Tempo di crisi

, di Nives Costa

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Tempo di crisi

La crisi economica ormai da settimane riempe le prime pagine dei giornali. Ma da un paio di giorni si è fatta strada tra i titoli principali un’importante azione diplomatica del nostro governo, tesa a convincere i partner europei ad ammorbidire gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2. Sconcerto da parte delle istituzioni europee, mentre da parte italiana si invoca la crisi finanziaria e relativi costi.

L’azione politica, si sa, tende a concentrarsi sul breve temine, e i cambiamenti climatici non sono mai rientrati in questa categoria. E i costi del cambiamento climatico? Sì, costi, perché il cambiamento climatico non modificherà soltanto i nostri paesaggi e le nostri abitudini di vita: avrà anche un pesante impatto sull’economia mondiale. E come calcolare il costo di eventi futuri così complessi e sfuggenti? Secondo le stime dello Stern Report – il rapporto sull’impatto dei cambiamenti climatici sull’economia mondiale presentato dall’economista Nicholas Stern al Governo inglese nel 2006 – mitigare gli effetti del riscaldamento globale e ridurre le emissioni costerebbe l’1% del PIL mondiale. Il prezzo dell’inazione sarebbe

... l’1% del PIL mondiale per mitigare gli effetti del riscaldamento globale ...

addirittura venti volte superiore. I modelli climatici, come quelli economici, non sono bocce di cristallo e queste stime, per via della loro enorme complessità, devono essere considerate come indicative. Ma è chiaro che scegliere di non agire in vista di un magro ritorno attuale avrà un costo sproporzionato nonché insensato.

Ma chi pagherà il prezzo di questo sconvolgimento globale? Il prezzo più alto lo pagheranno i paesi in via di sviluppo, dal momento che il cambiamento climatico sarà

... mitigare, ovvero limitare i danni ...

certamente iniquo. Per diversi motivi: innanzi tutto il degrado ambientale in molti paesi in via di sviluppo e nelle loro megalopoli è già molto avanzato – d’altro canto le stesse industrie nostrane che chiedono a gran voce sconti sulle emissioni di CO2 ormai da anni delocalizzano produzione e relativo inquinamento in questi paesi. In secondo luogo, molti paesi in via di sviluppo si trovano sulla fascia equatoriale, particolarmente esposta a fenomeni ambientali estremi, o sul livello del mare. Sono spesso sovrappopolati, e non dispongono delle risorse per mettere in atto quelle misure di adattamento che vanno sotto il nome di “mitigazione” – che in maniera prosaica significa limitare i danni.

Anche le nostre economie dovranno affrontare serie conseguenze: gli scenari più ottimisti si limitano a considerare danni al turismo e alle risorse paesaggistiche, sparizione dei ghiacciai alpini, emergenze sanitarie come la drastica riduzione delle riserve idriche o la diffusione d malattie fino ad ora considerate tropicali. Le previsioni più estreme parlano di ondate migratorie dovute all’allagamento di vaste aree abitate, proliferazione di conflitti locali per le risorse e cronicizzazione della crisi alimentare mondiale.

Queste le cattive notizie. La buona notizia – a parte il fatto che aumentano le ottime annate del Barolo - è che la tecnologia necessaria per mitigare il cambiamento climatico esiste già. Neutralizzarlo non è possibile, perché è un fenomeno ormai in corso, ma lo si può controllare, limitarne gli estremi. La riduzione delle emissioni di CO2 è un passaggio cruciale.

Dai grandi sistemi, torniamo alla politica nostrana: alla luce di questi dati emerge una visione ristretta di governo e associazioni di industriali con le recenti richieste assolutamente inadeguate ed egoiste. É una di quelle situazioni che ci fa ripetere che per fortuna c’è l’Europa. Ma è un segnale preoccupante di come il

... raggiungere gli obiettivi di Kyoto è l’imperativo, ma la meta sembra lontana ...

sistema economico italiano si ostini a non vedere il potenziale di crescita e sviluppo sostenibile insito nelle tecnologie e nell’energia verde. La strada da intraprendere è chiara, ce la indicano da anni esperti ambientali e anche economisti: investire in ricerca e nuove tecnologie, concentrarsi sulle risorse rinnovabili del proprio paese (in Italia, energia idroelettrica, eolica e solare), eliminare gli sprechi, modificare gli stili di vita. Dalla crisi dei rifiuti a Napoli fino al dibattito sull’immigrazione, non c’è argomento di attualità che non si ricolleghi alla questione ambientale. Un intero sistema economico deve riconvertirsi all’economia sostenibile: è un’opportunità immensa, che altri paesi europei stanno già cogliendo.

