Parliamo di tampon tax e di alcune delle sfide che si pongono nel futuro

L’Europa della parità che non si concilia con l’Europa verde

, di Mirko Giuggiolini

L'Europa della parità che non si concilia con l'Europa verde
Fonte: Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International, Stilfehler, Feminine hygiene assortment in a Walmart in the U.S., https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Feminine_Hygiene_Products_in_a_Walmart.png

Da tempo immemore le femministe e i femministi chiedono l’abolizione della c.d. “tampon tax”, l’imposta sugli assorbenti igienici, denunciando come sia ingiusto che un oggetto che per i canoni di vita occidentali rappresenta un bene di prima necessità venga tassato. Dopo continue rivendicazioni sul tema, che regolarmente torna ad imporre la sua presenza nel dibattito pubblico, alcuni tasselli hanno iniziato a muoversi, ma non nel verso giusto.

La tassazione sugli assorbenti avviene per tramite dell’applicazione dell’IVA, la cui definizione è sancita a livello europeo dalla direttiva 2006/112, che stabilisce nel dettaglio in quali casi e in quale percentuale rispetto al prezzo del prodotto l’imposta debba essere reclamata, lasciando agli Stati membri dell’Unione europea una discreta autonomia su quest’ultimo punto, consentendo loro di variare le aliquote, pur sempre entro ben precisi limiti.

Entrando nel merito: il titolo ottavo specifica la percentuale minima delle aliquote, dividendole in aliquote normali e ridotte. L’applicazione dell’aliquota ridotta su un dato bene è condizionata alla decisione dei singoli Stati membri che, in ogni caso, possono assumere tale scelta solo per i beni presenti nell’allegato terzo della direttiva, i beni a cui ci si riferisce giornalisticamente e politicamente come “beni di prima necessità”. In questo elenco rientrano l’acqua, i prodotti alimentari e i farmaci.

Fino a qualche mese fa l’allegato terzo, pur contemplando i prodotti medici per la tutela dell’igiene femminile, non annoverava al suo interno gli assorbenti igienici; con la direttiva 2022/542 anche questi sono stati introdotti tra i beni sui quali può essere applicata l’aliquota ridotta. La stessa direttiva ha inoltre aggiunto la possibilità, per gli Stati membri, di imporre un’aliquota pari a zero; mentre in precedenza l’aliquota ridotta doveva essere impostata almeno al 5 % del prezzo del prodotto, ora, grazie al comma 2 dell’art. 98 della 2006/112 modificata, ovvero grazie al comma 6 dell’art. 1 della 2022/542, i singoli Stati possono definire un’aliquota che sia inferiore al 5 % - sempre esclusivamente sui beni dell’allegato terzo - senza un minimo da rispettare.

Conseguentemente, si prospetta ora per il futuro - condizione necessaria ma non sufficiente l’avere dei Governi progressisti - un taglio della tampon tax in vari Paesi europei, fino alla sua progressiva abolizione, già preannunciata dalle recenti decisioni - precedenti la 2022/542 - di Francia (5%), Italia (10%, con la legge di bilancio 2022), Spagna (4%), Irlanda (che ha soppresso l’imposta già diversi anni fa) e altri. Tendenza che potrebbe essere giudicata come estremamente positiva ma che in realtà può rivelarsi abbondantemente nociva per l’ambiente.

Gli assorbenti che dominano il mercato, ossia gli stessi che saranno tassati in modo inferiore o nullo, sono usa e getta e spesso rivestiti con pellicole in plastica; incentivarne l’acquisto diminuendone la tassazione significa annullare il significato della direttiva 2019/904 sul ban della plastica monouso, ed è dunque una decisione che va in contraddizione con la linea scelta dall’Unione per la tutela dell’ambiente, oltre che una rivendicazione politica in contrasto con la battaglia ambientalista spesso condivisa dalle femministe e dai femministi.

Esistono molte alternative ecosostenibili - e anche più convenienti da un punto di vista economico poiché riutilizzabili - rispetto agli assorbenti usa e getta, dalla coppetta mestruale (sì disagiante per alcune persone, ma sostituibile con altro) agli assorbenti biodegradabili, da quelli lavabili all’intimo assorbente (delle mutandine solitamente composte da tre strati, uno esterno, uno interno e uno intermedio che assorbe, anch’esse lavabili). Queste alternative sono spesso già sottoposte a regimi di tassazione agevolati, ma il favorire allo stesso modo gli assorbenti usa e getta - molto più diffusi e conosciuti e a volte economici nell’immediato, nonostante l’IVA - li pone in secondo piano. È dunque opportuno chiedersi: l’inclusione degli assorbenti igienici nell’elenco dei beni di prima necessità della direttiva 2006/112 e il probabile prossimo taglio generale e progressivo della tampon tax in più Paesi europei è una reale conquista, oppure è solo il frutto di una visione femminista spesso miope che non si interseca con i valori dell’ambientalismo? Non potrebbe essere scelta ben migliore applicare un ban dal mercato comunitario degli assorbenti usa e getta e, al tempo stesso, favorire le alternative ecologiche?

Tuoi commenti
moderato a priori

Attenzione, il tuo messaggio sarà pubblicato solo dopo essere stato controllato ed approvato.

Chi sei?

Per mostrare qui il tuo avatar, registralo prima su gravatar.com (gratis e indolore). Non dimenticare di fornire il tuo indirizzo email.

Inserisci qui il tuo commento

Questo campo accetta scorciatoie SPIP {{gras}} {italique} -*liste [texte->url] <quote> <code> ed il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare paragrafi lasciare semplicemente delle righe vuote.

Segui i commenti: RSS 2.0 | Atom