Declassamento dello status diplomatico dell’UE: una relazione transatlantica febbrile

, di Nathanaël Fritz, tradotto da Matteo Cadenazzi

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Declassamento dello status diplomatico dell'UE: una relazione transatlantica febbrile

« Gli Stati non hanno amici, hanno solo interessi » diceva Charles de Gaulle. Questo, Donald Trump l’ha compreso perfettamente. In effetti, in tema di relazioni internazionali, il presidente americano non smette di far prevalere la politica « America first ». È accaduto nell’agosto 2017, quando ha preso la decisione di uscire dagli Accordi di Parigi sul clima, giudicandoli nefasti per gli interessi degli Americani. Ed è sempre in nome della politica « America first » che nel 2018 Donald Trump ha iniziato guerre e conflitti commerciali nei confronti della Cina, ma anche contro l’Unione europea (UE).

Nonostante l’avvio di una « fase di amicizia » tra l’UE e gli Stati Uniti, l’atteggiamento sprezzante – e talvolta violento – di Washington contro il suo « amico » d’Oltreatlantico non si è affatto placato. Infatti, Mike Pompeo, segretario di Stato americano, ha esplicitamente criticato il funzionamento dell’UE in occasione di un discorso all’ONU lo scorso 4 dicembre.

Un mese più tardi, l’8 gennaio 2019, il quotidiano tedesco Deutsche Welle rivela che lo status della delegazione europea a Washington è stato declassato, non considerando più l’Unione europea come uno Stato – come era nel 2016 –, ma piuttosto come un’organizzazione internazionale. Questo declassamento, se non è solo una questione di protocollo, è un segnale politico molto forte, che riflette la tensione che il presidente americano ha creato fra i due continenti.

Tensioni commerciali nella « amicizia » transatlantica

Di fronte all’Unione europea, Donald Trump ha innanzitutto aumentato il costo delle importazioni dell’alluminio e dell’acciaio dall’Europa rispettivamente del 10% e del 25% a partire dal 1° giugno 2018. In seguito a contromisure alquanto moderate da parte della Commissione europea, Washington ha minacciato di imporre una sopratassa del 25% alle importazioni di auto europee. La realizzazione di tali misure non sarebbe altro che il preambolo a una reale guerra commerciale tra il vecchio continente e il nuovo mondo.

Per evitare questa guerra, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si è recato a Washington nello scorso luglio. Ha ottenuto un « cessate il fuoco » e la creazione di un gruppo di esperti impegnati nella negoziazione di un accordo commerciale tale da soddisfare Europei e Americani. Così, nel proprio comunicato congiunto, i presidenti si sono impegnati a lanciare una “nuova fase della loro relazione”, « una fase di stretta amicizia ».

L’Unione europea, criticata sul suo territorio da Washington

Sembrerebbe comunque che lo spirito di questa fase di « stretta amicizia » sia stato offeso il 4 dicembre scorso nel discorso tenuto dal segretario di Stato americano, Mike Pompeo. È a Bruxelles, capitale dell’UE ma anche sede della NATO, che il segretario di Stato ha messo in discussione la capacità di numerose organizzazioni internazionali a realizzare la missione per la quale sono state create. Tra le organizzazioni apertamente criticate figurano l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione africana, ma anche l’Unione europea. A suo dire, « gli interessi degli Stati membri [dell’UE] e dei cittadini lasciano il posto agli interessi dei burocrati di Bruxelles ». Il rappresentante di Washington non ha avuto peli sulla lingua nel puntare il dito contro un’Europa che si preoccupa più dei suoi tecnocrati che dei suoi cittadini. A titolo d’esempio, ha utilizzato la Brexit per designare quello che lui chiama un « campanello d’allarme politico » per Bruxelles. Secondo il ragionamento del segretario di Stato, sarebbe dunque tempo che l’UE s’interessasse della volontà dei suoi cittadini, onde evitare di disgregarsi.

Il disprezzo americano

In particolare, nel suo discorso Mike Pompeo ha indicato che « nulla può sostituire lo Stato-nazione in quanto ente garante delle libertà democratiche e degli interessi nazionali ». Per gli Americani, è necessario dialogare con gli Stati, e non con le organizzazioni internazionali. Queste ultime non possono assicurare gli interessi nazionali, secondo il segretario di Stato. In questo il declassamento dello status diplomatico dell’UE operato da Washington non è una sorpresa, è persino coerente.

Secondo Deutsche Welle, Washington avrebbe declassato lo status diplomatico dell’UE tra la fine del mese di ottobre e l’inizio del mese di novembre. In ogni caso, la rappresentanza europea ha potuto verificare tale condizione soltanto il 5 dicembre 2018, in occasione dei funerali di George H.W. Bush. Le delegazioni straniere sono state chiamate in un preciso ordine cronologico per rendere i propri omaggi all’ex-presidente degli Stati Uniti. E la delegazione dell’UE non è stata la 20esima o la 30esima a essere chiamata, come accadeva in precedenza. È stata la 173esima invitata, ovvero l’ultima delegazione.

Tale declassamento è carico di significati politici rispetto alla relazione transatlantica « di amicizia », che dunque alla fine non è tanto più amichevole di quanto lo fosse nel luglio scorso. Si tratta di una vera ostilità, voluta dall’esecutivo americano. Inoltre, l’8 gennaio, ovvero parallelamente alle rivelazioni di Deutsche Welle, la delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con gli Stati Uniti ha inviato una lettera aperta ai membri del Congresso americano. I deputati europei insistono sul comportamento negativo di Washington nei confronti del suo partner transatlantico. L’attenzione è posta in particolare sul fatto che né l’alto rappresentante dell’UE né l’ambasciatore dell’UE a Washington fossero stati informati del declassamento dello status diplomatico.

Le conseguenze di tale « dimenticanza » di notifica sono considerevoli: l’UE soffre una perdita di credibilità sulla scena internazionale. In effetti, gli Stati Uniti hanno semplicemente ignorato e denigrato l’Unione europea. I parlamentari europei temono dunque che quest’ultima manovra contro l’UE aumenti la frammentazione delle relazioni tra Bruxelles e la Casa Bianca. Sembrerebbe effettivamente che quella che il 25 luglio scorso era stata qualificata da Donald Trump e da Jean-Claude Juncker come una « fase di stretta amicizia » ora sia soltanto un lontano ricordo nelle relazioni transatlantiche.

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