L’Unione sembra decisa a mantenere il suo obiettivo di ridurre le sue emissioni del 20%, come prevedono gli accordi di Kyoto, anche se per il momento sembra

... sperare che all’Ue prevalga lo spirito di interesse comune che l’ha animata nei momenti migliori ...

lontana dal raggiungere gli obiettivi stabiliti. Ma resta il fatto che, sul piano internazionale, l’Unione Europea continua ad essere il sostenitore più autorevole del Protocollo di Kyoto. Il prossimo anno, a Copenhagen, si dovrebbe raggiungere un accordo per un’ulteriore riduzione delle emissioni di gas serra. La speranza è che in seno all’Unione, dopo mesi di torpore e ripiegamento nazionale, prevalga quello spirito di interesse comune che ha animato i suoi momenti migliori. In tempi non sospetti, Bob Dylan cantava che i tempi stanno cambiando, e se non ti metti a nuotare affonderai come una pietra.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

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Tuoi commenti
  • su 21 ottobre 2008 a 14:43, di Tradotta In risposta a: Tempo di crisi

    Non c’è alcuna relazione scientifica tra le attività umane ed i cambiamenti climatici in atto. Il clima non è mai rimasto «fermo», ma si muove da sempre, da quando esiste il Pianeta Terra. A fasi fredde e glaciali sono subentrate fasi calde e secche e poi fasi piovose e fasi siccitose e poi ancora fredde e calde. Dove un tempo c’era la TERRA VERDE (Groenlandia) oggi c’è una distesa di ghiacci e neve. E dovo un tempo c’era un terreno fertile e piovoso oggi c’è il deserto del Sahara. Se, come par di capire, le attività dell’uomo sarebbero le responsabili del mutamento climatico attuale non si capisce quale responsabilità possano aver avuto in passato quando non esistevano fabbriche, automobili, centrali a carbone... Capisco l’ideologia dei movimenti «ambientalisti» inquinata da prospettive anti industriali ed anti liberiste, tendenti a colpevolizzare l’uomo di tutti i crimini ambientali, ma mi sfugge perché pure in queste sedi, apparentemente più scientifiche, debba leggere commenti di tenore simile. La scienza ambientale non ammette disquisizioni estemporanee o valutazioni dettate dall’emotività, a maggior ragione se le variazioni climatiche si enumerano in cicli e fasi della durata di MIGLIAIA di anni. Per finire una buona notizia ignorata dai catastrofisti di vario genere: quest’anno la banchisa polare artica ha riconquistato (e con gli interessi) il terreno perduto lo scorso anno a causa dello sciolimento parziale dei ghiacci. Ovviamente i vari organi di «informazione» (sia italiani che europei) hanno volutamente taciuto la cosa per evitare che qualcuno, come il governo italiano mettesse in dubbio le tesi catastrofiste che vogliono le attività indusrtiali sempre sul banco degli imputati

    Saluti Marco Cantini

  • su 21 ottobre 2008 a 18:32, di ? In risposta a: Tempo di crisi

    Caro Marco,

    ognuno è libero di pensarla come vuole, ma affermare che non esiste relazione scientifica tra attività umana e il fenomeno noto come riscaldamento globale è falso. La comunità scientifica è quasi unanime su questo punto. Dopo di che, tu puoi tranquillamente ritenerla inaffidabile.

    Per ulteriori informazioni

    http://unfccc.int/essential_background/feeling_the_heat/items/2918.php

    Nives

  • su 21 ottobre 2008 a 19:53, di Sara In risposta a: Tempo di crisi

    Caro Marco, ma come te molti altri,

    continuare ostinatamente a negare la responsabilità dell’uomo nell’alterazione del clima globale, è un atto di profonda incoscienza, come lo è il divulgare notizie false dalle quali dipende la sorte di molte persone. Questo atteggiamento è il risultato di un’informazione approssimativa che non va alla fonte scientifica della notizia, ma si limita a riportare OPINIONI. Noi non vogliamo opinioni in questo campo. L’IPCC, l’organo scientifico delle Nazioni Unite, ha messo nero su bianco nell’ultimo rapporto ai governi, che il global warming è direttamente collegato all’attività umana. Internet, Google, e si legge il rapporto. DIRETTAMENTE. Non credo che scienziati di tutto il mondo perdano il loro tempo a redigere cavolate. Farebbero molto meglio a dirci che va tutto bene, no?? I stra-citati (a sproposito) casi della Groenlandia o Sahara sono semplici strumenti retorici, anche in qst caso totalmente campati in aria, visto che il paragone non sta in piedi: QUEI cambiamenti globali che citi (perchè no le glaciazioni???) sono frutto di attività naturali della Terra che si ADATTA per così dire alle esigenze esterne con un lavoro di MIGLIAIA DI ANNI. Ora, il cambiamento che si sta verificando negli ULTIMI DECENNI è troppo rapido per essere frutto di un naturale processo BIOLOGICO della Terra. La terra si potrebbe benissimo adattare a noi, uomini del 3 millennio, industrializzati etc, ma nel corso di migliaia di anni. Noi siamo troppo veloci perchè la Terra ci stia dietro. E lei collassa inevitabilmente. Questi sono meccanismi fisici, alle cui leggi non si sfugge. La questione che mi preme sottolineare, però, non è qll scientifica, che - evidentemente con ingenuità - davo per scontata. Bensì quella più CULTURALE. Sono arci-stufa di sentire la parola AMBIENTALISTA come se fosse una cosa DI SINISTRA. Tutti dovrebbero esserlo, come tutti sono pacifisti. è un paradosso che ci sia gente non ambientalista. Io di certo non sono di sinistra, ma mi occupo di ambiente, e anche qst volta sono rimasta delusa dal governo che ancora «tira indietro» rispetto all’europa. Farsi scudo dell’attuale crisi economica è una cavolata: salvare l’economia a scapito dell’ambiente è insensato come costruire il tetto di una ccasa che si regge su fondamenta marce. è insensato e inutile. L’eco-nomia non esiste se non c’è più l’ECO, la casa, la Terra. Forse sarebbe il caso di ripensare ad un’ALTRA economia, visto che quella fin’ora applicata ha portato solo danni. L’europa aveva iniziato per qst strada investendo QUINDI GUADAGNANDO nelle rinnovabili. L’italia si schiera con i paesi dell’est, non capendo quando qst passo sia essenziale per il rilancio di una nuova economia e di un nuovo rispetto per l’ambiente. Sono troppo amereggiata dalle ultime vicende politiche: ancora una volta si perde l’occasione per cambiare in meglio. Spero solo che l’Italia con la sua ottusità non ostacoli l’Europa, e che sia tirata in avanti da Germania e Francia, o spinta a calci nel culo dalla NUOVA america. Forse così si va da qualche parte.

