Educazione digitale: conoscere la tecnologia è un diritto

, di Annalisa Nicotera

Educazione digitale: conoscere la tecnologia è un diritto
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Il digitale è diventato quotidianità per chiunque viva nel cosiddetto “primo mondo”. Sebbene strumento importantissimo, specialmente durante la pandemia in ambito educativo e lavorativo, nasconde parecchi rischi per chi non lo sa manipolare.

Per molte persone nei Paesi più industrializzati è difficile immaginare una giornata senza la presenza di quello che noi chiamiamo “digitale” o “strumento tecnologico”. Questi e molti termini affini come “informatica” hanno ormai preso un significato diverso da quello che avevano in origine.

Oggi il digitale è parte integrante della nostra vita. Molti lavori non possono essere svolti senza apparecchiature elettroniche e soprattutto senza l’accesso all’internet. Uscire senza il telefono è ormai diventato rarissimo. Azioni prima molto complicate adesso sono diventate immediate e facili da portare a termine, cosa che ha semplificato molto la vita di coloro che possono accedere a questi strumenti e, al tempo stesso, ha messo in difficoltà quelli che non sono in grado né di usarli o né di reperirli.

Pensiamo ai computer, alla tecnologia, ai dispositivi elettronici e all’internet come qualcosa di democratico ma in realtà non è così. Così come le nuove generazioni meritano e devono esigere il progresso delle tecnologie e la digitalizzazione, le vecchie generazioni devono essere in grado di usarle. C’è una verità sostanziale che gira intorno alla tecnologia informatica: questa è cresciuta così rapidamente che l’utente non è stato in grado di “raggiungerla” e molti sono rimasti indietro. La richiesta di modernizzare istituzioni, per esempio la scuola, non ha accompagnato gli utenti in una transizione verso la digitalizzazione.

Con l’inizio della pandemia di Covid-19 sono cominciate le lezioni online: chi non aveva un computer o un altro dispositivo ha dovuto acquistarlo, spendendo a volte importanti cifre per alcune famiglie, e i professori si sono trovati davanti strumenti che non avevano utilizzato in precedenza incontrando difficoltà che in alcuni casi hanno abbassato la qualità degli insegnamenti. È mancata una educazione digitale, istruzioni all’uso e ai pericoli. Solo dopo anni e anni di utilizzo si è potuto rilevare la pericolosità dell’internet e dei social media se usati impropriamente. Sono stati rilevati aumenti nei casi d’ansia nei giovani ed è stato coniato il termine cyberbullismo. Ma il cattivo uso di internet non influenza solo i singoli ma anche intere comunità. Le fake news hanno permesso la diffusione di informazioni, ovviamente, false e in molti casi pericolose. Dati a rischio, falle nei sistemi informativi delle istituzioni, molti sono i pericoli e le criticità della digitalizzazione.

È dunque questa un male? Un pericolo costante? No, se si sa come muoversi. La connessione ad internet ha accorciato le distanze, ha reso tutti più vicini. Il lavoro si è semplificato e nuove figure specializzate sono nate per poter gestire e migliorare il sistema che oggi si sta ancora scoprendo e migliorando. Dopo l’inizio della pandemia molti lavoratori non avrebbero potuto svolgere il loro mestiere senza questi strumenti. L’accesso al web ha fatto tanto: dato voce a chi non aveva mezzi per condividere le sue idee, reso un semplice video sui social un potentissimo strumento di propaganda e protesta. Il roaming europeo permette ai cittadini che circolano nell’area Schengen l’accesso all’informazione e ad internet. Anche in ciò che è sconnesso dalla rete noi ritroviamo il digitale. La nostra carta d’identità elettronica e la nostra tessera sanitaria sono esempi poco presi in considerazione ma la possibilità di accedere alla propria cartella clinica o accedere ai servizi tramite riconoscimento digitale sono tutte azioni che ci permettono di rendere rapidi quei passaggi una volta dispendiosi di tempo e fatica. Sarebbe difficile tornare indietro e non gioverebbe a molti questa regressione.

Cosa va fatto però per permettere un accesso ed un uso sicuro al digitale? Tutto parte dall’educazione. Nuove e vecchie generazioni, nativi digitali o meno: se si vuole essere utenti e non agire passivamente bisogna educarsi ed educare. Il prossimo passo è pretendere a gran voce moderazione e protezione: leggi europee chiare e coesione negli Stati membri sulla protezione della privacy, la libertà di stampa ma anche il diritto di ricevere informazioni chiare e protezione dalle fonti che diffondono notizie dannose, non lasciare che dati sensibili siano messi a disposizione per il profitto di grandi aziende.

Tutto questo non è semplice da realizzare e molti dei problemi, semplicemente citati e semplificati, meritano lunghi studi per poter trovare strategie risolutive. Ma noi, gli utenti, possiamo agire ora.

Rendiamoci utenti responsabili: comprendere la tecnologia ed essere consapevoli del grande privilegio che questa ci offre, prestare attenzione ai pericoli, essere coscienti delle nostre azioni sul web e di come questo influisca sulla vita, nostra e su tutti quelli che, come noi, abitano l’infosfera e vivono in una società in linea con la digitalizzazione.

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