Guerriglia di dazi

La sfida tra le due sponde dell’Atlantico

, di Davide Emanuele Iannace

Guerriglia di dazi

È una notizia molto recente che il WTO, ovvero l’Organizzazione Mondiale del Commercio, ha dato il suo avvallo per i dazi che il presidente Trump, dopo aver a più riprese dichiarato, vuole imporre contro l’Unione Europea e i suoi stati membri. Per sapere il perché fosse necessario attendere un parere del WTO, basta consultarne il sito: https://www.wto.org/.

Tra le motivazioni segnalate da questo organo per l’approvazione, vi sono stati gli “aiuti di stato” concessi dall’Unione ad Airbus, il mega-consorzio produttore di aeromobili di quasi ogni fascia. Aiuti che, secondo il WTO, hanno in qualche modo sconvolto le normali regole del gioco della competizione contro Boeing, il suo omologo americano. I dazi, quindi, sarebbero arrivati in risposta a questa manovra europea e potranno colpire diversi settori, tra i quali l’export di vini e liquori, manifattura in pelle, prodotti agricoli e pezzi di aeromobili.

Alcuni di questi tangono in particolar modo i paesi dell’area mediterranea, come l’Italia, che ha già espresso serie preoccupazioni per questo tipo di tariffe. Va aggiunto che, secondo alcuni esperti indirettamente citati da Bloomberg, gli Stati Uniti potranno emettere sì sanzioni annue fino a 7,5 miliardi di dollari, ma su un vasto assortimento di prodotti che potrebbero scegliere a rotazione*. Un modo per appesantire il colpo, muovendo l’ascia dei dazi dove sarà più conveniente politicamente e per, in procinto delle elezioni del 2020, attirare i voti di qualche fascia della popolazione americana interessata ad avere meno concorrenza dall’estero.

Un colpo che, allo stesso tempo, potrebbe ritorcersi contro gli Stati Uniti nel momento in cui, casomai la WTO proprio a inizio 2020 decidesse che, così come per Airbus, anche gli aiuti americani a Boeing siano stati irregolari, permetterebbe all’Unione di rispondere a dazi con altri dazi, giusto per dare l’ennesima sciabolata fatale a quel commercio globale che lo stesso WTO sta registrando in calo rispetto alle iniziali previsioni, oramai considerate fin troppo ottimistiche**.

Si potrebbe scrivere molto sui dazi, sul modo in cui verrebbero usati da una parte e dall’altra e sugli effetti economici e sociali che questi potrebbero avere, andando a colpire per cifre non indifferenti l’export di diverse nazioni.

È però interessante porre l’accento sul come si sta rispondendo a questo deciso attacco americano alla libertà di commercio. Prendiamo l’Italia, in cui la Coldiretti ha calcolato un possibile danno di quasi un miliardo di dollari, non certo irrisorio per l’economia nostrana. La prima reazione italiana, da parte del neo-insediato governo, è stata quella di cercare di parlamentare con gli americani, nella disperata ricerca di una soluzione che ci colpisca il meno possibile. E se fosse proprio quella l’idea di fondo degli Stati Uniti?

Se la prendessimo un po’ più alla larga, certo, l’attacco americano sembrerebbe giustificato dall’operato dell’Unione verso Airbus e il suo supporto al consorzio franco-tedesco, nonostante anche Washington operi spesso in senso protezionistico verso il proprio apparato industriale, particolarmente verso l’apparato militare-tecnologico. Non bisogna però dimenticare che Airbus è un’azienda che tra i suoi fornitori conta molti italiani, tra cui Leonardo-Finmeccanica, quindi, a dispetto delle parole che girano nell’etere, non si può pensare che sia un problema puramente franco-tedesco e che non sia giusto che le ripercussioni cadano su altre nazioni dell’Eurozona. La verità, che sta venendo sempre più a galla, è che la commistione di aziende europee è sempre più presente nelle diverse economie del Vecchio Mondo. Difficile che, specialmente in settori in cui son necessarie competenze specialistiche come quello aeronautico, non vi siano collaborazioni, partnership e contratti di fornitura di un certo peso economico.

