La lettura della trascrizione delle due Introduzioni di Albertini mi ha ricordato un periodo denso di dibattiti politici turbolenti. Sono stato molto indeciso sulla opportunità di pubblicare questo materiale. Sono discorsi non inseriti nei nove volumi di “Tutti gli scritti” di Albertini pubblicati da Il Mulino. La ragione di questa omissione è ovvia: non sono scritti di Albertini ma conferenze orali trascritte e non rese pubbliche in quegli anni. Tuttavia, siamo molto lontani da quegli avvenimenti e mi è sembrata preminente una particolare considerazione: nelle due Introduzioni sono racchiusi i principi fondamentali di un’esperienza politica unica nella storia del pensiero politico, non solo della storia del federalismo; un’esperienza che resta tutt’ora in bilico tra la pura testimonianza morale di un gruppo di utopisti e il primo nucleo di un pensiero politico nuovo che l’umanità, oggi minacciata da una crisi ambientale irreversibile, potrebbe adottare per la sua salvezza e per la salvezza del Pianeta. È stata questa seconda considerazione a convincermi dell’utilità della pubblicazione di questi documenti, affinché quella straordinaria impresa di rinnovamento politico non vada persa, ma serva da stimolo ai giovani, per un rinvigorito impegno federalista nel secolo XXI. Occorre pertanto leggere questi testi concentrandosi principalmente sugli aspetti culturali e teorici.
Per valutare l’importanza della documentazione qui presentata del dibattito iniziato nel 1986 basta accennare alla profonda differenza esistente nella concezione del pensiero federalista allora preminente –ancora oggi se ne discute – rispetto allo sforzo, teorico e pratico, di Albertini di proporre una concezione del federalismo come una nuova ideologia politica. Altiero Spinelli, nel 1957, nella Prefazione al “Manifesto dei Federalisti Europei” scriveva: “Sono convinto che i federalisti hanno qualcosa di originale da dire e da fare solo se hanno il coraggio di rifiutare di essere i portaparola di una ennesima ideologia politica”. Al contrario, proprio in quegli anni, Albertini aveva compreso che, per fondare un MFE composto da militanti che intendessero dedicare le loro energie e il loro tempo alla lotta per la Federazione europea come priorità politica – dunque non come membri di un partito, la cui priorità istituzionale è la conquista del potere di governare lo stato nazionale –, sarebbe stata necessaria una solida determinazione personale, morale e pratica. Il Movimento poteva vivere e agire come forza politica europea a patto che un numero sufficiente di militanti adottasse come scelta di vita la lotta per la Federazione europea; in breve, il federalismo come scelta ideologica, un nuovo pensiero politico, e un conseguente nuovo comportamento pratico: il nuovo modo di fare politica. Il contenuto delle due Introduzioni può forse essere riassunto in una breve formula: “pensa e agisci come federalista europeo”.
Il compito di questa introduzione non è di entrare nel merito del dibattito iniziato nel 1986. Sono stato parte in causa e sarei giustamente sospettato di non essere oggettivo. Mi riservo, tuttavia, di riprendere la questione in una Postfazione, dopo che i lettori si siano fatti una loro opinione della posta in gioco. Per ora, il solo modo di essere neutrale è di venire in aiuto ai lettori più giovani ricordando le circostanze che condussero a quel dibattito. Vanno tenuti presenti due processi politici. Il primo riguarda le iniziative del nuovo MFE fondato su un gruppo di federalisti autonomi dai partiti politici impegnati, in un primo tempo, in azioni simboliche – come il Censimento volontario del Popolo federale europeo – ma in seguito capaci di sviluppare un’efficace strategia per inserirsi con successo nel processo politico europeo, allora la Comunità Economica Europea (CEE), sostanzialmente il Mercato Comune, avviato con i Trattati di Roma del 1957. Nel contesto istituzionale europeo divenne possibile lanciare una campagna per l’elezione diretta del Parlamento europeo, avvenuta poi nel 1979, grazie alla quale Spinelli entrò nel Parlamento europeo e promuovere l’azione per l’approvazione del Trattato per l’Unione Europea del 1984. In questi anni, a partire dalla crisi del sistema di Bretton Woods del 1971, il MFE promosse un’energica campagna per la moneta europea, il cui successo fu sancito dall’approvazione, nel 1979, del Sistema Monetario Europeo (SME), primo passo verso l’Unione Economica e Monetaria.
