IL RITORNO DEL FILO SPINATO: LA LITUANIA CEDE ALLA PRESSIONE BIELORUSSA

, di Jacopo Barbati

IL RITORNO DEL FILO SPINATO: LA LITUANIA CEDE ALLA PRESSIONE BIELORUSSA
Waugsberg, CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses...> , via Wikimedia Commons

Nel 2020, nonostante i fatti di agosto e dei mesi successivi, i tentativi di accesso illegale dalla Bielorussia alla Lituania (e quindi all’UE) sono stati “solo” 74. Nei primi 7 mesi del 2021, sono stati oltre 4000.

E non sono bielorussi in fuga dal regime di Lukašėnka: sono per la maggior parte Yazidi in fuga dall’Iraq, dove le condizioni di vita sono ancora durissime dopo essere stati vittime di un genocidio compiuto dai terroristi dello Stato Islamico [1].

CNN riporta che il Governo lituano, per voce del Ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis, sostiene che questi migranti siano giunti in Bielorussia e poi condotti al confine lituano da non meglio identificati “facilitatori”. Sempre secondo Landsbergis, tutto ciò rientrerebbe in una strategia del Governo bielorusso per mettere pressione sul Governo lituano e sull’UE come risposta alle sanzioni UE nei confronti della Bielorussia; del resto lo stesso Lukašėnka aveva dichiarato che non avrebbe “trattenuto nessuno [che volesse entrare in UE]” alla luce di tali sanzioni. La Russia era stata accusata di aver usato una strategia simile ai confini con Norvegia e Finlandia nel 2015.

Sempre CNN ha raccolto la reazione del Governo bielorusso a tali accuse, grazie alle dichiarazioni del Vice Presidente del Comitato dei Confini di Stato della Bielorussia Roman Podlinev, che ha dichiarato che la situazione sarebbe sfuggita di mano ai lituani, i quali avrebbero usato la violenza per impedire ai migranti di attraversare il confine e di chiedere asilo politico. Altri ufficiali bielorussi avrebbero sottolineato come tali migranti siano entrati in Bielorussia da turisti.

Dinamiche simili, seppur in misura minore, si sono verificate anche ai confini con Polonia e Lettonia, con quest’ultima che ha dichiarato lo stato di emergenza, ossia: frontiere chiuse, richieste di asilo sospese, uso della forza fisica autorizzato per il respingimento.

La Lituania, dal canto suo, oltre ad aver offerto 300€ a chiunque voglia tornare volontariamente in patria, ha annunciato la misura estrema: la costruzione di una frontiera fisica, una recinzione di 4 metri di altezza sormontata da filo spinato, che si estenderà su 508 dei 670 km di confine lituano-bielorusso. Il Governo ucraino ha dichiarato che contribuirà allo sforzo lituano inviando 38 tonnellate di filo spinato.

Pur comprendendo le difficoltà di Paesi come Lituania e Lettonia, e ovviamente condannando qualsiasi spericolato uso politico di persone in difficoltà come gli Yazidi, ma per l’appunto in nome della dignità e dei diritti dei richiedenti asilo, l’UE - Premio Nobel per la Pace - non può tollerare o autorizzare in alcun modo respingimenti e/o rimpatri forzati. È inaccettabile che 6 anni dopo i fatti del 2015, le conseguenti recinzioni ungheresi e bulgare, i porti chiusi in Italia e altrove, i migranti bloccati in mare, le pressioni della polizia di frontiera croata, non ci sia ancora uno straccio di politica di immigrazione e asilo europea. Il regolamento di Dublino si è dimostrato inadeguato ma non è ancora stato riformato o superato, e l’istituzione dell’Agenzia Frontex non ha contribuito granché, se questi sono i risultati. È necessario istituire delle procedure comuni per la richiesta di asilo in UE attraverso collaborazioni con gli Stati terzi interessati, analizzarle ed evaderle a livello europeo, creare corridoi umanitari per gli aventi diritto, applicare una strategia condivisa per le frontiere esterne senza mai violare i diritti e la dignità di chi ha l’unica colpa di essere nato dove i propri diritti non sono rispettati.

Note

[1Eurobull ha trattato estesamente l’argomento grazie a un articolo di Giorgia Palladini

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