Porre l’accento solo su un certo settore dell’economia, quale proprio l’agricoltura, non è così casuale. Al contrario, fa parte di quel complesso schema di gioco americano che da sempre prova a tenere unita ma non troppo l’Unione, sfruttando tutti gli strumenti a sua disposizione, tra cui ad esempio la NATO e l’export militare. Colpire l’agricoltura ricorda molto il “dividi e conquista” di romana memoria. Far pesare quello che apparentemente è stato un supporto ai francesi e ai tedeschi sulle spalle italiane. Riducendo il problema, potrebbe sembrare proprio questo. Entrare però nell’ottica per cui Airbus è un’eccellenza europea, e che la sua sopravvivenza alla concorrenza di Boeing è parte degli interessi europei, non francesi né tedeschi, ma europei, porta ad un diverso modo di pensare ad una reazione.

Certo, si può sempre implorare la Casa Bianca di risparmiare i settori sensibili dell’export italiano, ma è l’Europa quella che deve rispondere ai dazi, non l’Italia da sola, né tanto meno comportarsi come un cucciolo affamato in cerca di aiuto. Una casa ce l’ha, e si chiama Unione Europea. La mossa di Trump, se a gennaio il WTO voterà contro gli aiuti a Boeing, sarà probabilmente un boomerang in faccia al presidente. Più probabile che, davvero, decida di scendere a parlamentare. Farlo con l’Italia sarebbe molto più facile, così come farlo con la singola Francia, Olanda o Polonia. Farlo con l’Europa un po’ meno, molto meno.

Questa guerriglia a colpi di dazi, che nella realtà fa male a tutti (non a caso anche le azioni di Boeing son scese di valore, così come quelle di Airbus, dopo la decisione del WTO), porta alla luce i limiti delle strutture economiche contemporanee, ma anche la presenza di legami così stretti che diventa necessario cercare di migliorare tali collaborazioni, rendendole più flessibili e efficaci nel reagire agli shock esterni, piuttosto che tornare a chiudersi nei gusci nazionali, del tutto fuori luogo nel mondo contemporaneo, antiquati e sicuramente più controproducenti che altro. Una risposta unanime, un tavolo in cui siedano dei rappresentanti europei e americani per discutere, questa è una soluzione al problema.

Certo, le basi sono deboli per gli europei. Nemmeno su un caccia di Sesta Generazione ci si è riusciti ad accordare, finendo per introdurre due progetti paralleli. Eppure, collaborazione è ciò che serve. I paesi europei, singolarmente, contano poco. Se perfino l’Iran riesce a tendere una mano all’Arabia Saudita per cercare soluzioni (Vere? False? Non si può sapere, ma come premessa è molto migliore dell’atomica), i paesi europei dovrebbero riuscire a collaborare al fine di rafforzare le strutture comunitarie esistenti, rinnovarle e rivoluzionarle in un’ottica maggiormente federale. Perché in un mondo in cui la Cina schiera armi ipersoniche in una parata che fa tremare il mondo, in cui Putin scherza goliardicamente sulle manomissioni alle elezioni statunitensi, in cui banche cinesi si fanno avanti per acquistare la Borsa di Londra, le scelte si riducono a molto poche, e la maggior parte di queste non portano molto lontano.

I dazi americani sono un pesante costo per l’economia dell’Eurozona, ma come ogni crisi, sono una possibile occasione di crescita. Sedersi uniti al tavolo delle trattative con gli USA vorrebbe dire che l’Unione c’è, è una e colpire un paese vuol dire colpirli tutti. Una reazione compatta, come ad esempio decidere di usare più fornitori europei e meno americani nel campo della Difesa, esattamente come fanno gli americani stessi, potrebbe essere un altrettanto positivo segnale al mondo. Certo, questo sarà possibile solo se le nazioni europee cominceranno a parlare meno di “Io” e più di “Noi”, ricordandosi che l’”Io” italiano, spagnolo, francese o tedesco pesa come una piuma.

E si sa, le piume il vento se le spazza via.


* Baschuk B., U.S. Wins Record $7.5 Billion Sanctions Over EU in WTO Jet Case, in Bloomberg Online, 2 ottobre 2019, https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-10-02/u-s-wins-7-5-bln-sanctions-against-eu-in-wto-aircraft-fight.

** Press Release, WTO lowers trade forecast as tensions unsettle global economy, World Trade Organization, 1 ottobre 2019, https://www.wto.org/english/news_e/pres19_e/pr840_e.htm.

Fonte immagine: Wikipedia.

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