Il secondo processo politico in questione è il rilancio della politica dei quadri, promosso al Congresso di Bari del 1980, all’insegna di “Unire l’Europa per unire il mondo”, seguito dall’avvio dei seminari di Ventotene, inizialmente (dal 1982 al 1987) mediante formule organizzative concordate dall’Ufficio quadri del MFE con la Regione Lazio e dal 1987, dopo la morte di Spinelli, mediante l’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli. Nel corso degli anni ’60 e ’70, il gruppo dirigente del MFE aveva sviluppato numerose iniziative politiche, come abbiamo appena ricordato, che avevano reso impossibile dedicare altre energie alla formazione dei quadri federalisti. Si è trattato di un impegno coinvolgente ai limiti delle forze disponibili. I due successi conseguiti – l’elezione europea e lo SME, primo passo verso l’Unione economica e monetaria – sono pertanto una premessa indispensabile per comprendere come, al Congresso di Bari, sia stato necessario rilanciare la politica di reclutamento di giovani federalisti. Si colmava così una lacuna che avrebbe potuto compromettere il futuro del MFE.
Questi due processi, promossi dal gruppo dirigente formato da Mario Albertini, sono sfociati in importanti riforme istituzionali. Dopo la scissione dell’UEF del 1956, causata dalla posizione di Spinelli – definita massimalista, dai federalisti tedeschi e olandesi – a sostegno del Congresso del Popolo Europeo, i successi ottenuti con la campagna per l’elezione diretta del Parlamento europeo hanno suscitato un consenso crescente tra i federalisti europei, specialmente in Germania e Francia. È così diventata possibile la riunificazione dell’UEF al Congresso di Nancy del 1972. La nuova politica dei quadri del MFE ha conseguito risultati importanti: la fondazione dell’Istituto Spinelli come organo permanente del MFE per il reclutamento dei militanti, seminari annuali per giovani a Ventotene, una crescente partecipazione di giovani europei ed extra-europei ai seminari, la pubblicazione del Dibattito Federalista (nella versione italiana, inglese e francese) e periodiche riunioni di dibattito a livello regionale, nazionale ed europeo. Queste iniziative consentirono di inserire nello Statuto del MFE l’innovazione dell’Ufficio del Dibattito, al Congresso di Roma del 1989.
Questo schematico quadro delle politiche e delle attività promosse dal MFE in quegli anni cruciali mostra che la formazione di un gruppo di militanti autonomi dai partiti politici ha consentito di sviluppare un’imponente attività politica e ha posto le basi per il rinnovamento dei quadri federalisti con l’adesione di giovani che sono tuttora attivi. Tuttavia, è oggi necessario riconsiderare questi avvenimenti alla luce delle due Introduzioni di Albertini del 1986 sulla crisi del federalismo militante. Esiste tuttora una crisi del federalismo militante? Cercherò di rispondere a questo interrogativo nella Postfazione.
AVVERTENZA - Le due Introduzioni risalgono al 5 gennaio e al 4 novembre 1986. La trascrizione di un discorso orale incontra difficoltà simili a quelle della traduzione di un testo in una lingua diversa da quella originale. La trascrizione qui presentata ha richiesto pertanto piccoli aggiustamenti verbali, puramente formali; ho sempre tentato di mantenere il significato originale. A volte, è stato necessario ricordare chi fosse la personalità citata o chiarire meglio il contesto: in questi casi, la precisazione è stata inserita tra parentesi quadre […] per segnalare che si tratta di un’aggiunta del revisore. I riferimenti a persone sono stati sostituiti da tre stellette ***. Le espressioni sulle quali mi è sembrato opportuno richiamare l’attenzione sono state messe in corsivo. Tutti i titoli sono miei.
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