si sta accorgendo che un unione monetaria senza un unione politica funziona così così, speriamo sia da spinta all’Europa federale.

    Comunque il mio Euroentusiasmo non mi impedisce di essere conscio di un ostacolo insormontabile per un Europa politica...

    La lingua.

    Una lingua comune è l’unica cosa che l’Europa non potrai mai avere democraticamente. Per ovvie ragioni. Ogni popolo vuole mantenere la propria.

    Comunque stati sereni, prima o poi un Europa politica esisterà, forse molto dopo di noi ma esisterà, magari per mano di un manipolo di pazzi rivoluzionari (nel senso buono del termine), chissà magari un nostro pro pro nipote sarà fra di loro!!!

    Spero solo che sia un Europa con una propria identità e non una nazione fotocopia degli USA.

    Per fare un esempio niente «in god we trust» o «farcela da soli» che mi sa tanto di «crepa pure se puoi» o peggio «ti diamo una mano noi a crepare così stiamo più larghi»,

    Insomma niente assistenzialismo ma nemmeno abbandono sociale, difesa dei più deboli, quelli veri, ad ogni costo. La collettività serve a questo. Viva la libertà, che significa anche responsabilità, soprattutto verso gli altri.

    P.S. perchè non mettete su un bel forum di discussione sull’Europa??? magari con banner ben in vista nell’homepege di eurobull.

  • su 27 maggio 2010 a 09:43, di Gruberio In risposta a: Romano Prodi analizza la crisi greca

    Volendo trarre spunto dalle importanti riflessioni del nostro lettore, pur non essendo io stesso l’autore dell’articolo, mi permetto di pronunciarmi su alcune delle questioni sollevate.

    Senz’ombra di dubbio l’attuale crisi greca potrebbe essere adeguato trampolino di lancio per un’evoluzione in senso federale dell’attuale unione europea, ed allo stesso modo concordo come un’unione monetaria, senza un’unione ECONOMICA, non sia adeguata a sfruttare le enormi potenzialità che l’unione di 27 stati offre. L’emissione di titoli del debito pubblico europeo - Union bonds- e l’evoluzione in senso politico reale delle competenze del Parlamento europeo, l’affidamento alla Commissione del ruolo di governo, sono le fondamenta necessarie per i primi passi verso il completamento dell’Unione. Vero obiettivo è unire le capacità economiche della Germania, la stabilità di bilancio, a quelle politiche dell’ormai vetero- istituzionale assetto francese, ovvero il seggio all’ONU che deve diventare il seggio unico dell’UE e non può continuare ad essere affidato ad un singolo stato sui presupposti di vinti e sconfitti della WWII.

    Mi permetto di dissentire brevemente sulla questione della lingua, ricordando semplicemente come India e Cina vedano la coesistenza all’interno dei loro stati subcontinentali una molteplicità di lingue e dialetti (che in India raggiungono la spaventosa cifra di 400!) ma riescano, e siano riuscite, senza dimenticare ciò che questo ha comportato per loro nel raggiungimento, la crisi democratica ecc..., a raggiungere livelli di sviluppo, risparmi, crescita, inimmaginabili. Il sogno europeo non è quello degli Stati uniti d’America, il sogno europeo è quello di un’Europa federale, dove il motto uniti nella diversità e il non dimenticare secoli di guerre è il motore di un’economia e di una politica fondati sulla pace, l’ambiente e l’integrazione.

    Caro Amico, grazie della partecipazione. Per il forum ti consiglio intanto, sperando di fartene lieto consiglio di iscriverti a «gfeaction-subscribe chez yahoogroups.com» , il forum della GFE, di cui diversi membri della redazione dell’Eurobull fanno già parte. Il consiglio di pubblicazzarlo mediante banner potrebbe essere un buon spunto per una delle prossime riunioni ufficiali. Ti ringrazio per il buon spunto di riflessioni e mi auguro continuerai a seguirci su queste pagine on- line.

  • su 28 maggio 2010 a 16:50, di autore In risposta a: Romano Prodi analizza la crisi greca

    Ciao, ogni commento è ovviamente molto gradito: l’idea di far commentare gli articoli è proprio per cercare di creare uno spazio di dibattito e confronto, tra autori e lettori.

