Si è tenuta quest’anno la quarantesima edizione del Seminario di Studi Federalisti a Ventotene, isola che, grazie all’opera di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, diede vita al principio del federalismo europeo. Per il luogo, per le persone, per relazioni, dibattiti ed emozioni, è ancora oggi una delle realtà più affascinanti nel panorama dell’associazionismo politico.
C’è un’isoletta nel mezzo del Mar Tirreno in cui silenzio e tranquillità fanno da padrone, solo l’infrangersi delle onde sugli scogli, i garriti dei gabbiani e il vociare di velisti e pescatori sembrano in grado di interrompere la quiete delle poche centinaia di persone che la abitano. Mai farsi ingannare dall’apparenza, dietro tanta quiete, l’isola gode di una storia interessante e movimentata; fin dai tempi dell’impero romano, fu luogo di confino. La prima a finirvi fu Giulia maggiore, figlia dell’imperatore Augusto, secoli più tardi, anche per via della costruzione di un carcere su un atollo distante due chilometri, toccò all’anarchico Gaetano Bresci, autore dell’assassinio del Re Umberto I, e nel corso del ventennio fascista, a gran parte degli oppositori del Duce, tra cui Sandro Pertini, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Sulla strada tracciata da questi ultimi, ogni estate l’isola viene animata dalla presenza di centocinquanta giovani, provenienti dall’Italia e dal resto del mondo, che si riuniscono per ragionare, approfondire e dibattere il tema del federalismo europeo e i punti dettati nel Manifesto promotore di tale principio. Quell’isola è Ventotene e tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2021, è stata teatro della quarantesima edizione del Seminario di Studi Federalisti.
Un anniversario importante per Ventotene e per tutti i federalisti che renderebbe di certo fiero lo stesso Spinelli, proponente dell’iniziativa; una cifra tonda che coincide con un’altra, gli ottant’anni dalla stesura del Manifesto per un’Europa libera e unita. Il fatto che dopo così tanto tempo, il coraggio, le idee e la passione dei giovani che credono nell’unità europea siano ancora così forti è il primo grande motivo per cui hanno deciso di portare il proprio supporto sull’isola alcune delle più rilevanti personalità del panorama politico europeo, su tutte, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Era il primo giorno di Seminario, l’approdo era avvenuto poche ore prima, ma né il caldo, né la fatica del viaggio, neppure la voglia di poter conoscere i propri compagni di avventura hanno avuto la meglio sull’attenzione del pubblico verso le parole del capo di Stato. Rispondendo alle domande postegli da alcuni dei partecipanti, Mattarella ha rimarcato i valori dell’Europa: libertà, diritti, pace, collaborazione e coesione sociale, gli stessi valori che devono appartenere all’intera umanità. Gli hanno fatto eco l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, che ha sottolineato l’importanza di un’anima europea fondata su tali valori nel fronteggiare le crisi, non ultima quella dell’Afghanistan, e gli europarlamentari Brando Benifei, Sandro Gozi, Fabio Massimo Castaldo, e Guy Verhofstadt. Impossibile non sottolineare come l’intervento dell’ex Primo ministro del Belgio abbia dato una grande scossa ai presenti. Il what did we do in the last fourty years? è stato l’input necessario ad affrontare le relazioni e i dibattiti che hanno svolto il ruolo di protagonisti durante la settimana.
Dall’attualità dei contenuti del Manifesto al sottile quanto marcato confine tra europeismo e federalismo, dalla militanza ai principi dello Stato federale, passando dagli sviluppi di temi di eccezionale attualità quali la rivoluzione tecnologica, la transizione ecologica e la politica fiscale, sono stati vasti ed eterogenei gli argomenti approfonditi tra le mura del Centro Polivalente di Ventotene. All’interno dei gruppi di lavoro sono stati garantiti ampi spazi di discussione in cui, anche per via dei differenti background dei membri degli stessi gruppi, sono emerse opinioni e priorità non sempre coincidenti che hanno consentito di creare confronti vivaci e interessanti. Non si pensi che una volta terminati i lavori le discussioni volgessero al termine, il clima dell’isola stimola a portare avanti le proprie tesi senza sosta, a colazione, pranzo, cena, pure sulla spiaggia davanti a un cocktail ghiacciato. «É in questo modo che si evolve il pensiero personale e si consolidano conoscenze preziose» secondo quanto riportato da alcuni ragazzi. Gli approcci diversi rendono ogni Seminario di Ventotene di un’autenticità difficilmente comparabile, forse questa è la caratteristica più importante di un’esperienza che qualsiasi interessato al federalismo ha bisogno di fare.
Perché, d’altronde, partecipazione non può essere tradotto solo con fisica presenza, ma con interesse, contributo, voglia di cimentarsi e di collaborare. In quella settimana di fine estate, Ventotene diventa partecipazione, diventa il più grande modello possibile per l’Europa degli Stati nazionali che oggi governa l’Unione europea, insegna l’ascolto ed esorta la coesione, riesce a chiarire le posizioni di chi si applica nella politica di partito e di chi ha un’ideologia non perfettamente rappresentata nelle schede elettorali. Nel momento in cui la si lascia, l’isola sprigiona una magia tutta sua e, che si voglia oppure no, acquisisce un pezzetto dell’anima di ogni federalista o aspirante tale che vi ci ha messo piede.
Al contrario di Spinelli, a Ventotene i partecipanti al Seminario, questo come gli altri anni, non hanno raggiunto il fondo della solitudine, non hanno fatto la fame (sebbene, per una peculiarità dell’isola, il piatto forte siano delle semplici lenticchie), ma come lui si sono certamente imbattuti nelle amicizie decisive della propria vita, o come minimo, della propria giovinezza.
Lì dove nacque l’Europa, ogni anno crescono le idee, è granello di sabbia dopo granello di sabbia che si definisce la spiaggia della cultura, della saggezza e, perché no, dell’associazionismo. Guardando sparire l’isola si lascia viaggiare la mente. Si pensa alle nuove persone conosciute, a rincontrarle presto in nome del federalismo europeo, si riflette su ciò che si è imparato e su ciò che si vuole ancora apprendere, e infine, ci si rallegra ricordando che all’edizione successiva del Seminario manchi già meno di un anno.
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