    Sara

  • su 21 ottobre 2008 a 23:35, di ? In risposta a: Rispondo al sig. Cantini

    Tempo di crisi

    Sono un elettore di destra. E non mi ritengo stupido. La morale del sig. Cantini è forse: «Evviva l’industria! Effetto serra tutte balle? Non dobbiamo preoccuparci»? È scontata e ingenua. Simpatica inoltre questa identità non meglio precisata dei «catastrofisti». Berlusconi è forse un catastrofista? E la Prestigiacomo? O forse tutto il mondo è un brutto cattivo catastrofista, e solo il sig. Cantini riesce a scovare gli oscuri segreti del nostro pianeta? Quest’estate l’estensione della calotta di ghiaccio Artico e’ stata di 2,24 milioni di km2 inferiore alla media minima fra il 1979 e il 2000 (dati l’Universita’ del Colorado del Boulder’s National Snow and Ice Data Center Nsidc). Probabilmente, dei catastrofisti.

    Per prima cosa, è necessario sapere che il clima “non si muove”, come sostiene il sig. Marco, casomai si “autoregola”, e per questo è tanto importante preservarne l’equilibrio. E questa autoregolazione avviene per omeostasi tramite anelli di retroazione autopoietici, fenomeni chimico-biologici che stanno alla base degli ecosistemi e della rete della biosfera: è un po’ differente dal dire “a periodi secchi seguono quelli umidi, a quelli caldi quelli freddi”. Questa è solo una barzelletta sempliciona e consolatoria per chi non è in grado di fare un’analisi complessa dei fenomeni. Certo è più facile sistemare, in un solo colpo, il futuro, la storia biologica del pianeta, le scienze tutte e le nostre responsabilità con le solite trite e ritrite formulette emotive che si possono trovare su qualsiasi fonte mediatica di destra. E questa, in Italia, è un offesa agli elettori come me. «La scienza ambientale – scrive il sig. Marco – non ammette disquisizioni estemporanee o valutazioni dettate dall’emotività, a maggior ragione se le variazioni climatiche si enumerano in cicli e fasi della durata di MIGLIAIA di anni». Non serve un genio per capire che le variazioni sono allarmanti proprio in quanto stanno avvenendo al ritmo di decenni. Ed ecco chi ammette disquisizioni temporanee: «Groenlandia terra verde! Complotto di catastrofisti (tutti di sinistra)! I cambiamenti del clima ci sono sempre stati!» E strano che non abbia tirato in ballo il prof. (ancora per poco) Battaglia, cavaliere nero (finché la sua macchietta faceva share) della climatologia. Ed ecco che il sig. Cantini si è giocato tutte le sue carte. Non un dato, non una spiegazione della realtà effettuale delle cose, niente: un’opinione. Io credo che invece sia Babbo Natale che quando passa con la slitta fa cadere la neve, e se dalle 280 ppm di anidride carbonica che hanno accompagnato la terra da 2 milioni di anni fino al 1920 siamo passati alle 340 ppm (e più) di Co2 nel 2008 saranno i peti delle renne, probabilmente, e non l’uso di fonti fossili. Anche io ho detto la mia: ed è una parola contro l’altra. Ma il tipping point (sopra le 440 ppm), coinvolgerà tutti. Questo è certo. Prima, però, di dire «non è vero», come fa lui, sarebbe bene darsi il tempo di capire perché si afferma qualcosa (nel nostro caso l’inequivocabile legame tra immissione di gas serra dovuti alla combustione fossile, al taglio delle foreste e all’inquinamento oceanico con relativa diminuzione della capacità di assorbimento di questi). Ma di paurosi della verità, si sa, ne è pieno il mondo.

