Serie TV tra propaganda e istruzione sulle Istituzioni europee

, di Arianna Mappelli

Serie TV tra propaganda e istruzione sulle Istituzioni europee
Foto di yousafbhutta da Pixabay

La politica varia di pari passo con i cambiamenti della società e delle modalità di comunicazione utilizzate. Si è passati dalla diffusione di informazioni tramite giornali, radio fino alla televisione per poi arrivare ai social media e alla riduzione della fruibilità delle notizie solo attraverso brevi post autonomi e scollegati da un contesto più ampio. Ad oggi sono molto varie le modalità con le quali studiare il panorama politico sia nazionale che internazionale, con forme e contenuti sempre diversi e mai ugualmente complessi.

Il modo in cui percepiamo il sistema politico ha un impatto significativo sulle nostre scelte di voto e sui comportamenti che mettiamo in atto come parti attive di una comunità.

Le modalità in cui si muove la propaganda non sono sempre esplicite e facili da individuare, ma a volte sono immagini che agiscono su determinati stereotipi o su una tipologia di narrazione che è stata interiorizzata nel tempo e a cui non si fa più caso, come ad esempio il polarizzare determinati concetti all’apparenza innocui ma ricchi di sfumature.

Il mezzo più efficace per infondere un concetto a un numero più ampio possibile di popolazione è quello a cui si può avere facile accesso e nel quale ci si può immedesimare. Far provare emozioni alla persona a cui si vuole innestare un pensiero serve a rendere quest’ultimo più stabile e meglio rievocabile.

Nel ventunesimo secolo la cosa che si avvicina di più agli standard appena elencati sono i film e le serie tv: perfette per trasmettere una determinata visione di personaggi storici, persone note, cantanti ma anche di intere classi politiche.

Quello che vediamo in televisione non ha solo la funzione di influenzare il nostro pensiero in maniera positiva o negativa su un argomento, ma può essere utilizzato anche a scopo didascalico, sempre che si abbia piena fiducia nel soggetto che sta proponendo quel messaggio e si abbia la certezza che non propenda per una delle due parti, cioè perda la funzione didascalica e diventi propagandistica (Spoiler: la maggior parte delle serie tv o film per quanto didascalici non sono mai del tutto neutrali).

La maggior parte dei programmi trasmessi sono frutto di produzioni americane che descrivono il panorama politico statunitense. Sono molte meno quelle che hanno come soggetto l’Unione Europea in maniera esplicita, anche se spesso, viene utilizzata come punto di riferimento per dare forma a istituzioni politiche di realtà fantastiche.

Una serie tv che racconta il funzionamento interno del Parlamento europeo è Parlement. Una serie comica con protagonista un giovane assistente parlamentare francese, di sani principi e di poca ambizione, che arriva a Bruxelles subito dopo il referendum sulla Brexit. Nonostante la sua inesperienza deve riuscire a costruirsi le giuste alleanze e a imparare il mestiere malgrado l’indifferenza del suo capo.

Parlement è una serie che si allontana dalla visione dei grandi uomini politici, che compiono grandi gesta per il bene della collettività, per seguire le vicende assurde e a tratti patetiche di persone il cui unico obiettivo è quello di arrivare a fine giornata e svolgono il loro lavoro senza il minimo slancio etico.

Una seconda serie molto nota al pubblico danese e distribuita su Netflix è Borgen – Potere e Gloria, che dalla storia della protagonista Birgitte Nyborg, ministro degli esteri in Danimarca, passa ad analizzare le tensioni politiche internazionali e gli equilibri geopolitici in continuo mutamento.

Un ultimo film è The Great European Disaster Movie di Bill Emmott e Annalisa Piras, già noti per aver diretto Girlfriend in a Coma che indaga i mutamenti politico-sociali dell’Italia e i problemi intrinseci alla nazione.

Il Grande disastro europeo è un documentario sulla crisi dell’UE da un punto di vista internazionale e ha previsto alcuni eventi accaduti anni dopo, come la Brexit, il populismo, la guerra in Ucraina e l’intensificarsi della crisi dei migranti.

Annalisa Piras ha messo in luce il ruolo dell’Unione Europea all’interno del panorama geopolitico con il documentario Europe at Sea che è stato nominato nel 2016 per il Prix Europa, l’Oscar del documentario europeo.

Nel 2021 è stato osservato che i cittadini dell’UE hanno una visione per lo più positiva delle istituzioni europee e negli anni la fiducia non sembra essere calata.

Ma quanto hanno influito i media e le produzioni cinematografiche ad alimentare la visione che oggi abbiamo dell’UE? Probabilmente poco o niente…gli unici film che parlano dichiaratamente delle politiche europee non arrivano ad un ampio numero di spettatori se non a quelli a cui piace guardare programmi esplicativi sui movimenti meno conosciuti della politica italiana ed internazionale.

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