    Hai tirato fuori una delle sfide più difficili che l’Europa dovrà affrontare: realizzare quello che nel motto dell’UE è riassunto come «uniti nelle diversità». Diversità culturali, storiche, giuridiche, e anche linguistiche. Sicuramente l’idea di Stato nazionale è strettamente legato alla comunanza di lingua, storia e cultura; ma non bisogna dimenticare che l’Europa sarà qualcosa di diverso da un super-stato nazionale. Anzi, è proprio per superare lo Stato-nazione in maniera pacifica e non traumatica che l’Europa è nata.

    Per quanto riguarda la carenza di un’Europa politica, mi trovi completamente d’accordo: la dimensione politica è necessaria. La politica nazionale, che naturalmente cerca di autoconservarsi, è oggi messa davanti ad una contraddizione che ha cercato di posticipare negli ultimi 50 anni. Potremmo definirla una questione istituzionale (e magari costituzionale), che ad un certo punto andrà sciolta: è, in definitiva, la compiuta trasformazione dell’Europa da organizzazione internazionale a Stato.

    grazie per il tuo commento! Stefano

  • su 1 giugno 2010 a 19:12, di carloceruti In risposta a: Romano Prodi analizza la crisi greca

    il problema della lingua: l’Europa ha bisogno di parlare una sola lingua. È inconcepibile che possa avere un presidente che parla al popolo europeo e solo pochi europei lo capiscono. Per risparmiare dobbiamo chiudere tutte le ambasciate dei 27 stati europei e utilizzare quelle della Federazione europea. Ma per questo occorre non solo l’unificazione politica dell’Europa, ma anche quella linguistica. Idem e ancora più per l’esercito. Nei grandi stati USA, Cina, India, Brasile, Russia ci sono tante lingue o dialetti locali, ma c’è anche una lingua comune. Siano pure permesse le lingue nazionali, ma le leggi, i codici legali, i documenti commerciali, i libri di scuola tecnici devono essere tutti presto scritti solo in inglese. Ora la lingua che conviene adottare per ragioni pratiche è l’inglese. Non per l’Inghilterra, ma perché esso è capito da molti cittadini del globo: USA, Irlanda, Giappone, Australia, India, ecc. Sentimentalmente io preferirei il tedesco o il francese, ma bisogna fare di necessità virtù.

    Una conferma a queste idee la ho avuta quando la signora Margot Wallstrom ha aperto in internet i forum per l’Europa Debate, uno in ciascuna delle 27 nazioni europee, per permettere ai cittadini europei di esprimere le loro opinioni sulla UE. Ebbene tutti i forum nazionali erano uno strazio per la loro miseria. Anche quello tedesco e quello francese. Tutti quelli che potevano scrivevano in quello inglese per potersi confrontare e c’erano italiani, tedeschi, francesi, che scrivevano ivi per sfuggire allo squallore dei loro siti nazionali. Dobbiamo arrivare presto ad una sola lingua europea per evitare di arrivarci dopo milioni di morti per la fame e per la miseria. Romano Prodi nel suo libro LA MIA VISIONE DEI FATTI, dove narra la sua esperienza nella UE, scrive che non riuscì a concludere il brevetto europeo, già allo studio da molto tempo per le rivalità nazionali circa la lingua. Questo è follia! L’Europa è un manicomio! Carlo Ceruti

  • su 17 agosto 2010 a 13:08, di ludwig In risposta a: Romano Prodi analizza la crisi greca

    caro Bl4ckbenny...fai male a essere euroentusiasta e ancora peggio a farlo sulla base di ciò che ti racconta uno dei consulenti della Goldman and Sachs cioè la banca che ha finanziato illecitamente la Grecia per attrarla nella trappola di Maastricht, salvo poi decretarne il semi-fallimento.questo come monito per coloro che non assolveranno gli impegni relativi al pagamento del debito pubblico.buona parte del debito pubblico di uno Stato è posseduto da un altro Stato. questa è l’unica logica che suggerisce gli aiuti reciprochi come nel caso Grecia. per il resto non vi è regola. gli Stati hanno da tempo perso ogni autorità in campo monetario che con l’art. 107 Maastricht è finita definitivamente nelle mani dei banchieri centrali. che sono privati o collegati a gruppi bancari privati.e quindi fanno gli interessi dei privati non certo delle nazioni o dei popoli.ebbene si tutto il debito pubblico che ci affligge noi lo dobbiamo a questi signori che ci minacciano chiedendoci di produrre di più (per consentire loro di rastrellare di più alzando il TUS) o di subire più tasse o più tagli, coem sta accadendo alla Grecia, soccorsa si ma ricordiamolo,sempre sulle spalle dei cittadini UE.«il politico è il cameriere del banchiere» (Ezra Pound)

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