Tulipani gialli ed altri fiori dal mondo (VI)

Storia di una straordinaria avventura

, di Claudia Muttin

Tulipani gialli ed altri fiori dal mondo (VI)

CAPITOLO SESTO – I Pionieri

Determinato quanto mai cercai carta e pennarelli, le uniche armi di cui un bambino come me potesse disporre. Non ero pronto ad ammetterlo ma ero persino indignato. Insomma, qualcuno che aveva scoperto prima di noi quanto fosse bello credere nella nostra Europa era orgoglioso dei Ventisette Tulipani. E allora? Che bisogno c’era di tutto quel mistero? Perché nessuno avrebbe dovuto saperlo?

“Toc toc. È permesso?”

“No!”

Vidi il nonno comparire sulla soglia della camera.

“Ho detto no!”

“Ehi cucciolo, cosa succede?”

“Niente”

Mi ero già pentito di essermi rivolto con quel tono al nonno, ma non era proprio il momento giusto. Mi dissi che infondo non c’era motivo di nascondergli le mie preoccupazioni; insomma, non avevo fatto nessuna promessa ed ero pur sempre un bambino! Per fortuna, non servirono troppe spiegazioni perché ad un tratto il nonno balzò in piedi e corse fuori dalla stanza…

“Ma nonno! Dove stai andando?”

“SO CHI SONO! SAMUELE, IO SO CHI SONO! IO E AUGUSTYN LO SAPPIAMO!”

“Eh? Ma cosa stai dicendo?”

Dovetti rincorrerlo per tutta la casa. Rideva, anzi ridevamo. Trovavo piuttosto divertente osservarlo correre qua e là. Mi ero fermato un attimo in soggiorno e lo vedevo passare dalla camera allo studio, dallo studio alla camera, dalla camera al soggiorno, dal soggiorno alla cucina: saltellava, ridacchiava, farfugliava.

Frastornato mi accovacciai sotto il tavolo, sul tappeto rosso che da sempre rappresentava il mio fedele compagno di giochi e mi persi ancora una volta a contare i suoi fili spettinati. Fu in quel momento che sentii giungere un gridolino dallo studio.

“Nonno? Va tutto bene?”

Quasi temendo la sua risposta mi alzai e mi incamminai per il corridoio. Lentamente.

“Corri Samuele. Corri! Ho quello che fa per voi!”

Entrai nello studio e vidi spuntare da dietro la scrivania il viso del nonno. Sorrideva soddisfatto, quasi sogghignava.

"L’ho sempre detto io a tua nonna! Non si butta via niente! Lo vedi? Se non avessi difeso giorno dopo giorno queste cianfrusaglie dalle sue grinfie adesso non potrei fare la felicità del nostro nipotino!”

“Nonno? Mi stai quasi spaventando. Vuoi uscire da lì dietro e spiegarmi di cosa stai parlando?”

“Certo, certo. Ma non stare lì impalato! Vieni qui!”

Mi feci strada tra le scartoffie e lo raggiunsi sul pavimento dello studio. Teneva in mano, orgoglioso, un foglio di carta ingiallita; vi riconobbi un articolo di giornale e fissai il nonno in cerca di qualche risposta.

“Tieni cucciolo, spero sia ciò che cerchi. Non so nemmeno io perché l’ho conservato fino ad oggi”

“Ma nonno… è scritto in olandese, penso…”

“Ah, lo credo bene! L’ho ritagliato con accanto a me Augustyn Van Zucht in persona!”

Benissimo: mio nonno era letteralmente impazzito, inebriato dai ricordi della sua straordinaria amicizia; e le uniche parole che avrebbero potuto lenire il mio tormento erano scritte in olandese. Davvero fantastico. In ogni caso, presi l’articolo che il nonno mi stava porgendo e tentai di carpirne se non altro il senso.

Probabilmente, o almeno per quanto la mia conoscenza dell’olandese mi stava dando ad intendere, quelle righe raccontavano la storia di un mistero svelato, in particolare dell’esistenza di una società segreta di uomini e donne che si facevano chiamare “I Sognatori” e che intraprendevano straordinarie avventure su uno sfondo tutto europeo.

Ad essere sincero, stentavo a cogliere la maggior parte del resto del trafiletto ma ciò che avevo letto mi sembrò più che sufficiente. Se i sospetti del nonno erano fondati allora si doveva trattare di qualcosa – o meglio, di qualcuno – di davvero importante.

Fonte immagine: Flickr

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