    Mi meraviglio che ancora certi ambienti della destra sfornino gente come il nostro premuroso paladino dell’industria, facendo sfigurare chi, invece, della realtà e dei fatti non ha paura. E conosce le proprie responsabilità. C’è da chiedersi: cosa ha da perdere il sig. Cantini nell’ammettere la causa antropogenica dei veloci (e la questione si risolve tutta nel tempo, cosa che sfugge al solerte lettore) cambiamenti climatici che in questo secolo stanno per far saltare completamente ogni nostra garanzia di un futuro tranquillo e garantito? È simpatico, e tremendamente irritante, notare come la democrazia abbia tolto l’interdetto sulla parola: ognuno può dire la sua. Forse quando il sig. Cantini scopre di avere un tumore va a farsi curare dal giornalaio? O si rivolge all’ospedale, e nello specifico agli oncologi? E perché, se diamo credito agli oncologi, non dovremmo darlo a chi – in un equipe internazionale e QUINDI sovra-partitica come è l’IPCC (da cui provengono gli unici dati oggettivi e verificabili) – ha passato la vita a studiare i fenomeni del clima, della meteorologia, della biologia e della fisica?

    Sono certo che il sig. Marco è un esperto del settore. Come minimo deve essere laureato in fisica, o forse in biologia. Se così fosse mi sembrerebbe strano che facesse ancora appello a giochetti come “GROENLANDIA voleva dire terra verde quindi non c’è da preoccuparsi”, che suona più come notizia da rotocalco stile Studio Aperto che da opinione di una persona capace di conoscere in modo autonomo e complesso la realtà. La fiera delle banalità viene presto smontata e spiegata.

    Sarò paziente: a colui che ignora la complessità del reale, spiego che la Groenlandia (terra verde) è divenuta tale nell’arco di 10.000 anni, con un’ablazione incalcolabilmente più bassa della rapidità dell’ultimo cinquantennio. Il problema non è se è già capitato o se capiterà, ma COME e A CHE VELOCITA’ questo avviene. Tutti sappiamo che le medicine sono veleni, e il loro effetto dipende dalla DOSE che se ne prende! Per il pianeta vale lo stesso. Forse per il sig. Cantini è indifferente il fatto che al giorno (SENZA calcolare Cina e India) immettiamo in atmosfera 7 milioni di tonnellate di Co2 (IPCC; 2005); ma forse è un complotto di scienziati pazzi che sono stati traumatizzati da piccoli dall’industria… Anzi, la fisica stessa è un complotto. E i numeri sono cattivi perché di sinistra! La termodinamica, invece, parla chiaro. Ancora qualche decennio e l’intero sistema Terra salta. Nessun problema per il pianeta, che si autoregola e assumerà forme sistemiche diverse, ma per noi sì, perché possiamo vivere – in quanto esseri recenti – solo con l’atmosfera come l’abbiamo ereditata dopo 4 milardi di anni. Ci sfugge l’ampiezza e l’irreversibilità della nostra azione: uno dei segreti della vita sta nella capacità del Pianeta di scaricare nell’Universo esterno il calore ricevuto dalla radiazione solare e tale scambio si basa sulla “non adiabaticità” dell’atmosfera terrestre: l’effetto serra sta invece rendendo “opaca” alla radiazione termica la nostra atmosfera, invertendo millenari equilibri. A me questi dati non divertono, ma me ne faccio carico. Tirare, invece, il fiato e dire «ma tanto la Groenlandia era verde» è come dire «me ne frego della crisi economica perché tanto è già accaduta nel 1929». Che problema c’è? Interessanti poi le notizie sull’Artico: sarà una cospirazione nazionale contro il sig. Cantini , quella dell’emergenza dello scioglimento dei ghiacci. Saranno sicuramente dei termometri di sinistra, interpretati da scienziati americani, russi, italiani, tedeschi…di sinistra; probabilmente è una finzione anche quella registrata dal satellite NASA, che mostra la perdita in soli tre giorni di 50 km quadrati di ghiaccio lasciando scoperta una costa che era rimasta sepolta dal ghiaccio per più di 4mila anni; i 2,6 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio in meno rispetto alla media minima estiva saranno una montatura. Così come la terra che gira intorno al sole, probabilmente. Il sig. Marco si riferisce, deduco, all’estensione massima dell’aprile 2008, dimenticando che ciò che conta non è l’estensione, ma lo spessore del ghiaccio, perché è quello che termoregola poi la temperatura oceanica e, di conseguenza, una serie infinita di influssi climatici. Non conosce forse il fenomeno fisico dell’albedo, e quindi non sa di cosa parla. Ignora, inoltre, che la perdita di ecosistemi unici – come quello Artico – significa far saltare l’intera catena terrestre. No, lui prende le notizie più comode e ne fa un’ “opinione”, forse utile a convincere sé stesso e a salvaguardare il suo rapporto morboso con l’industria, come se l’industria fosse la vita (per lui forse sì). Il problema, dunque, è grave non solo perché il sig. Cantini si fa interprete di una sciocca tendenza in certi ambienti della destra (che trovano le loro fonti su gazzette di regime quali Libero), ma perché negando l’evidenza (un aumento della temperatura costantemente proporzionale alle ppm di Co2 in atmosfera dal 1980), e non comprendendo COSA significhi davvero l’effetto serra e come la nostra vita domani sarà messa in serio pericolo), compie scelte etiche che mettono in discussione il futuro di tanta altra gente che invece le cose le conosce nella loro dinamica effettiva (scienziati, università, governi…compresa l’onorevole Prestigiacomo e il Presidente Berlusconi, che mai si sognerebbero di negare la causa antropogenica dell’effetto serra, dal momento che nello scorso mandato hanno firmato accordi e clausole per studiare e far fronte al problema).

