L’estate 2020 sarà ricordata per vari motivi, dall’assenza delle Olimpiadi all’approvazione di Next Generation Europe. Tra le altre cose però, potrebbe anche diventare l’estate più importante di sempre per quel che riguarda l’esplorazione di Marte. Nell’arco di poche settimane infatti sono ben tre le missioni partite alla volta del Pianeta Rosso, sfruttando la finestra di allineamento alla Terra che si verifica circa ogni due anni. La vera novità è però nella nazionalità delle missioni: se l’ultima delle tre è Mars 2020 della NASA, le altre due sono state Tianwen-1, dell’agenzia spaziale cinese alla sua prima missione interplanetaria indipendente, e Hope, dell’agenzia degli Emirati Arabi Uniti al suo primo lancio verso Marte e in stretta collaborazione con compagnie giapponesi (il lancio stesso è infatti avvenuto da Tanegashima, una delle isole più a sud dell’Arcipelago Giapponese). Un successo per queste due agenzie in ascesa aprirebbe un nuovo scenario non soltanto per l’esplorazione di Marte, ma per tutta l’avventura spaziale, fino a ora dominata da Stati Uniti, Russia ed Europa per quanto riguarda le missioni più grandi, come quelle interplanetarie. Per l’agenzia cinese in particolare avrebbe un significato particolare, visto che è stata costretta a portare avanti la propria ricerca senza la possibilità di collaborare con la NASA per via dell’onnipresente e stupida rivalità tra i governi delle due principali potenze mondiali.
Nell’estate delle missioni marziane è però impossibile non notare l’assenza di due degli attori principali dell’esplorazione spaziale: le già citate Europa e Russia. Ruscosmos ed ESA avevano in programma, in collaborazione, di lanciare una missione per Marte, la seconda ExoMars, dopo il parziale successo del 2016 della prima. Tuttavia, problemi tecnici hanno portato le due agenzie del Vecchio Continente a rinviare il lancio al 2022, quando si riaprirà la già citata finestra in cui il terzo e il quarto pianeta del Sistema Solare si allineano. Al di là di questioni di prestigio, il ritardo di due anni rispetto alle altre agenzie spaziali per quanto riguarda l’avvio di questa nuova stagione di esplorazione marziana non è un costo particolarmente elevato per l’ESA, se paragonato al rischio di un fallimento della missione stessa, se si considera i tempi notoriamente lunghi delle missioni spaziali e, soprattutto, se si considera che, al contrario della NASA, l’agenzia europea ha carta bianca per collaborare e scambiare informazioni e dati con tutti. In altre parole, ciò che verrà scoperto da Tianwen-1 e da Hope sarà d’aiuto anche alla stessa agenzia europea. Il discorso delle collaborazioni d’altronde, con Ruscosmos per quanto riguarda l’esplorazione di Marte ma in generale con tutti gli altri attori, è centrale per il presente e il futuro dell’ESA: Tianwen-1 ad esempio ha sfruttato gli impianti ESTRACK e la base in Guyana Francese nelle fasi di distacco successive al lancio.
Dall’altro lato però, il futuro per l’ESA potrebbe essere diventato più difficile con la recente approvazione del bilancio europeo per il periodo 2021-2027. Tra le voci che hanno subito tagli in seguito alla Brexit e all’approvazione del fondo di recupero post-Covid vi è infatti anche quella dei fondi destinati alla ricerca spaziale, che saranno di 13.2 miliardi di euro, rispetto ai 15 programmati. [1] Questi fondi però non sono l’unica fonte dell’ESA, ma al contrario rappresentavano solo il 23% nell’ultimo bilancio, laddove il 70% proveniva da trasferimenti diretti da parte delle agenzie spaziali nazionali dei vari Stari Membri, soprattutto Francia e Germania, che in due contribuivano al 47% di questa porzione. [2] Per quanto riguarda il Regno Unito e la Brexit invece, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, la collaborazione dall’interno dell’ESA, sia in termini di personale che di risorse, dovrebbe continuare anche con l’uscita dall’UE. Il taglio quindi non dovrebbe interessare tanto le missioni interplanetarie o lunari, ma piuttosto i programmi Galileo e Copernico, che rappresentano l’interesse principale dell’Unione per quanto riguarda i suoi investimenti nell’ESA. I due programmi sono di monitoraggio satellitare della Terra: il primo, Galileo, per la navigazione e il secondo, Copernico, per il controllo ambientale. Al momento però è difficile stimare quale sarà l’impatto diretto di questa ridefinizione del bilancio e, d’altro canto, sarà immersa nei cambiamenti a catena che ogni Stato Membro effettuerà sulle proprie leggi di bilancio in seguito all’imminente crisi economica, che, secondo le più recenti stime di WTO e Banca Mondiale, colpirà il globo come effetto della crisi pandemica .
Nel complesso, a quello che sembra essere l’inizio di una nuova fase nell’esplorazione spaziale con il ruolo principale assunto da nuove agenzie emergenti, l’ESA si presenta in una posizione tutto sommato buona, con collaborazioni avviate da anni tanto con gli attori storici che con quelli nuovi e senza le ingerenze politiche patite da statunitensi e cinesi. Data la forse inevitabile riduzione del budget disponibile, sia dall’UE che dagli Stati Membri, nei prossimi anni a causa della crisi, queste collaborazioni si riveleranno più che mai importanti per l’Agenzia Spaziale Europea per continuare la propria storica avventura, ché più che mai, come ricorda sempre qualcuno, i confini nello spazio non esistono.
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