Parliamo di gioventù, di futuro e di come combattere per la giustizia planetaria

I giovani e la giustizia planetaria

, di Guido Montani

I giovani e la giustizia planetaria
Photo by NASA on Unsplash, https://unsplash.com/photos/Q1p7bh3SHj8

A Milano, dal 28 al 30 settembre si svolgerà lo Youth4Climate: Driving Ambition e dal 30 settembre al 2 ottobre la Pre-COP26, un’iniziativa dedicata ai giovani affinché esprimano indicazioni per la COP26 di Glasgow (1-12 novembre). Si tratta di un’occasione importante per discutere ed elaborare le strategie di lungo periodo necessarie per affrontare le sfide ambientali dell’epoca che gli scienziati definiscono Antropocene. Questo termine significa che l’umanità è responsabile della crisi ambientale che può condurre al collasso della biosfera.

I Governi nazionali, in particolare quelli delle grandi potenze, hanno ignorato per decenni gli allarmi degli scienziati, nonostante la creazione della UNFCCCC nel 1992, alla Conferenza di Rio de Janeiro. La conseguenza dell’ignavia dei governi è il progressivo cambiamento di significato del bene pubblico “sicurezza”. Si può morire non solo a causa dello scoppio di una bomba atomica o convenzionale, ma anche per un incendio, per un’alluvione, per il caldo eccessivo e prolungato. Il numero di morti causato ogni anno dalla crisi ambientale è in costante crescita. Gli Stati nazionali sono sorti per garantire la vita e la sicurezza dei loro cittadini. Tuttavia, impiegano più risorse in armamenti e nella competizione per il primato politico planetario di quanto sia necessario per finanziare un efficace piano delle Nazioni Unite per combattere il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità. La politica internazionale è allo sbando.

La Conferenza di Glasgow potrebbe rappresentare una svolta. Molti indizi lasciano pensare che USA, Cina e Unione Europea trovino un accordo per un Global Green Deal. Queste tre potenze contribuiscono a immettere nell’atmosfera il 48% del totale dei gas a effetto serra. Un loro accordo creerebbe l’effetto “locomotiva” che costringerebbe i restanti paesi a salire sul treno. Tuttavia, non possiamo conoscere oggi se un eventuale accordo sia soddisfacente e quali meccanismi istituzionali verranno attivati per impedire che ogni Paese, una volta conclusa la Conferenza, ritorni alla politica del business as usual (BAU), com’è accaduto dopo l’accordo di Parigi del 2015, che non ha arrestato l’aumento di gas serra nell’atmosfera.

Per queste ragioni, non sembra inutile spingere lo sguardo oltre le scadenze imminenti, per individuare una linea politica che possa consolidare ed estendere, se possibile, l’unità d’intenti che potrebbe scaturire a Glasgow. Qui propongo di esplorare l’idea di una giustizia planetaria, un obiettivo che include i maggiori problemi socio-politici dell’epoca dell’Antropocene.

L’idea di una giustizia planetaria si deve tradurre in progetti concreti per rendere effettiva la giustizia come equità, tra individui e tra comunità. Tra i cittadini di uno Stato, la giustizia come equità non è mai un effetto spontaneo della società civile. L’equità implica che esistano le istituzioni della solidarietà, come dimostra la storia del welfare state. Occorre pertanto creare le istituzioni globali – la global governance – necessarie alla realizzazione di progetti che trasformino l’idea di giustizia in solidarietà. Raggruppiamo questi obiettivi all’interno di due grandi capitoli: a) lo sviluppo sostenibile; b) la giustizia internazionale.

Per sviluppo sostenibile s’intendono tutte le attività umane riguardanti la produzione di beni privati e pubblici, incluso lo sfruttamento delle risorse naturali, che siano compatibili con i confini planetari (planetary boundaries), calcolati sulla base degli studi della Earth System Science (ESS); questi confini definiscono una zona sicura per l’azione umana. Ad esempio, per quanto riguarda il cambiamento climatico, il limite è fissato nella concentrazione di 350 ppm di anidride carbonica nell’atmosfera. Altri parametri riguardano l’uso delle acque dolci, l’acidificazione degli oceani, la perdita della biodiversità, ecc. I confini planetari non definiscono delle politiche, ma i limiti entro i quali l’umanità deve operare per non mettere a rischio il futuro della vita sul Pianeta. In questo modo, lo sviluppo sostenibile indica cosa è necessario fare per garantire la solidarietà intergenerazionale; dunque evitare il problema che il filosofo Stephen Gardiner (2011) definisce la “Tirannia dei contemporanei”, quando le persone viventi preferiscono soddisfare i bisogni del momento con eccessive risorse, compromettendo la possibilità delle future generazioni di soddisfare i loro bisogni. Ad esempio, i confini planetari indicano una soglia, già ampiamente superata, per evitare un’ulteriore perdita della biodiversità. L’umanità continua a non essere solidale nei confronti degli animali non-umani, non rispetta la loro vita.