    Non sa, lo strenuo difensore di un’industria che ha paura di ripensarsi e di migliorarsi per paura di perdere chissà quali privilegi, che le sue fantomatiche e sbrigative fantasie che dovrebbero – in teoria – farci pensare, si smontano da sole se solo uno si degnasse di capire il significato dell’entropia. Sono certo che parole come equilibrio dinamico, non linearità, autopoiesi sicuramente saranno montature di un’oscura sinistra (si sa, Einstein era di sinistra, Eisenberg un rivoluzionario, e la natura stessa una cospiratrice contro l’industria!) non appartengono al suo vocabolario; eppure si sente in diritto di venire a spiegare a tutti voi perché non dobbiamo prenderci cura del nostro futuro ripensando il presente. Pensa, con la cantilena errata e infantile della Groenlandia e del complotto di catastrofisti, di tranquillizzare sé stesso, e di sopire le paure di un’industria incapace di leggere la propria fine qualora non fosse capace di innovarsi. Ma non solo, il sig. Cantini manca di rispetto a tutti gli elettori di destra, come me, che hanno a cuore la propria vita e quella degli altri, avendo il brutto difetto di essere capaci di un pensiero complesso, e non di sparate parapsicologiche utili solo a tranquillizzare gli animi degli incompetenti. Nel prossimo futuro, e intendo tra 5 o 10 anni, la verità emergerà da sola: ma la storia insegna come al momento della crisi, chi di questa crisi è stato la causa (con la propria ostentata ottusità) si nasconde, come un timidissimo coniglio. Come diceva Poincarè (dodici volte candidato al nobel per la fisica), che sono certo il sig. Marco conoscerà, «credere a tutto e dubitare di tutto sono due strategie altrettanto comode: con entrambe si elimina la necessità di pensare».

    Saluti Gabriele

  • su 22 ottobre 2008 a 15:14, di ? In risposta a: Sostenibilità come impegno morale

    Mi pare che alle questioni sollevate ci sia un modo molto più diretto e semplice per rispondere. E’ senz’altro vero che il clima è un sistema dinamico che subisce e ha subito repentini capovolgimenti nella sua «storia», anche senza la presenza umana. Nonostante questa veritiera tesi è possibile obiettare che:

    1) la comparsa dell’uomo è avvenuta in un periodo in cui il clima avrebbe dovuto raffreddarsi (global cooling), mentre ciò che è avvenuto, contrariamente ad ogni previsione, è stato una radicale inversione delle tendenze con l’ inizio di un graduale. Si parla a questo proposito di «Antropocene anticipato» (early anthropocene hypotesis), nel senso che non sarebbe solo l’industria, ma proprio tutta l’attività umana (dal metano prodotto dall’agricoltura stanziale in poi) a produrre instabilità climatica aggiuntiva rispetto agli equilibri naturali. Inoltre c’è da considerare che gli elementi inquinanti nell’aria, in parti per metro cubo (ppm3), hanno raggiunto negli ultimi anni un livello mai visto nella storia del pianeta, nemmeno prima che i nostri antenati iniziassero a scendere dagli alberi per raccogliere e cacciare - possiamo convenire che forse qualche elemento di novità (negativo) il genere umano l’abbia portato, anche solo nel caso in cui abbia rafforzato o smorzato tendenze naturali.

    2) Anche se la pressione distruttiva dell’uomo sull’ambiente non fosse la prima causa del cambiamento climatico, resta il fatto che il disastro imminente è sicuro. Innalzamento dei mari, scioglimento dei ghiacci, conflitti per le risorse, polarizzazione delle ricchezze, circolazione delle malattie, desertificazione sono in procinto di avvenire comunque. Ed il bello è che per la prima volta nella storia, questi disastri non coinvolgeranno un popolo, una comunità, un paese, ma tutto il mondo, nessuno escluso (anche se con effetti diversi, e su questo si potrebbe discutere). Un comportamento più sostenibile e adattativo, uno sguardo più lungimirante non sarebbero ugualmente utili per favorire la pacifica sopravvivenza dell’umanità?

