L’Europa e la Russia sono in guerra. Lo sapevate certo. Non stiamo creando allarmismo, anche perché si sa che i cittadini europei e russi non si troveranno nella situazione di spararsi a vicenda per ridefinire i propri confini territoriali.
La guerra è combattuta a suon di sanzioni economiche e sembra peggiorare di giorno in giorno. Il 31 luglio u.s. il Consiglio europeo ha inasprito le sanzioni verso la Russia (vedi la decisione del 30 luglio firmata dall’On. Sandro Gozi) e quest’ultima a sua volta ha reagito limitando le importazioni di alcuni prodotti occidentali (vedi l’approfondimento di Marco Villa). Il popolo ucraino sta vivendo, invece, la guerra che noi europei conosciamo per le proiezioni cinematografiche e i telegiornali e cioè quella dei raid aerei, dei carri armati e delle vittime civili. Con uno sforzo morale immenso è bene comprendere che il destino del suo popolo purtroppo dipende dalla sola riuscita del contenzioso diplomatico tra l’UE e la Russia per la ridefinizione dei confini.
Confrontando le due potenze regionali in competizione possiamo facilmente comprendere che l’economia europea, se si considera il Pil dei 28 Paesi membri, supera di molto quella russa, ma che quest’ultima è una potenza militare (e nazionale) e possiede parecchie risorse energetiche dalle quali l’UE ancora dipende. La negoziazione diplomatica tra i due contendenti non è delle più facili. Incominciamo a valutare lo status del negoziato attraverso l’analisi dell’entità delle sanzioni a oggi applicate. Se da un lato l’UE ha registrato il primo successo nell’incidere sulla transizione democratica del Paese e nel concordare l’accordo di associazione (il quale fin dall’inizio non prevedeva alcuna limitazione agli accordi ucraino-russi!), la Russia ha conquistato la Crimea senza troppe difficoltà e ha minacciato lo smembramento dell’Ucraina. Dunque, se la immaginiamo come una partita di calcio, potremmo dire a questo punto «uno a uno» tra UE e Russia (e meno uno per la Crimea).
Il Presidente del Movimento Federalista Europeo, Lucio Levi, scrive nel suo editoriale sulla rivista The Federalist Debate: “A condition for the solution of the crisis is that Ukraine decides not to join international organizations of which Russia is not a member, such as the EU and NATO”. Il ragionamento di Levi parte della speranza di evitare uno smembramento del Paese causato dai giochi di potere tra i due contendenti. E ci sono, in effetti, delle organizzazioni internazionali che coinvolgono le due potenze regionali e che potrebbero accogliere l’Ucraina, quali per esempio, l’OSCE, il Consiglio Nato-Russia e il Consiglio d’Europa. L’unico punto fermo però sembra essere l’incapacità del popolo ucraino di incidere sul proprio destino, trovandosi senza volerlo a dover scegliere tra l’Occidente e l’Oriente dello stesso continente.
Tornando alla partita, a questo punto è legittimo domandarsi chi sta vincendo e chi sta perdendo. Le sanzioni europee a seguito dell’invasione russa hanno colpito 21 persone fisiche e impedito a quest’ultime di transitare in suolo europeo a meno di eccezioni. I loro conti sono stati congelati a meno di… ecco, forse leggendo attentamente tutti casi per i quali le limitazioni non sono applicate la pochezza della risposta europea diventa evidente. Mentre l’ultimo inasprimento delle sanzioni, avvenuto il 31 luglio, è sicuramente frutto di un cambiamento di strategia politica. Le ultime sanzioni, infatti, prevedono il blocco quasi totale dei rapporti tra l’UE, la Crimea e Sebastopoli, oltre che l’aumento del numero di persone coinvolte nella «lista nera». Tuttavia, se già si sperava nel due a uno per l’UE sotto la Presidenza italiana del Consiglio dell’UE, ecco che sono arrivate le sanzioni russe: stop alle importazioni di carne fresca e lavorata, latte e formaggi, beni ortofrutticoli freschi e secchi e pesce provenienti da USA, UE, Canada, Australia e Norvegia.
Stando così le cose appare scontata l’assegnazione del vantaggio alla Russia. Sì, perché mentre le sanzioni europee, che sono sicuramente efficaci per incidere sulle sorti del conflitto locale, possono essere adeguatamente comprese solo da avvocati esperti in diritto dell’UE, le limitazioni alle importazioni coinvolgono i contadini, la categoria dei trasportatori/vettori commerciali e molti altri rappresentanti della classe sociale media. Ieri la Polonia (e il suo candidato alla posizione di Alto Rappresentante dell’Unione e attuale Ministro degli Esteri Sikorski) ha proposto, a seguito dell’affermazione del ministro dell’agricoltura Sawicki, l’espulsione della Russia dal WTO, dopo la già clamorosa espulsione dal G8.
Dunque due a uno per la Russia e un delicato pareggio tra Sikorski e Mogherini, entrambi papabili per la posizione vacante di Alto Rappresentante, l’uno e l’altra ormai costretti a desiderare la sola linea dura contro il vicino russo.
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