La solidarietà internazionale è il secondo aspetto rilevante per una politica di giustizia planetaria. Il costo per la conversione ecologica dell’economia industriale non deve gravare nella stessa misura sugli abitanti dei Paesi ricchi, già industrializzati, e su quelli in via di sviluppo. I primi hanno inquinato l’ambiente per secoli, i secondi possono evitare di farlo solo se aiutati. I costi del risanamento non devono nemmeno gravare, all’interno dei Paesi industrializzati, sui lavoratori e le categorie produttive che sono costrette a ridurre o rinunciare del tutto all’uso di prodotti nocivi per l’ambiente, come il carbone o alcune sostanze chimiche. In breve, nei prossimi anni le tensioni sociali all’interno delle nazioni e tra le nazioni potrebbero esacerbarsi, provocando crisi politiche gravi, se i Governi non raggiungeranno un Global Green Deal che includa sostegni finanziari sufficienti per alleviare i costi della transizione sia tra le nazioni che all’interno delle nazioni. Riforme marginali della WTO o del Fondo Monetario Internazionale potrebbero non bastare. L’accelerazione della crisi ambientale planetaria richiede un salto di qualità nelle relazioni internazionali. L’Unione europea ha mostrato che popoli nazionali possono convivere e cooperare pacificamente a patto che accettino di condividere alcuni poteri: l’indipendenza nazionale è compatibile con la cooperazione internazionale; il principio dell’unità nella diversità deve diventare la base morale per un mondo pacifico, prospero e rispettoso della natura.

Fortunatamente non si parte da zero. Il Report of the Secretary-General of the UN del 30 Novembre 2018, “Towards a Global Pact for the Environment” contiene le indicazioni necessarie per una coraggiosa ed efficace “Governance Ambientale Globale”. Da questo lungo e argomentato “Rapporto” cito alcuni paragrafi: «Non esiste un’unica e comprensiva normativa nell’area del diritto internazionale ambientale che definisca le regole e i principi generali (§ 3) … I contributi determinati a livello nazionale non sono sufficientemente ambiziosi e se non sono aumentati non consentiranno di raggiungere gli obiettivi climatici globali (§ 28) … La proliferazione degli accordi ambientali multilaterali … ignora l’unità, l’interconnessione e l’interdipendenza dell’ecosistema Terra (§ 80) … La frammentazione istituzionale e la mancanza di coordinamento sono le sfide chiave per quanto riguarda la governance ambientale internazionale (§ 81) … Le lacune riguardanti l’applicazione e l’efficacia del diritto ambientale internazionale sono emerse in molte dispute interstatali, in assenza di una corte ambientale internazionale (§ 90)».

In conclusione, la mia proposta, che sarà giudicata da alcuni un’utopia, è che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite incarichi una commissione di elaborare una proposta di “Costituzione della Terra” che contenga i principi, gli obiettivi politici e le istituzioni per una “governance ambientale internazionale”, che consenta ai cittadini del mondo di appellarsi a una Corte Internazionale Ambientale che oggi non esiste.

La Costituzione della Terra potrà così diventare la stella polare per lo sviluppo sostenibile e la giustizia planetaria. La Costituzione non solo potrà precisare i doveri dei governi e dei cittadini, ma consentirà ai cittadini del mondo di rivendicare i loro diritti per la difesa dell’ambiente presso la Corte Internazionale Ambientale. Senza l’attiva cooperazione dei cittadini del mondo e dei loro rappresentanti, gli obiettivi decisi dalle Nazioni Unite non saranno raggiunti.

Naturalmente la Costituzione della Terra è un progetto che riguarda solo le politiche ambientali. Per le altre politiche, le Nazioni Unite continueranno a operare sulla base delle regole esistenti, ma è sperabile che lo spirito di cooperazione internazionale reso possibile da questa iniziativa si estenda col tempo a tutte le altre politiche internazionali.

Guido Montani è Professore di International Political Economy all’Università di Pavia. È stato Presidente del Movimento Federalista Europeo. Nel 1987 ha fondato a Ventotene l’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli.

Bibliografia e link

UNFCCCC - Wikipedia

Earth System Science - Wkipedia

Stephen Gardiner, A Perfect Moral Storm. The Ethical Tragedy of Climate Change, Oxford, Oxford University Press

Report of the Secretary General: Towards a Global Pact for the Environment

Tuoi commenti
moderato a priori

Attenzione, il tuo messaggio sarà pubblicato solo dopo essere stato controllato ed approvato.

Chi sei?

Per mostrare qui il tuo avatar, registralo prima su gravatar.com (gratis e indolore). Non dimenticare di fornire il tuo indirizzo email.

Inserisci qui il tuo commento

Questo campo accetta scorciatoie SPIP {{gras}} {italique} -*liste [texte->url] <quote> <code> ed il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare paragrafi lasciare semplicemente delle righe vuote.

Segui i commenti: RSS 2.0 | Atom