Una nuova generazione per l’Unità Europea

Giovani europei, svegliatevi!

, di Lorenzo Marini

Una nuova generazione per l'Unità Europea

La nuova generazione europea deve svegliarsi, e deve farlo rapidamente. L’Europa è in declino e quanto più uno la osserva più si rende conto di quanto il progetto comune si stia consumando sotto la facciata. L’economia è attraversata da fortissime tensioni strutturali tra centro e periferia, augurando un lungo e irreversibile declino, la tensione tra paesi è forte alle alte sfere , mentre a livello di consenso popolareci si interroga sulla viabilità e la finalità del progetto di integrazione. In questo panorama di confusione e perplessità, , i partiti nazionalisti ed anti-europeisti crescono alimentati da un combustibile potente: il senso di impotenza dei cittadini, e la conseguente paura.

Molti cittadini europei non sentono ancora un senso di identità e di appartenenza collettiva, e quella minoranza che invece si riconosce nell’idea di Europa, rimane frustrata dalla mancanza di un reale progetto di creazione si uno spazio politico e sociale comunitario, di un obiettivo collettivo altri che l’apertura e l’integrazione deii mercati. E con pessimi risultati, tra l’altro. I primi sentono di perdere il controllo sul destino del proprio paese, gli altri, spesso bendisposti a diminuire l’importanza della mediazione nazionale, soffrono l’irraggiungibilità delle istituzioni europee, specialmente la Commissione e la Banca Centrale Europea.

L’esperto Thomas Klau ha recentemente affrontato il tema in un articolo per il think tank per il quale lavoro, l’European Council on Foreign Relations. Nel suo contributo, il più interessante a mio parere di tutti quelli raccolti nella sezione ‘Reinventiamo l’europea’, Klau sostiene che sono due le sfide principali che l’Europa deve affrontare per emergere unita e solida dalla attuale crisi di identità. Una riguarda la democratizzazione, la seconda la presa di coscienza di un futuro difficile, indipendentemente dalla strada che si decida finalmente imboccare.

I partiti anti-europeisti crescono un po’ ovunque, gli ultimi a dominare la scena sono stati i Perussuomalaiset (’veri’) finlandesi. Di sinistra o di destra, questi vari partiti combinano generalmente una spiccata attenzione alla situazione sociale dei cittadini (generalmente di coloro che parlano la stessa lingua) ed un desiderio di rifiuto dell’integrazione europea, di rinforzare i confini nazionali. Anche se legittimo, il desiderio di controllo sul proprio destino risulta impossibile da realizzare nella misura in cui le sorti dei differenti popoli d’Europa sono ormai irrimediabilmente legati e interdipendenti, . Considerando in più la povertà di risorse dei singoli stati membri, i vari progetti di rinascita nazionale non possono produrre altro che ulteriore frammentazione e indebolimento. Uno scenario che ricorda il declino delle città stato greche, per intenderci.

L’altra strada è la democratizzazione dell’Europa. Questo è un processo urgente . La perdita di controllo genera paura, la paura genera odio e tutta una serie di altri sentimenti avversi alla collaborazione. Come ho cercato di dire abbiamo bisogno, come giovani (e non) europei, di tutto il contrario. Ma per non lasciare che la paura chiuda gli europei nelle ingannevoli sicurezze dei loro confini nazionali è necessario dare maggiore potere ai cittadini. Oggi più che mai c’è bisogno di processi di leggitimizzazione politica, introdurre i referendum europei, potenziare il ruolo del parlamento europeo e far sí che i media proeittino maggior luce sul livello decisionale continentale e meno su quello nazionale. Questo, ovviamente, include la parziale perdita di potere e sovranità degli stati nazione. Sapere di potere influire a livello continentale creerebbe senza dubbio un senso di appartenenza più forte, evidenzierebbe la realtà della nostra interdipendenza, e soprattutto, permetterebbe di avere un maggiore controllo sulle decisioni economiche, che al momento rappresentano il settore di maggiore convergenza tra gli stati e quello meno democratizzato. Si potrebbe votare per coalizioni di partiti a livello europeo che avanzino le proprie proposte di governance economica per il continente e avere così una maggiore capacità di controllo , invece che affidarci a piccoli stati-nazione le cui scelte di politica economica (penso al destino dei socialisti in Spagna), sono dettate da mercati internazionali e dalla speculazione. Una moneta unica ha bisogno di un progetto economico federale, un progetto economico federale ha bisogno di una integrazione politica più forte, e questa integrazione politica deve essere in linea con le praferenze dei cittadini. Questa è la democrazia, d’altronde. E qua entra in scena il secondo punto di Klau, l’accettazione di un destino più gramo di quello delle generazioni precedenti. Lo stato sociale non ha i mezzi per garantire la pensione ad un’età soddisfacente, i mercati funzionano meglio se deregolati, e sembra che non ci sia uscita all’impoverimento delle classi basse come maniera di far funzionare i paesi. C’è una parte di verità. Abbiamo vissuto sopra i nostri limiti, in un’economia foraggiata dallo sfruttamento quasi totale del globo. Questo sta finendo, altre grandi potenze emergono e oltre a non lasciarsi sfruttare, sottraggonoall’Occidente grosse fette di potere globale. È un fatto, e solo resta il rammarico di non averci pensato prima (tipo una decina d’anni fa?). Bisogna accettarlo a sinistra e a destra, nel migliore dei casi saremo una tra le svariate potenze in un mondo multipolare. Ma solo se riusciremo ad essere qualcosa di più di un’accozzaglia di stati con un’unica moneta, potremo lavorare insieme sulle soluzioni.

Se la democrazia europea arriverà, l’Europa potrà prendere un’altra direzione. Penso, ma è solo la mia opinione, che possiamo costruirci un ruolo nel nuovo ordine globale aprendo strada nel campo delle società sostenibili, della rivoluzione energetica, della localizzazione della produzione e della regolazione dei mercati finanziari. Questo significa rinunciare alla crescita continua, ovviamente, e vivere con standard di consumoinotevolmente più bassi. Ma come dicevo, questa è solo un’opinione. Altri pensano che una ulteriore deregolazione a livello europeo ci riproporrà come piatto appetibile per i mercati grazie alla fiducia generata dall’abbattimento della spesa pubblica (e la fama di svariati secoli di dominazione globale). Ad ogni modo non avremo gli standard di vita e le sicurezze dei nostri padri, ma il mondo cambia. Quale che sia tra le mille possibili la strada scelta dobbiamo agire al più presto per ragionare come un unica entità politica, federata, dove il nostro interesse locale e il nostro interesse continentale possano convergere. Se non ci crediamo, se non lo facciamo, l’Europa come è stata sognata non vedrà mai il giorno, e chi pagherà il salato conto di un tale fallimento saremo noi giovani europei.

Two challenges for Europe’s politicians By Thomas Klau http://ecfr.eu/content/entry/commentary_two_challenges_for_europes_politicians

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