È opinione largamente diffusa che, per la prima volta dal 1979, le prossime elezioni europee avranno un significato politico molto rilevante. In effetti, si scontreranno due schieramenti su posizioni chiaramente opposte: uno schieramento sovranista e uno schieramento europeista. E il risultato delle elezioni influirà non soltanto sul governo dell’Unione europea per i prossimi cinque anni, ma anche sugli equilibri politici nazionali. Nelle elezioni europee si manifesta finalmente, dopo quarant’anni, uno scontro di potere da cui dipenderà largamente il futuro dell’Europa.
Lo schieramento sovranista fonda il suo programma sostanzialmente su un progetto di recupero della sovranità nazionale e si immagina sicuro vincitore dello scontro elettorale. Lo schieramento europeista stenta a prendere forma e a esprimere con chiarezza i propri obiettivi. Questo è un fattore di debolezza, che può pesare gravemente sul risultato elettorale. E’ quindi urgente definire un programma minimo di obiettivi comuni per tutto lo schieramento, pur rimanendo le distinzioni su temi diversi fra le diverse forze politiche che vorranno concorrere a comporlo.
Il punto da cui partire è un giudizio sullo stato attuale dell’Unione europea: è giusto e inevitabile respingere con fermezza le opinioni che attribuiscono alle politiche europee tutti i mali di cui l’Europa oggi soffre; ma altrettanto giusto e inevitabile è sottolineare, da un lato, come l’Europa, e l’euro in particolare, ci abbia salvato dagli effetti devastanti della crisi finanziaria, ma altresì come questa Europa non basti e occorra avviare una revisione profonda delle istituzioni e delle politiche attuali. Quindi, più Europa, ma anche un’Europa diversa.
La prima cosa da fare, per avviare la costituzione di un fronte comune di forze europeiste da opporre ai sovranisti, è chiarire con esattezza l’obiettivo finale che si vuole conseguire. Oggi, l’obiettivo da perseguire è portare avanti il progetto dell’Unione europea fino a un livello federale, ossia alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Per raggiungere questo obiettivo, lo schieramento delle forze europeiste dovrebbero impegnarsi fin d’ora a riprendere, all’inizio della prossima legislatura, il progetto di riforma dell’Unione elaborato da Altiero Spinelli e approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio 1984, apportandovi le modifiche rese necessarie dall’evoluzione della politica internazionale, sul piano della politica estera e della difesa, e dall’avvio dell’Unione monetaria, sul terreno dell’economia.
Una volta definito l’obiettivo finale si tratterà di individuare i temi strategici su cui è possibile far avanzare il progetto europeo. C’è oggi una convergenza diffusa sui punti da cui partire per un rilancio dell’Unione europea: politica estera e della sicurezza interna ed esterna per arrivare alla fine del processo a una difesa comune, ricerca e sviluppo per promuovere l’innovazione tecnologica e la crescita, nuova occupazione con salari adeguati per la forza lavoro rimasta esclusa a seguito della automazione dei processi produttivi e della globalizzazione, difesa delle risorse ambientali e lotta ai cambiamenti climatici, politica del welfare multilivello per garantire i diritti sociali e un tenore di vita sostenibile anche per le fasce più deboli della popolazione.
Su questi punti è necessario promuovere una nuova politica europea, per avviare una politica estera e della difesa comune; per gestire un Piano di Sviluppo per l’Africa in modo da affrontare concretamente, in uno spirito di solidarietà, il problema del controllo dei flussi migratori; per finanziare politiche per l’innovazione, capaci di creare buoni posti di lavoro e di riassorbire progressivamente la disoccupazione generata dall’ondata inarrestabile di sviluppo tecnologico e dal processo di globalizzazione. In campo sociale, oltre a sviluppare il Pilastro europeo dei diritti sociali definito a Goteborg il 17 novembre 2017, l’Europa potrà garantire un sostegno diretto ai lavoratori in difficoltà grazie alla creazione di un Fondo Europeo per la Disoccupazione.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario per l’Europa superare la politica dei “piccoli passi” e promuovere una trasformazione istituzionale che porti alla creazione di uno Stato federale, per completare l’Unione nel settore della politica economica e monetaria e per avviare una politica comune per quanto riguarda la politica estera e della sicurezza. Le istituzioni federali dovranno garantire un’effettiva capacità di governo alla Commissione, collegando ai risultati della competizione elettorale la nomina dei suoi membri, a partire dal Presidente; aumentare i poteri del Parlamento e del Consiglio anche per quanto riguarda la creazione di nuove risorse finanziarie; e, soprattutto, generalizzare il metodo della votazione a maggioranza, eliminando così la pratica paralizzante del diritto di veto. È su questi punti che si dovrà realizzare la convergenza di tutte le forze del fronte europeista.
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