Una concezione padronale delle istituzioni e della cittadinanza

, di Roberto Castaldi

Una concezione padronale delle istituzioni e della cittadinanza

Le forze politiche nazionaliste stanno mostrando in vario modo una concezione padronale delle istituzioni e della cittadinanza che nulla a che fare con la nostra Costituzione, la democrazia liberale e lo stato di diritto. Tutto ciò è reso manifesto da una serie di comportamenti e affermazioni preoccupanti. Che dovrebbero far riflettere seriamente chi ha cuore le libertà ed i diritti fondamentali che siamo soliti, erroneamente, dare per scontati. Come ricordava Norberto Bobbio, i diritti sono il frutto di lotte per l’emancipazione, e come tali possono essere conquistati e perduti al mutare dei rapporti di forza tra i vari gruppi in competizione tra loro nella società. La Repubblica di Weimar era uno Stato democratico, che è stato poi spazzato via dal nazismo. L’erosione della democrazia liberale in corso in vari Stati europei è un processo preoccupante, che va bloccato. È reversibile, naturalmente, ma richiede una mobilitazione attiva dei cittadini europei.

Salvini evidentemente non ritiene che il Ministro dell’Interno sia al servizio del Paese, ma che tutto l’apparato di polizia sia esso al servizio personale del Ministro dell’interno. Così gli sembra lecito e opportuno far usare per svago al proprio figlio i mezzi della polizia. Salvo poi essere costretto ad ammettere l’errore DOPO che Repubblica è riuscita a realizzare un video della vicenda, e nonostante i tentativi della polizia di impedirlo. E senza scusarsi per tali tentativi, evidentemente volti a proteggerlo dal danno di immagine di un comportamento così palesemente lesivo della dignità della polizia, il cui compito dovrebbe essere ben altro. Francamente, è difficile individuare un comportamento più tipico della mentalità della “casta”: usare un bene pubblico per lo svago personale di un familiare. Spetterà eventualmente alla magistratura valutare se vi siano gli estremi per il reato di peculato d’uso. Allo stesso modo non crede che il Parlamento abbia il diritto (oltre che il dovere) di controllare l’operato dei membri del governo, la cui esistenza dipende dalla fiducia del Parlamento. Così si rifiuta di andare alle Camere a rispondere sui rapporti tra la Lega e la Russia, nonostante una esplicita richiesta in tal senso. E questo dopo che le sue iniziali difese sul tema sono state palesemente e platealmente smentite dalle inchieste de L’Espresso e di altri giornali. Come se il fatto che il Ministro dell’Interno, anche capo di un partito politico, che sembrerebbe dagli audio diffusi dai media aver tentato di ottenere finanziamenti illeciti da una potenza straniera, non sia un fatto di per sì gravissimo. In Germania ci sono ministri che si sono dovuti dimettere per accuse di plagio di frasi di una tesi di dottorato. Nel Regno Unito per aver chiesto il rimborso dell’affitto di una video-cassetta. Non v’è dubbio che se Salvini fosse un ministro in Germania o nel Regno Unito, dopo che il video della moto d’acqua, ma già prima dopo l’audio di Mosca, e prima ancora dopo il furto di 49 milioni di finanziamento pubblico da parte della Lega sarebbe stato costretto alle dimissioni e probabilmente ad abbandonare la politica. Ma l’etica pubblica italiana è purtroppo molto più avvezza ai privilegi della politica e Salvini evidentemente ritiene che tali comportamenti non comportino nemmeno la necessità di una spiegazione in Parlamento da parte del Ministro dell’interno, di fronte a esplicita richiesta del Parlamento. Cosa siano la democrazia parlamentare e lo stato di diritto gli è evidentemente ignoto.

Meloni e Di Maio invece propongono di togliere la cittadinanza a Sandro Gozi, colpevole di aver accettato un ruolo di consigliere per gli affari europei del primo ministro francese. Peccato che tutti i cittadini italiani siano anche cittadini europei e tra i loro diritti vi sia proprio quello di andare a risiedere, e anche lavorare, in qualunque Paese membro. Gozi non è certo il primo cittadino europeo che va a lavorare per un governo di un altro Paese membro. Per citare uno dei casi più illustri, il governatore della Banca d’Inghilterra è un canadese, che ha anche passaporto irlandese e britannico (acquisito successivamente), che è stato governatore della Banca del Canada prima di assumere l’attuale incarico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, con la Francia invasa dai nazisti, Jean Monnet ebbe un ruolo chiave nel governo britannico nel condurre la guerra. I trattati europei prevedono esplicitamente che non si possa discriminare nessun cittadino europeo per via della propria nazionalità, religione, ecc. La revoca della cittadinanza italiana è disciplinata dalla legge e non può mai avvenire per ragioni politiche. Peraltro, rispetto a quanto Gozi abbia tutelato gli interessi italiani, va ricordato che da sottosegretario alle politiche europee è riuscito a ridurre le procedure d’infrazione (e conseguenti multe) all’Italia da 121 a 59. Mentre con l’attuale governo siamo già risaliti a 79. Gozi è stato eletto come parlamentare europeo in Francia in una posizione per cui entrerà in Parlamento al momento della Brexit. I cittadini europei possono candidarsi in qualunque Paese dell’Unione, e proprio in Italia fu eletto in passato un grande studioso francese come Maurice Duverger. Gozi è presidente dell’Unione Europea dei Federalisti, sostenitore delle liste transnazionali europee, e portatore di una visione europea della politica. Da questo punto di vista i suoi comportamenti sono del tutto coerenti – sebbene perfino alcuni sedicenti europeisti (per convenienza?), ma evidentemente nazionalisti (per convinzione?) lo attacchino. Resta il fatto che Meloni e Di Maio mostrano di non conoscere nulla dell’ordinamento giuridico italiano ed europeo. Ma di essere sempre pronti a spararla grossa pur di alzare un polverone mediatico, incuranti di mostrare così un completo disprezzo per lo stato di diritto e le tutele che offre a tutti i cittadini.

Di fronte a questa concezione delle istituzioni e del diritto è evidente che la democrazia liberale è in pericolo in Italia. E che l’Europa continua ad essere il baluardo ed il terreno di scontro principale in cui si determinerà il futuro delle nostre libertà e dei nostri diritti.

Articolo pubblicato sul blog L’Espresso «Noi, europei» curato dall’autore.

Fonte immagine: Flickr.

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