    3) La sostenibilità non è solo ambientale. Oltre ai limiti dello sviluppo (Meadows-Club di Roma), ci sono i limiti sociali allo sviluppo, la tensione tra la crescita economica infinita ed un mondo fatto di risorse finite, l’insostenibilità anche etica del consumismo, la tensione insopportabile generata dalle disuguaglianze globali, i riflessi politici del dominio dei paesi industrializzati sui PVS.

    Questi sono tutti buoni motivi per essere a favore di un mondo più equo e sostenibile. Anche se non crediamo nelle analisi e nella prospettiva ecologista, l’impegno per un mondo migliore e diverso è prima di tutto un imperativo morale.

    Saluti, Simone Vannuccini

  • su 22 ottobre 2008 a 16:09, di ? In risposta a: Tempo di crisi

    Caro Marco Gli ambientalisti che tu chiami con spregio catastrofisti si basano su dati e non suggestioni retoriche come quelle che utilizzi tu. I dati che sono forniti da organismi internazionali sono riconosciuti da tutti gli scienziati che poi si scannano magari sulla loro interpretazione ma NON sulla loro veridicità, e questi dati dicono chiaramente che il riscaldamento globale è derivato dalle attività umane. Da tali attività è derivato anche il buco dell’ozono, altro problema che quando è stato presentato ha subito l’ostracismo che tu riservi hai problemi del global warming, ma che poi è stato universalmente riconosciuto, anche se con un colpevole ritardo decennale, e dopo la presa di coscienza di quel problema e superata una iniziale resistenza dell’industria tutti i costruttori hanno eliminato i componenti nocivi, aumentando la ricerca e trovandone altri sostituivi, e si è arrivati ad oggi in cui il problema del buco nell’ozono non è ancora risolto ma ha smesso di ingrandirsi anche se lo strato di ozono per riformarsi necessiterà di alcuni decenni. Come questo problema è stato affrontato a livello globale e si è trovata la via giusta per risolverlo, lo stesso si dovrebbe fare con il grave problema che viviamo ora e la miopia colpevole dell’industria, che tu strenuamente difendi, è proprio quella di rifiutare la sfida ambientale preferendo un lieve guadagno immediato a scapito di forti costi futuri che invece potrebbero essere trasformati in risparmi se ci si impegnasse a recuperare il tempo perduto dal nostro paese. Il punto non sta tanto nel salvare il pianeta che comunque troverà il modo per autoregolarsi, qui si sta parlando della sopravvivenza dell’essere umano e della qualità della vita possibile. Inoltre vorrei ricordare nel nostro recente passato un altro caso in cui chi puntava lo sguardo su alcuni problemi veniva chiamato catastrofista cioè il caso di Tina Merlin che per anni ha continuato a denunciare la pericolosità della diga del Vajont analizzando il problema e portando dati su dati per dimostrare che lì c’era il rischio concreto che la montagna franasse e ci fosse una strage e puntualmente veniva tacciata di essere catastrofista, la storia le ha purtroppo dato ragione.

    Saluti Roberto

  • su 22 ottobre 2008 a 17:19, di ? In risposta a: Rispondo al sig. Cantini

    Non credevo che mettere in dubbio le granitiche teorie catastrofiste sui mutamenti climatici provocasse reazioni così isteriche e a tratti violente (mi riferisco prevalentemente al buon Gabriele che, tra le altre cose, ci tiene a farci sapere che è «di destra» cosa che non mi sembra importante ai fini dell’analisi in oggetto...).

    Invece preferisco tornare a bomba alle tesi iniziali. Qualcuno dice che la calotta polare artica è arretrata rispetto alla media 1979-1989. Questo arretramento è SCIENTIFICAMENTE imputabile alle attività dell’uomo? E la ripresa della calotta polare avvenuta nel corso del 2008 è SCIENTIFICAMENTE imputabile alle attività dell’uomo? Delle due l’una:
     L’uomo è sempre colpevole di tutto ciò che avviene nel mondo (allora ribadisco la mia domanda rimasta inevasa: come mai, anche nel passato recente - quando non esistavano industrie, automobili e carbone - sono avvenute ere calde, siccitose o di tipo tropicale?)
     L’uomo non è colpevole (oppure lo è ma in misura minima) dei cambiamenti climatici. Allora perché non cercare altrove la causa dei presunti mutamenti climatici

    Studiosi a livello scientifico hanno osservato che la natura segue il SUO corso. Un corso dovuto anche all’attività del sole (a forte attività solare corrispondono variazioni climatiche di vario tipo). Anche le eruzioni di alcuni importanti vulcani hanno avuto la loro parte.

