UNA NUOVA WESTFALIA

La conferenza sul futuro dell’Europa

, di Piergiorgio Grossi

UNA NUOVA WESTFALIA

Come dice Giorgio Spini nella sua “Storia dell’età moderna” la Pace di Westfalia rappresenta “un punto fermo nella storia europea”.

E’ il 24 ottobre del 1648 e ad Osnabruck, in Westfalia, nord-ovest dell’attuale Germania, viene posta l’ultima firma da parte dei plenipotenziari austriaci al trattato di pace che pone fine alla guerra dei Trent’anni e le cui trattative erano iniziate quattro anni prima nel dicembre del 1644.

Perché è un punto fermo questa pace? Potremmo dire che rappresentò la fine delle guerre di religione tra cattolici e protestanti, oppure che sancì il principio della sovranità assoluta degli stati (piccoli o grandi), principio che regola tutt’oggi i rapporti tra nazioni. Sono interpretazioni corrette, ma il punto essenziale che ci interessa è un altro, sempre citando Spini, “… i governi hanno capito che il groviglio delle questioni europee non può essere risolto sulla base di trattative bilaterali, ed imparato ormai a considerarlo da un punto di vista unitario, tenendo conto dell’interdipendenza mutua di un problema dall’altro e della necessità di ricorrere ad un concerto generale delle potenze”.

A Munster e Osnabruck, le due città dove si svolsero prevalentemente le trattative, non si riunirono solo i diplomatici delle 4 o 5 potenze maggiori, ma vennero ammessi alla trattativa ben 194 rappresentanti di stati e principati di tutta Europa (gli unici assenti erano Inghilterra, Polonia e Russia).

Ma perché ne parliamo quattro secoli dopo?

Perché l’anno prossimo, 2020, verrà convocata la “Conferenza sul futuro dell’Europa” proposta a suo tempo dal Presidente francese Emmanuel Macron, rilanciata dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e condivisa dal governo tedesco in un documento congiunto franco-tedesco del 26 novembre scorso.

La Conferenza non si limiterà ad un normale incontro tra governi, ma coinvolgerà Parlamento europeo, Parlamenti nazionali, istituzioni europee e, soprattutto, i rappresentanti della società civile. Come avvenne in Westfalia quattro secoli fa, si abbandona il metodo diplomatico che non riesce a superare l’impasse in cui si trova l’Europa e si percorre la via più trasparente ed efficace di coinvolgere nella elaborazione delle proposte tutti gli attori coinvolti.

Il documento franco-tedesco indica l’obiettivo finale della Conferenza “Rendere l’UE più unita e sovrana”, ne prefigura il metodo di lavoro e ne stabilisce un preciso calendario.

Nella prima fase (febbraio – luglio 2020) si dovrà definire il quadro istituzionale e affrontare le questioni relative al funzionamento democratico della Ue (come si designano i vertici, i sistemi elettorali, la partecipazione dei cittadini).

Nella seconda fase (fine 2020 – inizio 2022) si dovranno suggerire le politiche da attuare nei seguenti settori ed eventualmente affidare all’Unione competenze oggi esclusivamente nazionali:

  Ruolo dell’Europa nel mondo – Sicurezza e Difesa
  Politica di vicinato
  Digitalizzazione
  Cambiamenti climatici
  Immigrazione
  Lotta alle ineguaglianze
  Economia sociale di mercato – Diritti sociali – Politiche industriali – Unione bancaria

Come si vede un vasto programma che vuole dare risposte a quella parte di europei che vedono l’Europa solo come “finanza e austerità”.

Il difetto, inevitabile con i vigenti trattati, consiste nel fatto che l’ultima parola per attuare eventualmente le proposte della Conferenza spetterà al Consiglio europeo, cioè ai capi di Governo dei 27 paesi dell’Unione che decideranno all’unanimità.

Il percorso della Conferenza presenta anche un altro rischio, che però possiamo evitare: l’oscuramento.

Se le assise tematiche, i dibattiti tra esperti, gli scontri politici e le istanze delle organizzazioni della società civile si svolgessero nella indifferenza dei cittadini e nel silenzio di stampa e televisioni, il rischio che le conclusioni della Conferenza si limitino ad un bel documento che non verrà preso in considerazione dai governi è molto alto.

Se invece i media per primi, ma anche i movimenti e i partiti politici, i sindacati e le organizzazioni di categoria, si impegneranno a partecipare agli incontri e creeranno nell’opinione pubblica una grande aspettativa di poter finalmente creare un’Europa più giusta ed efficace, allora i governi dovranno tener conto dei risultati della Conferenza e por mano finalmente alla indispensabile riforma dei trattati europei per “rendere l’Unione più unita e sovrana”.

Post scriptum: il governo italiano, distratto dalle incomprensibili discussioni sul MES, lascia a Francia e Germania la iniziativa e non sembra avere nessuna voce in capitolo nella organizzazione della Conferenza.

Fonte immagine: Gerard ter Borch, Wikipedia.

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