Per una autorità sanitaria europea

, di Jacopo Barbati

Per una autorità sanitaria europea
Sede dell’ECDC a Solna, in Svezia. By Uvesvensson - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67938334

Il diffondersi nel mondo del virus SARS-CoV-2, e della malattia che causa, il COVID-19 (semplicisticamente chiamati “coronavirus” dalla stampa italiana [1]), ha scatenato reazioni perlopiù tendenti al panico in Italia ben prima che il virus facesse la propria comparsa nel Belpaese.

Questo articolo, però, non si vuole prefiggere l’obiettivo di cercare di comprendere le motivazioni degli intollerabili atti di razzismo verso i cittadini di origine asiatica in Italia che hanno caratterizzato la prima fase di questa emergenza, né dell’escrabile “assalto ai forni” di manzoniana memoria che ha caratterizzato invece la fase domestica, né tantomeno della sensazionalistica trattazione fatta dai media, bensì di una questione che sarebbe dovuta emergere già all’epoca della decisione da parte del Governo italiano di sospendere tutti i voli dalla Cina (foriera di non poche polemiche): la mancanza di strumenti istituzionali per una gestione almeno europea, se non mondiale, di una tale emergenza, e la mancanza di una autorità sanitaria europea.

Si è visto, il virus non conosce confini o passaporti: se si può diffondere lo farà, e sarebbe quantomeno ottimista pensare di essere in grado di gestire una tale dinamica a livello nazionale.

Proprio in questi giorni si sta dibattendo in Italia dell’efficacia dell’assetto attuale (autonomia regionale) nella gestione di questo tipo di emergenze, con chiamate in arrivo da più parti per una gestione più centralizzate e condivisa.

Perché non discutere tale approccio a livello perlomeno europeo? Il principio di sussidiarietà suggerisce che le decisioni vadano prese al livello più pertinente. E se decisioni come i criteri di esenzione, i costi delle prestazioni, il numero di pazienti per ogni medico di famiglia, possono essere giustamente demandate a livelli locali, decisioni più complesse, come quelle sulla gestione di possibili epidemie, della ricerca su malattie e cure, o sulla rappresentanza delle istanze europee in seno all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dovrebbero essere condivise a livello europeo.

Per far ciò ci sarebbe bisogno di una autorità sanitaria europea - ad oggi solo parzialmente implementata attraverso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), che però non hanno legittimazione democratica e non possono prendere decisioni vincolanti - che quindi risponda direttamente al Parlamento e alla Commissione europea e possa indirizzare, o addirittura decidere direttamente, su questioni di importanza strategica continentale come prevenzione, gestione e contenimento di epidemie e coordinare gli sforzi di ricerca.

Perché le malattie non conoscono confini.

Note

[1Qui è doverosa una precisazione: con il termine “coronavirus” si indica un intero genere di virus, alcuni già molto noti, come quelli che causano il raffreddore comune, bronchiti e polmoniti, tra le altre malattie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha deciso di chiamare SARS-CoV-2 il virus, appartenente al genere coronavirus, di cui tanto si parla in questi giorni.

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