    E’ probabile che anche l’uomo abbia una sua parte in questi cambiamenti, ma proprio perché le variazioni climatiche si studiano osservando un largo spazio temporale, non è accettabile che qualcuno (in questo caso l’IPCC) tragga frettolose conclusioni che «puzzano» di inquinamenti anti industriali ed anti liberisti. Ed è tanto più grave quanti più «allarmi» si creano tra la gente! La scorsa primavera una normalissima alluvione in Piemonte ha provocato l’esondazione di un fiume il quale ha travolto un’abitazione uccidendo il proprietario. L’ideologia imperante (del tenore simile agli scritti di cui sopra...) ha contaminato un giornalista della RAI TV che commentò la notizia addossando le responsabilità dell’accaduto alle attività umane dell’uomo, responsabili, a suo dire, dei mutamenti climatici e quindi dell’alluvione e quindi della morte di questa povera persona.

    Altre «chicche»: abbiamo avuto un mese di giungo piovoso e freddo. Sembra incredibile ma per i soliti sapientoni del clima pure questo risultava anormale e dunque - ancora una volta - è colpa dei mutamenti climatici (e quindi dell’uomo, ovvio). Poi abbiamo avuto un luglio normalissimo: cioé caldo ed umido. Ma anche in questo caso non andava bene. Troppo caldo, poca pioggia= colpa dei mutamenti climatici, colpa dell’uomo.

    Non se ne esce vivi. Spero che i vari Gabriele o chi per loro abbiano una soluzione a portata di mano. In caso contrario saremmo condannati ad un lavaggio del cervello fin dalla tenera età in cui l’uomo, ancora una volta, è colpevole della sua distruzione.

    Saluti Marco Cantini

  • su 23 ottobre 2008 a 16:26, di Jacopo S. Barbati In risposta a: Tempo di crisi

    Sig. Cantini, concorderei in pieno con lei. Se la Terra fosse ferma. Ma dato sì che non lo è, che i continenti si spostano, che la Terra cambia inclinazione dell’asse, punti di perielio e di afelio (non esistono solo rotazione e rivoluzione! Ci sono anche i moti di nutazione e di precessione) e tante altre belle cose, risulta che il Sahara si è desertificato semplicemente perché ha cambiato posizione (molto lentamente tra parentesi, la precessione degli equinozi ha un periodo di circa 26000 anni). Punto. La desertificazione che sta avvenendo utimamente, in pochi secoli, e senza nessuno spostamento sensibile delle zone che stanno desertificandosi, ha quindi cause diverse che quelle naturali. L’attvità umana ha cambiato la composizione naturale dell’atmosfera terrestre. C’è un filtraggio diverso delle radiazioni (=calore) solari e una diversa assimilazione ed espulsione di queste radiazioni. Su questo non si discute; e sta provocando dei cambiamenti climatici che non dovrebbero accadere ora, in questa epoca della storia terrestre. Si legga qualcosa sulla curva di Milanković, forse le sarà tutto più chiaro. Sa qual è la differenza? Nei periodi più freddi (le glaciazioni) l’emissione di radiazione da parte del Sole era inferiore rispetto ai periodi in cui si avevano temperature più alte. Adesso il clima non è più caldo perché sono aumentate le radiazioni solari, bensì perché è cambiata l’assimilazione di queste da parte dell’atmosfera terrestre. Tramite un processo non naturale. Ecco il guaio.

