Parliamo del ruolo dell’UE in ambito sportivo, cosa finanzia e i suoi obiettivi.

L’Unione Europea nel mondo dello sport

, di Silvia Dalla Ragione

L'Unione Europea nel mondo dello sport
Jeffrey F Lin, Maryland SoccerPlex, 2018, https://unsplash.com/photos/UtexyJxa4kI

A pochi giorni dalla fine del campionato europeo di calcio e nel bel mezzo del corso delle Olimpiadi, è giusto domandarsi cosa stia facendo l’Unione Europea nell’ambito sportivo. L’ente europeo atto ad occuparsi dello sport è l’Agenzia Esecutiva per l’Istruzione, gli Audiovisivi e la Cultura (EACEA). Quali programmi promuove l’Unione Europea in ambito sportivo?

Dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 2009, l’Unione Europea ha introdotto nel suo programma, per i nuovi ambiti di azione dell’UE un articolo dedicato allo sport. Da quanto stabilito nell’articolo 6 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), infatti, l’UE acquisisce la competenza per sostenere le attività sportive in tutto il suo territorio, e all’articolo 165 si determina che l’UE “contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa”.

Soltanto nel 2011 l’Unione Europea ha pubblicato un documento strategico che evidenzia le potenzialità dello sport a livello tanto economico che sociale, nonché a livello di istruzione e formazione dei giovani. Anche grazie a questa analisi lo sport è stato aggiunto al progetto Erasmus+ 2014-2020 dedicato ai cittadini europei fra i 13 e i 30 anni. Il programma è dedicato all’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, incentrandosi sullo sport amatoriale e al volontariato all’interno dello sport, particolarmente per l’organizzazione di eventi sportivi senza scopo di lucro. In aggiunta all’Erasmus+, nel 2015 l’UE ha introdotto la “Settimana europea dello sport”, con cadenza annuale, nell’ultima settimana di settembre, per promuovere lo sport fra i cittadini della comunità europea. Per realizzare le attività in agenda l’Unione Europea finanzia direttamente i singoli stati. L’obiettivo è quello di promuovere lo sport e l’attività fisica, incoraggiando i cittadini a seguire uno stile di vita sano. Il programma della settimana europea dello sport solitamente prevede un palinsesto con una vasta gamma di attività, dalle lezioni di tennis e canottaggio a delle camminate di gruppo.

Per il quadriennio 2021-2024, il Consiglio dell’Unione Europea ha definito il piano di lavoro dell’UE per lo sport, tenendo in considerazione anche la pandemia di COVID-19. Oltre a confermare i valori già definiti nei documenti passati, infatti, l’UE si impone di rafforzare la ripresa alla crisi del settore dello sport durante e dopo la pandemia. A tal proposito, nonostante la pandemia nel 2020 la settimana dello sport è stata comunque eseguita con oltre 30 mila eventi online. Durante la pandemia - e soprattutto durante il primo lockdown nazionale di marzo 2020, lo sport è stato parte fondamentale dei cittadini. Essendo costretti a restare in casa infatti, gli allenamenti sono diventati un momento di svago e un metodo per uscire dalla monotonia delle quattro mura. Grazie ai nuovi mezzi digitali è stato possibile continuare gli allenamenti con un personal trainer, seguire corsi di gruppo o seguire tutorial online, mezzi che hanno reso possibile lo svolgimento della settimana europea dello sport 2020, il cui motto era #BeActiveAtHome. Attraverso lo sport l’Unione Europea mira a combattere il razzismo e la violenza, a promuovere il benessere fisico dei cittadini, così come abbattere le barriere sociali, includendo le persone con disabilità. Allo stesso modo, l’UE si impegna a combattere le illegalità del mondo dello sport con progetti di prevenzione del doping, tramite l’Agenzia mondiale antidoping (AMA).

Nonostante l’Unione Europea finanzi alcuni eventi sportivi nazionali e promuova progetti come l’Erasmus+, sarebbe bello se organizzasse un evento sportivo per i suoi stati membri, una sorta di Olimpiade europea. Sarebbe un’occasione di unificazione in quanto gli atleti partecipanti si sentirebbero parte integrante di un’unione di stati, ma per non creare scontri interni gli atleti dovrebbero gareggiare in qualità di sé stessi e non in rappresentanza del proprio stato. Sarebbe allo stesso modo bello se alle Olimpiadi ci fosse la squadra dell’Unione Europea con atleti dei suoi stati membri. L’Unione Europea non è fatta solo di politica, e i cittadini vorrebbero prendere parte attivamente e sentirsi realmente di appartenere a una grande famiglia di stati, non solo attraverso gli intenti scritti su pagine di documenti non letti. Se è vero che lo sport unisce, perché non promuovere un evento internazionale per i paesi dell’UE? Al di là della competizione lo sport unisce. È passione, è lavoro, è confronto con l’altro. Che sia con un connazionale o con uno straniero, è un momento di socializzazione a tutti i livelli di professione, è un’occasione di unione fra gli atleti e fra i tifosi che si dimenticano delle fazioni interne e all’unisono festeggiano la propria nazione. Per questo motivo, l’Unione Europea dovrebbe investire sullo sport come vero e proprio momento di “unione”, un’occasione per far gareggiare gli atleti degli stati membri, non come scontro ma come incontro.

Un grande problema dell’Unione è, e rimane, la sua incapacità a comunicare in maniera tanto efficace quanto diretta con i suoi cittadini. Come, sempre di più, gli eventi sportivi mondiali dimostrano, c’è un grande interesse verso il mondo dello sport. Se in uno come gli Europei di calcio però quello che viene messo più in luce è l’appartenenza nazionale - con il tifo sfegatato, i meme, gli sfottò online - eventi come le Olimpiadi mettono in luce più la passione per lo sport in sé, che l’appartenenza nazionale. Potrebbe funzionare nell’Unione? La stessa UE già finanzia ad oggi eventi di livello sia degli stati membri, sia integra le attività sportive nei suoi programmi quali Erasmus+. Eppure, quel passaggio che manca è la gestione di una lega sportiva che sia davvero continentale. Nemmeno appaia troppo naive o sciocca come idea quella di dare alle sport il ruolo di unificatore delle coscienze. Non è con i proclami e i programmi politici che, seppur fondamentali, si crea una coscienza comune unificata. I romani lo avevano dimostrato con il loro “panem et circenses”, che il popolo vuole gli svaghi. L’Ue, in particolare nel mondo post-COVID, è sempre vista come quell’entità che vive delle crisi che la popolano.

La possibilità di attivare, piuttosto, un impegno davvero reale e consistente nelle attività sportive, potrebbe significare un potente pubblico passo e affermazione della sua presenza in un campo di normalità. La falsariga potrebbe essere quella delle leghe americane, che seppur divisi per stati e regioni, raggiungono poi un livello federale - che contraddistingue anche la massima affermazione di livello, come nel caso dell’NBA o della NFL. Non sacrificare quindi lo spazio puramente locale-nazionale ma creare un livello europeo, che sia a livello comunitario finanziato e guidato, sulla falsariga delle coppe europee di calcio quali l’Europa League e la Champions League.

Lo sport potrebbe rappresentare un utile ponte per l’UE, il passaggio dalla gestione emergenziale delle conseguenze della pandemia e una ristrutturazione anche d’immagine, come di una organizzazione capace di entrare pubblicamente nella vita dei suoi cittadini e imporre la sua presenza non solo come organizzazione internazionale distante e distaccata, burocratica, ma piuttosto anche come elemento di normalità.

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