I verdi francesi vincono nelle città più grandi, i socialisti stravincono a Parigi e mostrano segni di ripresa politica. Bene anche i repubblicani che si impongono nella maggior parte dei centri medio piccoli, male invece La Republique en Marche di Emmanuel Macron. Al minimo storico l’affluenza, fermatasi al 41,6%.
Dopo che la quarantena ha paralizzato tutta Europa, ricomincia il turbine degli appuntamenti elettorali. In Francia ha finalmente avuto luogo, nel finesettimana, il secondo turno delle elezioni municipali.
Il vero dato che deve far riflettere è quello dell’astensione. Hanno votato infatti solo il 41,6% degli aventi diritto, facendo registrare un record negativo nella storia della Quinta Repubblica, in Francia. Per dare un’idea, si consideri che al secondo turno delle municipali, nel 2014, l’affluenza era stata del 63,55%.
Sicuramente la paura dei contagi e la generale incertezza hanno inciso moltissimo nel tenere i cittadini francesi lontani dalle urne, ma una componente di generale poca fiducia nelle istituzioni democratiche, non può essere esclusa dall’equazione.
Coloro che sono andati a votare, però, hanno mandato un segnale politico chiaro, non solo in Francia.
Europa ed Ecologia, ecco i Verdi francesi
Così come avvenuto infatti in occasione delle ultime elezioni europee, a fare notizia è innanzitutto l’affermazione dei verdi. Il partito Europe, Ecologie, les Verts (EELV), non solo ha mantenuto l’amministrazione di Grenoble, ma si è imposto anche in importanti città come Lione, Bordeaux, Strasburgo, Poitiers, Besançon, Annecy e Tours. Si sono imposti poi alla guida di una vittoriosa coalizione, che includeva anche i socialisti, a Marsiglia.
“La strada verde funziona, non è un evento isolato, ma un movimento che sta cambiando la politica in Europa”, ha dichiarato ad Euractiv Italia Melanie Vogel, membro del consiglio federale di EELV e della leadership dell’European Green Party. Le vittorie in così tante grandi città dimostrano infatti l’evoluzione della sensibilità politica. Anche a livello locale EELV non ha puntato infatti sui personalismi, ma sulla forza del proprio programma politico.
Il più grande successo, continua Melanie Vogel, consiste nel fatto che tutti hanno dovuto far campagna elettorale sulla base delle proposte dei verdi. Anche là dove EELV si è presentato in coalizione con i socialisti, i punti politici del programma non sono stati oggetto di compromessi. “Abbiamo trovato, dove possibile, compromessi sui nomi, ma non su obiettivi, idee e valori” continua Melanie Vogel, “quelli non sono trattabili”. Ciò varrà anche in vista di possibili accordi politici a livello nazionale.
In tanti infatti si chiedono quale possa essere l’impatto di questa “onda verde” sulla politica nazionale francese. La prospettiva più discussa è quella di una possibile nuova coalizione di centro-sinistra insieme al Parti Socialiste (PS), mentre sembra si possa escludere qualsiasi tipo di accordo con La Republique En Marche del Presidente Emmanuel Macron.
Quest’ultimo è infatti accusato di avere posizioni contraddittorie e, in particolare, di aver costruito una propria immagine personale contrastante con la realtà dei fatti. Secondo Melanie Vogel c’è un gap tra l’immagine di En Marche in alcuni Paesi europei e quello che accade davvero a livello nazionale.
“Per qualcuno è il Justin Trudeau europeo, interessato alla lotta ai cambiamenti climatici, ma alla prova dei fatti è difficile dire cosa il governo abbia fatto sul clima”, attacca la rappresentante di EELV.
Ad essere criticato è anche l’eccessivo personalismo del presidente Macron, bravo a costruire un partito che ne esaltasse l’immagine, ma non in grado di costruire una forza politica radicata sul territorio. Inoltre, sottolinea Vogel, En Marche, in occasione delle municipali, ha preferito schierarsi con le forze di destra, preferendo accomunarsi a rappresentanti politici apertamente in contrasto con la lotta ai cambiamenti climatici.
Anche nell’atteggiamento verso l’Unione europea, EELV sembra avere posizioni piuttosto decise. “Non vogliamo che l’Europa diventi una grande Francia” afferma Melanie Vogel, “sosteniamo invece la necessità di una federazione europea”. Serve un assetto istituzionale che permetta di “rispettare gli interessi europei, ma anche quelli regionali e locali”. “I verdi sono federalisti” non solo a livello europeo, ma anche a livello interno, sottolinea Vogel. EELV è dunque anche a favore di una regionalizzazione della Francia e si oppone ad ogni forma di centralizzazione politica. “La centralizzazione ferma il cambiamento” afferma perentoriamente.
Il ritorno dei socialisti
Dopo i disastri elettorali degli ultimi anni, anche il Partito Socialista (PS) francese è tornato a sorridere. I socialisti hanno infatti trionfato a Parigi, dove Anne Hidalgo è stata riconfermata con oltre il 50% delle preferenze, e hanno mantenuto l’amministrazione di importanti città come Rennes, Nantes, Brest, Le Mans, Lille e Rouen. Sono riusciti invece a strappare alla destra Montpellier, Nancy, Morlaix, Laval, Quimper, Saint-Brieuc e Clermont-Ferrand.
La carta vincente, in diverse città, è stata la coalizione di centro-sinistra con i verdi di EELV ed effettivamente, soprattutto nei grandi centri, la lotta ai cambiamenti climatici e la dimensione sociale sembrano essere temi di successo. Dopo queste ultime elezioni, infatti, dieci tra le prime undici città francesi sono amministrate da un sindaco verde o socialista, forte di una piattaforma politica che spesso vede EELV e PS alleati.
“Trovare un accordo con i verdi non è sempre stato possibile, e certamente non può essere dato per scontato” afferma Celine Geissmann, neoeletta al consiglio municipale di Strasburgo tra le fila del PS, “se socialisti e verdi corressero insieme alle presidenziali, avremmo però buone possibilità di vittoria”.
La destra si ricostruisce, Macron cerca una svolta
Anche Les Républicains, principale partito di centro-destra, possono dirsi soddisfatti. Se da una parte hanno perso l’amministrazione di grandi città come Marsiglia e Bordeaux, si sono affermati in più del 50% delle città con almeno 9.000 abitanti.
Al netto delle specificità locali, sembra allora riproporsi uno schema che vede il centro sinistra più forte nei grandi centri, e una destra che si riesce invece ad imporre in quelli medio-piccoli.
Non è piccolo invece il successo politico per il Rassemblement National di Marine Le Pen che ha vinto a Perpignan, nei Pirenei orientali. Mai il partito della Le Pen si era infatti imposto in una città tanto grande (120.000 abitanti).
Ad uscire invece male dalla tornata elettorale è sicuramente En Marche. Il partito del Presidente Macron non ha vinto in nessuna grande città ed è insidiato da vari fronti. È molto probabile allora che il Presidente ricorrerà ad un rimpasto di governo che verrà discusso già nei prossimi giorni.
La prima mossa politica alla luce dei risultati è stata però la convocazione, all’Eliseo, dei rappresentanti della Convenzione dei cittadini per il clima, a dimostrazione che la lotta ai cambiamenti climatici è il punto politico su cui il Presidente vuole puntare per provare a recuperare il terreno perso, soprattutto nei confronti delle forze di centro-sinistra.
Segui i commenti: |