    Saluti

  • su 24 ottobre 2008 a 00:42, di ? In risposta a: Rispondo al sig. Cantini

    Fino ad un anno fa non sapevo niente di specifico. Cambiamenti climatici ed effetto serra non volevano dire più di tanto. Pensavo, come il signor Marco, che fosse una materia troppo complicata e la riducevo a opinioni emotive. E che gli effetti non si vedessero. In realtà ero io che non ero in grado di interpretarli. Che connessione tra una nevicata invernale e l’altezza del fiume in estate? Che legame tra una temperatura di due gradi sopra la media e i parassiti delle piante? Tra le piogge primaverili in ritardo o in anticipo e la raccolta dei frutti? Tra le culture intensive e l’assorbimento di Co2? Le cose, informandomi e volendo capire sul campo, sono cambiate, e ho compreso che la materia è complessa più che complicata, e che non è questione di essere catastrofisti o contro l’industria, ma è questione di capire cosa stiamo facendo, come viviamo, e cosa sta succedendo al clima e all’ambiente. La mail di Jacopo è illuminante. Marco probabilmente dirà che non succede niente, ma in realtà i segnali sono chiari (ciò che oggi è QUASI insignificante domani ha ripercussioni) e, per chi conosce il mestiere, ben visibili e allarmanti, se non ci decidiamo a cambiare modo di vita. Perché, Marco, non c’è connessione tra l’alluvioni e l’effetto serra? Forse perché sono sempre accadute? Con quale frequenza? Con quale intensità? Ma soprattutto PER QUALI MOTIVI? Ti sei mai messo alla ricerca delle cause, capendo il funzionamento DINAMICO del sistema Terra? Le industrie e il liberalismo non c’entrano nulla, e non capisco le paure ossessive di Marco: può esserci un liberalismo anche con la consapevolezza del limite, un liberalismo che non guardi alla crescita e al progresso come alla felicità assoluta (le nostre società dimostrano questa fallimentare identificazione); che non si identifichi con il PIL, come se la mia felicità e realizzazione nella vita dipendesse da quello!; ci sono industrie che stanno decollando, dando migliaia di posti di lavoro, proprio in un’ottica di ecocompatibilità. Eco-nomia ed eco-logia: “legge della casa” e “studio della casa”. La Terra è l’unica cosa da cui non possiamo prescindere. E la situazione, al di là delle molte parole è semplice (così riassumo anche ciò che penso Gabriele volesse dire); milioni di anni ci sono voluti perché il Pianeta immagazzinasse il carbonio in eccesso (così si è formato carbone e petrolio), e in meno di 100 anni spariamo nell’atmosfera tutto quel carbonio: con due conseguenze EVIDENTI: l’acidificazione degli oceani (con morte del fitoplancton e, in caso di estinzione, morte dell’intero ecosistema marino che dal fitoplancton dipende), e aumento della temperatura: qui non ci sono dubbi. È scientificamente provato che mai nella storia della sua evoluzione la Terra ha avuto una concentrazione così alta di Co2 dopo la comparsa della fotosintesi (cioè delle piante; noi respiriamo ossigeno in quanto nell’atmosfera, al nostro stadio evolutivo, era il gas predominante su cui le nostre forme vitali si sono coimprontate). Il problema, comunque, rimane appunto la VELOCITA’ con cui tutto questo accade. Non credo che le persone che hanno passato più di 50 anni a studiare questi fenomeni siano incompetenti, e non sono nemmeno catastrofisti. Questa è una parola stupida utile solo a sé stessi per volersi differenziare senza essere in grado di spiegarne i motivi. In effetti non vedo un dialogo in questo dibattito: Gabriele, Sara, Simone, Roberto portano ragionamenti, mentre Marco spara a zero in nome di industria (quale?) e liberalismo (quale?). Cos’è così difficile da capire? Hai letto qualche libro sull’argomento o sei troppo prevenuto? Chi è, per te, il catastrofista? Lo sono tutti a parte te? Sarebbe bello se mi rispondessi, e non girassi intorno al discorso come hai fatto in risposta a Gabriele… Basta fare un giro sui ghiacciai alpini o informarsi sull’acidità e la salinità dei mari (puoi farlo di persona, basta che vai all’università di biologia di Padova), sulla concentrazione ppm in atmosfera, sull’intensità dei fenomeni estremi (l’energia che entra, se non esce, deve scaricarsi comunque). Insomma, prima di giudicare, bisogna CONOSCERE attentamente i fenomeni. I dati non dicono bugie, né quelli raccolti nel passato remoto né quelli sul presente. Si gioca col fuoco se non si SA cosa significano mutamenti troppo rapidi: significa incapacità della specie di adattarsi, ed essendo l’uomo in cima alla piramide alimentare, nel momento in cui viene a mancare la base (e questo sta già accadendo), tocca a noi. E’ natura questa. Sono dispiaciuta che il signor Marco non voglia capire o abbia paura di ammettere il fallimento non dell’uomo (come dice lui), ma di un certo modo di interpretare la vita e il progresso di questa specie homo. Certo è che se non si cambia, e la termodinamica (lo dico per esperienza di studio) non è un’opinione, per noi non c’è soluzione. La Terra cerca solo di tenersi in equilibrio, niente di personale. MA i conti, in natura, devono tornare. E devono tornare CON I TEMPI della natura. Spero che da questo dialogo tu possa imparare qualcosa, se non proprio cambiare idea, almeno avere il coraggio di conoscere. A presto

    Micaela Pedrini

  • su 2 novembre 2008 a 09:16, di Gianni Comoretto In risposta a: Tempo di crisi

    La leggenda della Groenlandia verde dove oggi e’ ghiacciata e’ appunto una leggenda. Le vallate e i verdi pascoli di Eric il Rosso oggi ospitano una settantina di famiglie di allevatori, qualche fattoria, e il clima che incontrarono i vichinghi è molto simile a quello che c’era a metà del 1900. E’ un’area molto ristretta, non per niente la popolazione totale delle colonie vichinghe in tutta la Groenlandia non ha mai superato le 5000 persone, che conducevano una vita durissima. Con la piccola era glaciale, e soprattutto con il cessare dei contatti con la madrepatria, la colonia si estinse intorno al 1450. Un bel resoconto della colonizzazione vichinga in Groenlandia si trova nel libro di Diamond «Collasso», e sulla voce «Greenland» della wikipedia inglese. Una foto dei verdi pascoli (be’, accontentiamoci) groenlandesi l’ho trovata su http://www.pbase.com/kevinophoto/image/76529985

    Gianni Comoretto

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